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Liberazione-Il giorno nero della scuola pubblica

Approvata la controriforma Moratti. Una legge padronal-leghista che mette i giovani al servizio delle imprese e, come ha detto Berlusconi, "valorizza i cibi locali" Il giorno nero della scuola pubb...

14/03/2003
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Liberazione

Approvata la controriforma Moratti. Una legge padronal-leghista che mette i giovani al servizio delle imprese e, come ha detto Berlusconi, "valorizza i cibi locali"
Il giorno nero della scuola pubblica
Castalda Musacchio
Via libera alla scuola flessibile. Con meno attenzione alla cultura e più ai cibi locali, alla geografia dei celti e a quella della musica "disco" e soprattutto alla conoscenza delle lingue, (escluso l'italiano, si studieranno inglese e dialetti locali in primo luogo) per "dare coscienza alle giovani generazioni della propria identità". E' Berlusconi in persona a presentare la nuova riforma Moratti varata al Senato con 146 voti favorevoli, due astenuti e 101 contrari in un clima da "amarcord". Una soddisfazione che consente al premier un vero "show" che non si vedeva da tempo. Rievoca le frittelle, sì, proprio le frittelle di mamma Rosa, a ogni 30 preso dagli esami quando tutto il quartiere si trasformava in festa e mamma Rosa appunto preparava le frittelle per tutti. Fa arrossire anche Moratti, visibilmente imbarazzata (e chi non lo sarebbe con un premier così), rivelando ai cronisti una telefonatina affettuosa fatta con il marito: "Lo ha chiamato amore - dice - gli ha detto sono qui ce l'abbiamo fatta, la riforma è stata approvata. Sembrava una ragazzina al primo esame"... Ma tant'è. Il colpo alla scuola pubblica è stato purtroppo inferto e, a parte il premier, c'è ben poco da ridere. "Canalizzazione precoce, impresa come "luogo formativo", alternanza scuola-lavoro, smantellamento della preziosa esperienza della scuola elementare e dell'infanzia, selezione di classe nell'accesso all'istruzione". Sono questi, come ben commenta Loredana Fraleone (della segreteria nazionale di Rifondazione) i veri capisaldi della nuova scuola "che fa un salto indietro di 40 anni". Del resto come può non essere così quando come valore nell'ordinamento viene recepita non più l'istruzione ma la "flessibilità". "Elemento fondante" come dice Moratti "che consente di scegliere fra più opzioni di ingresso e diverse modalità e durata dei percorsi". Il che vuol dire accesso selezionato e mancanza di formazione. Una riforma in sostanza "devastante" che dequalifica su tutti i campi la scuola pubblica e tutti quei processi di democratizzazione che - come sottolinea Titti De Simone, deputata di Rifondazione - "avevano visto il nostro modello scolastico arrivare dai punti di qualità il nostro sistema scolastico". Una vera e propria manovra di smantellamento dell'istruzione pubblica, intrapresa già con i primi governi di centrosinistra (riforma Berlinguer in primo luogo) che porta non solo a una scuola flessibile ma anche precaria perché composta da docenti precari. Saranno 12mila gli insegnanti a rischio nel prossimo anno scolastico. Questi sono i numeri emersi da una circolare messa a punto dal ministero dell'Istruzione per il fabbisogno docenti dell'anno 2003-2004. Tagli già previsti nelle altre finanziarie che alzano i toni della protesta contro un governo che ha inferto un colpo durissimo al sistema pubblico. "Oggi è un giorno di lutto", dice Piero Bernocchi portavoce nazionale dei Cobas anche se "resta tuttavia aperta la battaglia".
Se la controriforma è stata approvata dal parlamento e dovrà entrare a regime tra due anni, rimane ancora aperto un "spiraglio conflittuale, perché - spiega Bernocchi - i decreti applicativi che daranno carne e sostanza all'orrendo "scheletro normativo" dovranno affrontare il dibattito e l'approvazione parlamentare". Una riforma che, se viene condivisa dalle forze di destra, viene vista come un "salto nel buio" nel centrosinistra. L'Ulivo, compatto, la definisce "da bocciare con tre segni meno: niente risorse, meno insegnanti e meno diritti", un no senza appello alla nuova scuola espresso dai Ds ai Verdi fino al Pdci e persino dallo Sdi.

Un manifesto destinato a fallire ma anche una "scatola vuota", come la definisce l'Udeur.

A urlare per primi "no all'istruzione come merce" saranno gli studenti. Da Vienna a Bruxelles a Parigi fino ad Amsterdam e a Copenaghen, per finire in Italia (ma anche in America latina e Corea del sud) oggi i ragazzi di tutte le scuole scenderanno in piazza sotto lo slogan "Education not profit". Lo stesso che verrà di nuovo urlato il 24 marzo a Roma in occasione dello sciopero generale indetto dai Cobas che si concluderà con un corteo proprio sotto il ministero romano e, di nuovo, il 29 marzo a Firenze, insieme a tutti quei soggetti del movimento e delle forze politiche d'opposizione che sostengono il primato della centralità pubblica. Fino alla manifestazione del 12 aprile per una scuola di tutti e per tutti. Si tratterà di una "grandiosa manifestazione nazionale", dice Enrico Panini, segretario generale della Cgil Scuola, "co-promossa da un vasto schieramento", e "rappresenterà la prima grande risposta contro una legge illegittima sul versante costituzionale e devastante per gli effetti che produrrà sui livelli di istruzione nel Paese".


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