Liberazione-La mercificazione dell'istruzione
Loredana Fraleone La mercificazione dell'istruzione, che avanza in tutto il mondo, nutre ed è nutrita dal pensiero unico, al punto che persino sistemi scolastici tradizionali diventano con essa ...
Loredana Fraleone
La mercificazione dell'istruzione, che avanza in tutto il mondo, nutre ed è nutrita dal pensiero unico, al punto che persino sistemi scolastici tradizionali diventano con essa incompatibili. Questi sistemi certamente non sono adeguati a contrastarla efficacemente, perché non sono in grado di rispondere al "bisogno di sapere" della società attuale.
E' dunque all'ordine del giorno il problema di respingere con efficacia il processo di mercificazione dell'istruzione, già avviato in molti paesi europei, anche se con tempi e modalità diversi. Per fare questo non possiamo appunto limitarci a difendere l'esistente, bisogna sfidare il mercato con proposte forti, perché forte è la sua presa su quello che chiamiamo senso comune.
E' necessario lanciare una vera e propria offensiva sul terreno culturale, che parta dalla ridefinizione del bisogno sociale d'istruzione, delle sue finalità, di come fare i conti con le nuove forme della comunicazione, di quale organizzazione del lavoro bisogna dotarsi nei luoghi di studio.
Rispondere alla necessità di un innalzamento generale del livello culturale, non è solo un problema di giustizia sociale, ma è anche la sola possibilità, nella fase attuale di sviluppo, di poter continuare a produrre progresso, rapportandosi con la società caratterizzata dai sistemi complessi, con la quale dobbiamo misurarci oggi. Proprio in considerazione di questa complessità, è necessario partire da quella straordinaria accumulazione del patrimonio culturale europeo, segnato dalla tolleranza e ricco di criticità, grazie al fatto di essere stato, da sempre, contaminato da popoli diversi e da diverse esperienze culturali.
In considerazione di questo non possiamo accettare che la Costituzione europea abbia una fisionomia incentrata sulle radici cristiane, che ne impoverirebbero il patrimonio fondante.
Esso infatti va ben oltre quelle radici e proprio perciò ci consente di guardare al nostro futuro, perché oggi è la dimensione globale che dà un senso a qualsiasi scelta per il futuro. La mercificazione del sapere comprometterebbe anche questo patrimonio culturale. Il Wto infatti ha dettato delle regole, che sono incompatibili con un sapere unitario, perché per essere trasformato in merce il sapere non può che essere segmentato e parcellizzato, in quanto solo così potrebbe essere venduto.
Se siamo d'accordo su questo, le finalità di un'istruzione pubblica dovrebbero porsi come obiettivo il raggiungimento di un massimo di formazione critica per tutti/e, della possibilità d'istruirsi durante tutta la vita anche per un sapere disinteressato, di una cultura che produca inclusione ed integrazione tra le persone ed i popoli. Per questo è necessario che l'obbligo scolastico arrivi almeno fino ai diciotto anni d'età e la formazione professionale sia rigorosamente collocata dopo questo periodo.
Lo spazio dentro il quale può essere realizzata questa finalità, non può che essere quello pubblico e laico, in quanto appartenente a tutti e per tutti. Uno spazio nel quale le nuove forme comunicative possano diventare un moltiplicatore delle relazioni, i mezzi di comunicazione siano i veicoli di una maggiore diffusione e la possibilità di una cura migliore di quelle relazioni.
Dobbiamo riprendere la riflessione anche sulla funzione sociale e culturale della relazione, ed individuarla come l'elemento principale da attivare nello spazio pubblico. La scuola elementare e dell'infanzia, che ora il governo Berlusconi vuole distruggere, costituisce un'esperienza preziosa da questo punto di vista, che può darci delle indicazioni per la costruzione di "un'altra educazione possibile". In essa infatti l'attenzione alla relazione è stata centrale sia nella pratica quotidiana, tra i maestri e i bambini e tra bambini, sia nei contenuti educativi, dove la consapevolezza di sé veniva costruita nel rapporto con gli altri ed il sistema valoriale, che ha fatto da sfondo alle conoscenze disciplinari, è stato incentrato sullo scambio attivo, sulla pace e sulla tolleranza.
Se pensiamo alla cosidetta educazione a distanza, che si sta cominciando ad introdurre in alcuni insegnamenti universitari, ci rendiamo conto di come il problema della relazione ricca, che consente l'interscambio e l'integrazione tra gli individui, sia vissuta quasi come un intralcio, una perdita di tempo, uno spreco di risorse, per cui si procede alla costruzione di un'apprendimento fondato sulla non relazione, sul non spazio, sulla solitudine di un individuo parcellizzato, istruito per un sapere parcellizzato, per una società parcellizzata.
La mercificazione porta con sé la riduzione del tempo necessario per l'apprendimento, attraverso la segmentazione del sapere, ci mette di fronte ad una specie di taylorismo dell'apprendimento, in base al quale ciascuno compie, in tempi brevi, un'operazione ripetitiva e parziale di un processo complesso, di cui non ha conoscenza e coscienza. Questo è un tentativo riduzionista di ciò che è largamente acquisito nella nostra epoca, perché la società con la quale abbiamo a che fare ci presenta una complessità, che come tale non è riducibile a singole parzialità.
La centralità della relazione e e l'unitarietà del percorso per acquisire una cultura generale e critica sono invece recuperate proprio dai tempi lunghi, i tempi diluiti per l'apprendimento.
La questione che viene coinvolta immediatamente dopo tutto ciò, è quella dell'organizzazione del lavoro nei luoghi d'istruzione, di come tempi diluiti e modi, caratterizzati dalla centralità della relazione, possono essere garantiti. Se la relazione ha dunque una valenza di così grande importanza, il lavoro cooperativo d'insegnanti e studenti è la chiave per poterle dare davvero la centralità necessaria.
Quando parliamo di lavoro cooperativo nei luoghi dell'istruzione, parliamo in realtà, di ricomposizione dei saperi, di ricucitura delle competenze, di rimessa in relazione di singole conoscenze, che possono concorrere alla ricostituzione di un sapere critico, tale perché autonomo, capace di ricostruire le connessioni necessarie ad una cultura unitaria.