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Liberazione-I programmi di Moratti: sapere in pillole, cultura a pezzi

partire da oggi riaprono le scuole. Ecco cosa cambia nei contenuti didattici I programmi di Moratti: sapere in pillole, cultura a pezzi E' un po' di tempo che i movimenti lanciano l'allarme...

08/09/2004
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Liberazione

partire da oggi riaprono le scuole. Ecco cosa cambia nei contenuti didattici
I programmi di Moratti: sapere in pillole, cultura a pezzi
E' un po' di tempo che i movimenti lanciano l'allarme sulla privatizzazione dei saperi e sui contenuti dei programmi didattici avanzati in diversi paesi occidentali. Tra le attuali controriforme piegate al modello di scuola liberista, figura anche quella che, qui da noi, vuole propinarci la Moratti.
Al di là della riorganizzazione dei cicli, e dell'autonomia sempre più aziendalista, molte "novità" stanno piovendo sulla testa (che si vuole sempre più vuota) di milioni di ragazzi e ragazze. La Riforma Moratti prevede infatti una revisione dei programmi didattici per andare incontro alla scuola berlusconiana delle tre "i": inglese, informatica, impresa. Addio storia della letteratura, superfluo studio dei processi culturali, creativi e di pensiero dell'umanità. Inutile impegnare tante ore in materie umaniste così poco necessarie alla formazione di chi deve entrare nel mercato del lavoro. Per il ministro da oggi basta leggere testi d'autore e rielaborarli autonomamente. Evidentemente conoscere il contesto storico, culturale, politico, in cui l'opera si colloca non è importante e nemmeno i suoi collegamenti con altre opere, correnti, periodi. E poi proprio la storia dà troppi impicci. Infatti se non si può del tutto rivedere allora è meglio ridimensionarla. Diminuiscono le ore e tutto si trasforma in una carrellata nozionistica che divide in due le epoche: dalla preistoria all'impero romano alle elementari, dal medioevo in poi alle scuole medie. Ciò significa che approfondire alcuni concetti - ad esempio la democrazia e la storia della civiltà greca - sarà impossibile. Per non parlare del fatto che la compressione dei tempi di apprendimento è tale che la storia del '900 e quella dell'800 saranno compattate al terzo anno. Del secolo breve che cosa si potrà veramente approfondire? E quanto, e cosa resterà fuori, vista la brevità delle ore a disposizione? Quale spazio per l'attualità, i processi politici, lo studio del fascismo e della liberazione, la storia dei movimenti?

Per gli insegnanti sarà impegnativo orientarsi in questa gabbia, pressati sempre più dall'ordine di trasmettere non sapere, ma informazione in pillole. Per gli studenti il rischio di un vuoto incolmabile. Basta questo per capire che ciò che si persegue non è solo la formazione di un lavoratore adattabile, ma anche la formazione di un cittadino sempre più privo di capacità critica verso il mondo. Si acuisce la dicotomia tra cultura e formazione generale e istruzione professionale, cedendo alle sollecitazioni di un mercato che chiede alla scuola solo mutevolezza e flessibilità, il possesso di conoscenze tecniche per altro facilmente deteriorabili. Ma chi cancella la storia non cancella forse la consapevolezza sulle fonti di speranza, insomma la possibilità di credere e costruire un altro mondo? In sostanza di ribellarsi? Alla divinizzazione di Internet e del computer fa da spalla una ipotesi di indottrinamento che confligge con l'idea di una scuola in grado di lavorare sull'autonomia dei soggetti rendendoli capaci di compiere da sé le proprie scelte. Si rispolverano modelli obsoleti come la reintroduzione dell'economia domestica per riproporre vecchie formule di divisione dei destini sociali (spingere le donne al lavoro di cura dentro un modello familista che intanto privatizza i servizi sociali). Cancellata l'educazione sessuale per una più bacchettona educazione all'affettività, ci aspettiamo che Moratti ci racconti la storia dei bambini che nascono sotto il cavolo. Del resto ci ha già informati del fatto che nell'adolescenza in questo campo la miglior risposta è l'astinenza. In questo scenario culturale regressivo e repressivo parlare di educazione è un paradosso. Per noi che la sentiamo come una pratica di libertà.

Titti De Simone


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