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Liberazione-I rettori: "Una riforma letale per le università"

Crui: "Per gli atenei le norme contenute nel ddl Moratti e i tagli alla finanziaria sono un mix esplosivo". E in tutt'Italia si va verso il blocco totale I rettori: "Una riforma letale per le univer...

14/10/2005
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Liberazione

Crui: "Per gli atenei le norme contenute nel ddl Moratti e i tagli alla finanziaria sono un mix esplosivo". E in tutt'Italia si va verso il blocco totale
I rettori: "Una riforma letale per le università"
Castalda Musacchio
Modificare "integralmente il testo del decreto, che lede l'autonomia degli atenei sancita dalla costituzione. Un testo che non risolve e non affronta il problema cruciale della figura del ricercatore". E' arrivata ieri, dopo una settimana di mobilitazioni che ha bloccato quasi tutti gli atenei, la presa di posizione ufficiale dei rettori della Crui. Un parere negativo espresso, ad eccezione forse del reggente di Trieste Domenico Romeo, all'unanimità contro le intenzioni di riforma contenute nel disegno di legge Moratti. Una critica di metodo e di merito all'intero operato del governo. "Le università - è la denuncia espressa dalla Crui - diventeranno ingestibili" e proprio grazie al combinato disposto dalla normativa prevista dal ddl che attende l'esame dell'aula e la finanziaria che "di fatto - sottolineano ancora i rettori - taglia i fondi agli atenei e crea una miscela esplosiva che metterà a repentaglio l'equilibrio del sistema universitario". In realtà la miscela è più che esplosiva. Se il ddl Moratti fa ricadere a carico degli atenei tutti gli oneri finanziari aggiuntivi, indispensabili per dare un seguito effettivo alle norme è la finanziaria che fa cadere l'ultimo colpo di maglio al sistema. Oneri "inaccettabili" come quelli che continueranno a pesare a carico del bilancio: dagli adeguamenti stipendiali del personale docente e tecnico-amministrativo fissati dal governo, per un importo di circa 210 milioni di euro al versamento allo Stato degli importi accantonati in seguito al decreto taglia-spese del 2002; all'Irap che resta fissata all'8,50% senza nessuna decurtazione sull'imponibile, e il tutto a fronte di tagli ai fondi. A cominciare da quelli per l'edilizia completamente azzerati per il biennio successivo. Se a ciò si aggiunge una riforma che non tiene in alcun modo conto del diritto allo studio come di alcun tipo di investimento sulla ricerca con la prospettiva di contratti a termine per 25mila ricercatori di ruolo e professori associati si intuisce come il mix di norme tra quelle previste dal ministro e quelle stabilite dalla finanziaria si faccia micidiale. "Non si può accettare un sistema spaccato in due", Alessandro Bianchi, rettore dell'Università Mediterranea di Reggio Calabria e Segretario Generale della Crui. "In Italia - continua - oltre ad un dualismo di tipo territoriale, quello tra Nord e Sud, adesso ne esiste anche uno che riguarda le università, in base al quale ci sono atenei di rango elevato che vanno sostenuti con dovizia di risorse e altri che invece possono essere abbandonati al loro destino". Ma la denuncia non si ferma qui. Tosi, il presidente della Crui, ha preso carta e penna in mano e si appresta a inviare una missiva all'indirizzo del presidente del Senato. E per stigmatizzare - dichiara Tosi - "il comportamento tenuto da alcuni parlamentari, che nel dibattito in aula hanno insultato i docenti universitari e i rettori, qualificandoli come una congrega di camorristi e corporativi".
Il movimento della rete studentesca aveva chiesto di dar voce alla protesta con un gesto forte che richiamasse l'attenzione sulle condizioni di assoluta indifferenza in cui versano le università italiane con le dimissioni in blocco dell'intera reggenza. Proposta che è stata accolta dal rettore dell'ateneo torinese Pelliccetti che alla Crui ha presentato la richiesta di dimissioni di massa di tutti i rettori. Ma tutti gli atenei sono ormai mobilitati. A Venezia si attueranno una serie di blocchi a scacchiera - dicono i ricercatori - con la speranza che tutte le università seguano l'esempio. A Pisa tutti gli undici presidi della facoltà hanno proclamato il blocco totale della didattica. A Bologna i ricercatori si sono rifiutati di tenere 53 corsi, e molti di loro minacciano di ritirare le domande d'insegnamento. E, mentre si scrive, continuano a giungere iniziative di blocco e occupazione in altri atenei. La protesta è esplosa e si va verso il blocco totale delle università.


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