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Liberazione-Il pubblico impiego invade Roma. Il corteo di Cgil, Cisl e Uil -nuovi poveri alla carica

Il pubblico impiego invade Roma. Il corteo di Cgil, Cisl e Uil nuovi poveri alla carica Gli immancabili "palloni gonfiati" (con le facce di Maroni, Fini, Berlusconi), la marea di bandier...

22/05/2004
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Liberazione

Il pubblico impiego invade Roma. Il corteo di Cgil, Cisl e Uil
nuovi poveri
alla carica
Gli immancabili "palloni gonfiati" (con le facce di Maroni, Fini, Berlusconi), la marea di bandiere rosse, della Cgil, e bianco-verdi, della Cisl, i palloni colorati della nuova sigla sindacale Flc (Federazione lavoratori della conoscenza), che riunisce i settori della scuola, dell'università e della ricerca. C'è anche una lettiga con tanto di paziente in coma: è la sanità pubblica. E la "ruota della fortuna" con le facce dei ministri. Un gruppo di lavoratori di Siena ha addirittura disegnato una vignetta su un grande lenzuolo bianco: una muta di cani con le teste di Maroni, Fini e Tremonti si rallegra del fatto che nel mondo-B si possono abbaiare "stupidaggini" in libertà, "e non ci mettono neanche la museruola". E Fini, puntualmente, sembra confermarne il contenuto: "L'8% di aumento chiesto dai sindacati - ha detto ieri - a mio modo di vedere è eccessivo perché indimostrabile, ma sarà oggetto del confronto". Indimostrabile?
Non si può dire che i dipendenti pubblici difettino di fantasia. E ieri, nel lungo corteo che ha sfilato da piazza della Repubblica a San Giovanni, hanno dato sfogo a tutto il repertorio. Questa battaglia per il rinnovo del contratto di lavoro sarà molto lunga. I sindacati ne sono consapevoli. Così come i lavoratori, che lasciano capire di avere, a questo punto, poco da perdere. Ieri si sono presentati in decine di migliaia in piazza. "La manifestazione ha raggiunto gli obiettivi", sottolinea Carlo Podda, segretario della Fp-Cgil.

Le notizie che arrivano sull'adesione allo sciopero fanno salire l'ottimismo: non meno dell'80%, stando alle prime cifre. Questa volta, ha partecipato anche un bel pezzo di sanità e della scuola. Grandissima la partecipazione di Roma e del Lazio. E si vede.

Lo striscione d'apertura recita un eloquente: "Rinnovare i contratti, difendere le pensioni, valorizzare il settore pubblico".

"Miracolo italiano? Arrivare a fine mese", è scritto su un cartello che viene dal Piemonte. La mobilitazione ha interessato quasi tutte le regioni d'Italia.

Questi otto scioperi generali, da tre anni a questa parte, alla fine hanno fatto bene agli impiegati. Si sentono un po' come tutti gli altri italiani. A sentire un po' in giro la rivendicazione più sottolineata è quella del salario. "Sono un dipendente del ministero della difesa - racconta Carlo, da Roma - e il mio stipendio, dopo venti anni di lavoro è di mille euro. Nel 1985 riuscivo a portare a casa un milione e trecentocinquantamila lire. Intanto, il biglietto della metropolitana è aumentato dieci volte. L'autobus, per me, non è un optional. E non sono optional l'affitto, le spese della scuola per mio figlio, i generi di prima necessità. Come la mettiamo? Non c'è più rapporto tra l'aumento del costo della vita". Carlo enumera una per una tutte le cose che non può più fare dall'85 ad oggi. L'85 non è un anno scelto a caso. Da allora la scala mobile è sparita dalla faccia della terra. "E al suo posto il sindacato non ci ha messo niente che possa sostituirla", sottolinea Carlo. "Doppio lavoro? Ci viene tassativamente vietato". Sandra è una lavoratrice dell'Inps. Per raggiungere Roma, in pullman, si è "svegliata" all'una di notte. Al corteo è con un gruppo di amiche. "Il mio stipendio - racconta - è di mille e duecento euro e non ce la faccio ad andare avanti". Il magro bilancio di Sandra deve sopportare anche un mutuo e una difficile condizione di single con figlia a carico, che la burocrazia registra come "nucleo famigliare monoreddito". Il doppio lavoro, quindi, già lo fa, ma non le viene riconosciuto. "Il part-time della Prestigiacomo? Ti sembra che con una busta paga del genere possa permettermi un part-time?", sottolinea polemicamente. Stando alle percentuali. Ben il 56% degli italiani ha una linea di credito aperta con una delle maggiori finanziarie "mordi e fuggi". In genere le usano per pagarsi le rate degli elettrodomestici. Ma c'è anche chi vi fa ricorso per l'abbonamento dell'autobus.

Un altro dei temi più sentiti dai lavoratori del pubblico impiego che hanno protestato a Roma è quello della precarietà. "Ormai è dilagante in tutti i settori - racconta un lavoratore della sanità di Firenze - e sta compromettendo la qualità dei servizi".

Fabio Sebastiani


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