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Liberazione-"Ho fatto lo striscione con la maestra"

"Ho fatto lo striscione con la maestra" Quattro generazioni in corteo Dunque, il popolo della scuola finisce l'anno in piazza per chiedere l'abrogazione della riforma Moratti. Dopo mesi d...

16/05/2004
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Liberazione

"Ho fatto lo striscione con la maestra"
Quattro generazioni in corteo
Dunque, il popolo della scuola finisce l'anno in piazza per chiedere l'abrogazione della riforma Moratti. Dopo mesi di assemblee e dibattiti nelle aule, e dopo altre 4 manifestazioni, ieri migliaia di insegnanti e genitori hanno aderito all'appello dei comitati lavoratori e lavoratrici della scuola e dei comitati dei genitori e hanno colorato di striscioni e bandiere i metri che separano piazza Esedra da piazza Navona. Una manifestazione nata dal basso, dalla necessità di chi vede in pericolo il lavoro, soprattutto se precario, e la formazione dei propri figli. Non a caso, ieri è stata la prima volta di una protesta comune per tutti gli ordini della scuola: "Dalla scuola dell'infanzia all'Università. Fermiamo la Moratti" era lo striscione d'apertura.
Ad aprire il corteo si sono posizionati i comitati cittadini ed i coordinamenti degli insegnanti delle scuole di tutta Italia. Pullman e treni hanno portato a Roma manifestanti da Bologna, Palermo, Venezia, Torino, Trieste, Napoli, Parma e da tante altre città della penisola. Ci sono Legambiente, Libera ed il coordinamento dei genitori democratici. C'è pure un sindaco, è quello di San Giorgio a Cremano, provincia di Napoli. Tutti muniti di bandiere e striscioni, molte volte costruiti dai bambini, che sono la parte più visibile del corteo: "Sappiamo che non si possono portare i bambini alle manifestazioni - dice un genitore - ma io sono prima di tutto un padre di famiglia, e uno dei miei 3 figli ha bisogno dell'insegnante di sostegno. Con questa riforma non sappiamo cosa gli aspetta. Oggi sono qua perché è in ballo il loro avvenire". Molti anche gli alunni delle scuole dell'infanzia che si divertono a far vedere le opere che hanno costruito con le maestre, come un grande lenzuolo rosso con le impronte colorate delle mani, o come grandi cartelli che ritraggono la Moratti con le orecchie d'asino. "La riforma prevede un bambino che sappia fare solo una cosa e in quella si specializzi - spiega una maestra - non c'è formazione, né partecipazione. Poi a 13 anni deve scegliere il suo futuro: è una riforma arida e violenta che ci porta indietro di anni".

Il provvedimento mina anche le condizioni degli insegnanti: uno striscione recita "nell'era della tecnologia la Moratti ci spazza via; Educazione tecnica: 20mila dipendenti tagliati"; perché? "Perché la materia è già stata ridotta del 30% d'orario ed in futuro diventerà una materia unica con matematica e scienze" spiega un professore. "Io sono una precaria e sicuramente perderò il posto se passa la riforma" dice una ragazza insegnante di educazione artistica e teatro, travestita da "clown della Moratti". Il tempo pieno, la mancanza di assunzioni, il doppio canale, lo studente tutor, i programmi sono i punti più criticati da questo movimento: "Servono finanziamenti per avere una scuola formativa - denuncia una docente di Torino - ma qua si mettono in competizione fra loro gli insegnanti ed in difficoltà i genitori. E' una riforma che non risponde alle nostre esigenze".

La giornata di ieri è stata il risultato di mesi di lavoro, di studio dettagliato del progetto di riforma in tutti i suoi aspetti. Uno studio che ha accomunato genitori e professori di tutti gli ordini e che a volte è anche sfociato in occupazioni e scioperi: "Già da settembre si sono formati comitati e presidi autogestiti nelle scuole. Adesso vogliamo lo sciopero generale di tutta la scuola". Mentre le casse di un carro emettono "The Wall" dei Pink Floyd, passano ballando gli universitari e i ricercatori. Sì, ci sono proprio tutti.

Andrea Milluzzi


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