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Liberazione-Ha senso oggi limitare l'apprendimento a "saper leggere, scrivere e far di conto",?

Vittorio Cogliati Dezza * Ha senso oggi limitare l'apprendimento a "saper leggere, scrivere e far di conto", anche se intendiamo lo slogan comprensivo magari di inglese ed informatica (non mi rif...

03/02/2004
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Liberazione

Vittorio Cogliati Dezza *
Ha senso oggi limitare l'apprendimento a "saper leggere, scrivere e far di conto", anche se intendiamo lo slogan comprensivo magari di inglese ed informatica (non mi riferisco qui ad una fin troppo facile polemica con le berlusconiane tre "i", ma a quanti, anche a sinistra, hanno avuto ed hanno pensieri analoghi)? L'impianto disciplinarista della nostra scuola è un dato intoccabile e lo si può tutt'al più condire con qualche educazione trasversale? Oppure le modificazioni degli scenari globali e le trasformazioni antropologiche in atto che fanno emergere profonde questioni identitarie ci devono spingere con più coraggio verso nuovi processi?
Per noi di Legambiente Scuola e Formazione le risposte sono scontate e queste risposte hanno guidato la costruzione della nostra azione e delle nostre proposte per le scuole. Con una ricaduta immediata sulla nostra competenza più specifica che ci porta a chiederci se oggi, nell'era della globalizzazione liberista e unilaterale, per educare all'ambiente sia sufficiente parlare d'ambiente. Diceva Brecht: "ci sono momenti nella storia in cui anche parlare di natura è un delitto". Ci sono stati (e ci sono tuttora) momenti in cui per noi limitarci a trattare in termini tradizionali l'educazione ambientale ci sembra un non senso. La domanda diviene allora: come può la nostra cultura ambientalista favorire il rinnovamento della scuola italiana?

Muovendoci nel campo complesso disegnato da queste domande abbiamo costruito la nostra proposta per le scuole, a partire da una consapevolezza che probabilmente ci rende unici nel panorama dei movimenti ambientalisti europei. Ovvero che per affrontare la questione ambientale c'è bisogno di un paese più colto, più consapevole delle sfide in campo, c'è bisogno di un paese in cui la valorizzazione delle differenze non si traduca mai nell'accentuazione delle disuguaglianze. A questo scopo serve una scuola pubblica di qualità, una scuola capace di evolversi all'evolversi dei contesti. Per meglio attrezzarci in questa direzione abbiamo costituito l'associazione professionale Legambiente Scuola e Formazione, che in ottobre ha celebrato il suo primo congresso nazionale dal titolo significativo "La conoscenza è un valore sociale".

Come associazione professionale ci proponiamo non solo di fare la nostra battaglia politica ma anche di favorire la diffusione di buone pratiche nel campo delle questioni accennate all'inizio. Così la nostra proposta alle scuole si muove in ambiti diversi ma complementari. Con la Rete di scuole "Capaci di futuro", una rete nazionale, articolata anche su scala locale, proponiamo un percorso collettivo (supportato da formazione a distanza ed in presenza) di riflessione e ricerca su temi quali l'organizzazione del lavoro collegiale, il rapporto di co-progettazione con il territorio, l'impegno delle scuole nello sviluppo locale, la riflessione professionale. Con il progetto "Clima e povertà" proponiamo la pratica di nuovi piani culturali, che evadono dalle rigide scansioni disciplinari, fornendo una chiave di accesso ai fenomeni della globalizzazione attraverso la lettura delle trasformazioni climatiche e degli effetti sociali che queste stanno provocando sulla vita delle comunità e delle popolazioni nel Nord come nel Sud del Mondo. Infine con "Tesori d'Italia" proponiamo alle classi di andare alla scoperta di un tesoro del proprio territorio da valorizzare, anche aprendo veri e propri "cantieri", favorendo così la costruzione di quelle competenze trasversali (la capacità di fare ricerca, di assumersi responsabilità, di fare scelte, di gestire conflitti, &) che non si possono curare là dove si lavori solo in ambito disciplinare.

Tutto ciò con una difficoltà in più. E' indubbio che oggi la dimensione progettuale nelle scuole autonome ha assunto una deriva pericolosa. Sulla carta l'autonomia scolastica avrebbe dovuto favorire la responsabilità professionale delle scuole e degli insegnanti per elaborare un progetto di scuola che attraverso il curricolo fosse in grado di declinare il progetto nazionale unitario con le specificità territoriali. Oggi invece, cancellato il curricolo, eliminata la possibilità stessa di avere spazi e risorse per una ricerca professionale collettiva, si sta diffondendo nelle scuole il festival dei "progettini" con la trasformazione dei Pof in un elenco casuale di iniziative individuali.

Tutto ciò rappresenta certo una difficoltà in più, ma anche una ragione in più per operare nelle scuole e con le scuole perché si affermi un modo corretto di lavorare per progetti.


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