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Liberazione-Genitori ed insegnanti insieme dicono no alla controriforma Moratti

Un grande movimento perché il diritto allo studio non venga calpestato Genitori ed insegnanti insieme dicono no alla controriforma Moratti E' proprio una grande determinazione quella che an...

26/02/2004
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Liberazione

Un grande movimento perché il diritto allo studio non venga calpestato
Genitori ed insegnanti insieme dicono no alla controriforma Moratti
E' proprio una grande determinazione quella che anima il movimento di genitori ed insegnanti contro il primo decreto della controriforma Moratti. Non si è fatto scoraggiare né dalle fandonie sbandierate nelle televisioni pubbliche e private dall'ineffabile Letizia, né dall'approvazione del Consiglio dei Ministri del decreto sulla scuola primaria, che mostra ancora una volta il livello di arroganza di questo governo, ormai in rotta di collisione con settori sociali sempre più vasti.
Questo movimento sta producendo aggregazioni larghissime, a livello di base, che coinvolgono organizzazioni che vanno dai Cobas alla Cisl, da Rifondazione alla Margherita, sta esprimendo forme di lotta originali nei tempi e nelle forme. In modo sorprendente, considerando la sua connotazione di base, la mobilitazione si va allargando a macchia d'olio in orizzontale, guadagnando nuovi territori, e comincia ad estendersi anche verticalmente nelle scuole medie e nella scuola superiore, prossima vittima designata dalla controriforma.

Sembra un'esplosione di partecipazione dal basso, qualificata da obiettivi tradotti in parole d'ordine semplici, ma ricche di contenuti, che parlano della scuola futura e perciò della società futura.

E' come se si prendesse coscienza del valore del sapere, quello con la s maiuscola, come unica possibilità per fronteggiare la complessità del mondo di oggi ed a maggior ragione di quello di domani, ma anche la sua incertezza, la sua labilità, che richiedono capacità alte di comprensione per riuscire a trovare almeno qualche punto di riferimento, qualche via d'uscita.

Che la crisi dei consumi, materiale ed ideale, stia iniziando a dare nuovo valore alle intelligenze e dunque a quel sapere disinteressato, che sembrava messo definitivamente in scacco dalle chimere del mercato?

La crisi del modello sociale disegnato dalla globalizzazione capitalista è ormai evidente a tutti i livelli ed in tutti i settori della società, ne sono la rappresentazione elementi d'imbarbarimento preoccupanti, perché capaci di radicarsi proprio nei settori più deboli della popolazione, ma allo stesso tempo ne sono espressione anche i movimenti che ne costituiscono la reazione positiva e proprio per questo la loro alimentazione rappresenta la scommessa dei nostri giorni.

Il "tavolo" nazionale del quale facciamo parte, che ha reso possibile la manifestazione unitaria del 17 gennaio a Roma, raccoglie gran parte dei soggetti organizzati, che stanno svolgendo una funzione, verso questo movimento, più di servizio che di direzione, per renderlo capace di reggere sul lungo periodo e di esprimersi in modo qualificato sui contenuti per i quali si batte. Nei prossimi giorni diffonderà nelle scuole un kit, che sostanzialmente raccoglie iniziative già in corso in molte situazioni, con le istruzioni d'uso per respingere il decreto, utilizzando gli spazi che l'autonomia decisionale dei collegi docenti consente alle singole scuole.

Questo coordinamento si sta prodigando per allargare il fronte, sia per coinvolgere nuovi territori che nuove realtà scolastiche, ma sta anche lavorando faticosamente per ricomporre iniziative e forze che, divise, non rappresentano la qualità e la quantità del movimento che si oppone alla Moratti.

E' necessario costituire coordinamenti largamente unitari in tutti i territori che ne siano ancora sprovvisti, perché solo così è possibile reggere i tempi lunghi indispensabili per sconfiggere l'arrembaggio liberista sulla scuola pubblica.

I coordinamenti genitori/insegnanti, i comitati, il mondo della scuola meritano l'unità più larga possibile, per fermare la Moratti. Unica discriminante in questa fase, ma insormontabile, è la richiesta del ritiro del decreto e di tutta la riforma, su questo non è possibile transigere, non è consentito alcun "occhiolino" alla controriforma.

Il ritiro del decreto sulla scuola primaria e dell'intera riforma costituiscono una questione d'igiene, che consente di riprendere su un terreno pulito una grande riflessione collettiva, a partire dalle scuole, sul sistema di accesso al sapere che serve alla società del futuro,.

E' questo un terreno sul quale è possibile mettere in campo un fronte vastissimo, ma la condizione per farlo è l'assunzione della modalità di relazione del movimento dei movimenti, che bandisce arroganze di comportamento e gerarchie tra i soggetti coinvolti nella mobilitazione.

E' l'unico modo per stabilire il solo primato accettabile: quello dei contenuti e degli obiettivi che ne sono informati.

A livello della mobilitazione di base il campo dei sindacati confederali e quello di altre organizzazioni è indistinguibile, ma le scadenze nazionali come la manifestazione del 28 febbraio a Roma, convocata da Cgil, Cisl, Uil e lo sciopero del 1° marzo, indetto dai Cobas, pur rappresentando risposte importanti ed utili, non raccolgono l'indicazione unitaria del movimento, che per esprimere pienamente la propria forza avrebbe bisogno di una ricomposizione del fronte, che nei prossimi giorni si presenta diviso.

Bisogna riprendere il percorso unitario che ha prodotto la straordinaria manifestazione del 17 gennaio a Roma, siamo impegnati a dare il nostro contributo per salvaguardarlo e rilanciarlo, lo chiedono la gravità e la pericolosità della situazione, lo chiede l'arrogante sordità del ministro manager del Miur, lo chiede quel diritto allo studio sempre più calpestato dalla scuola dell'infanzia all'università, lo chiedono in mille piazze bambini e bambine che non vogliono farsi rubare tempo buono di studio e di futuro.

Loredana Fraleone


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