Liberazione: Francia_ribelli ai tagli-Sotto accusa il governo Raffarin
ribelli ai tagli Sotto accusa il governo Raffarin Pariginostro servizio"Appello contro la guerra all'intelligenza": è il titolo di una petizione pubblicata oggi sul settimanale francese L...
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Sotto accusa il governo Raffarin
Pariginostro servizio"Appello contro la guerra all'intelligenza": è il titolo di una petizione pubblicata oggi sul settimanale francese Les Incorrucktibles, già sottoscritta da più di ottomila insegnanti, ricercatori, magistrati e avvocati. Vogliono lanciare una campagna contro il nuovo "anti-intellettualismo di Stato". Tagli alla ricerca, all'educazione, riduzione delle sovvenzioni ai mestieri dello spettacolo, attentati all'indipendenza della giustizia: se il governo Raffarin ha moltiplicato negli ultimi mesi gli attacchi alle così dette "professioni intellettuali", ha avuto l'astuzia di mantenere separate le singole misure. Con il risultato che scioperi delle scuole, proteste degli ospedalieri e rivendicazioni salariali dei giornalisti si sono fino ad oggi raramente incontrati. "Divide et impera": una formula che fino ad oggi ha funzionato.
L'idea della petizione - lanciata nel novembre scorso da Marie-José Mondzain, sociologo della prestigiosa Ecole des Hautes Etudes en Sciences Sociales di Parigi - nasce dalla necessità di federare i diversi conflitti che in questi mesi hanno messo in discussione i mestieri "del sapere, della ricerca, della riflessione, del legame sociale", interpretandoli come altrettanti simboli di una "politica estremamente coerente" di "impoverimento e precarizzazione di tutti gli spazi considerati come improduttivi a breve termine, inutili o dissidenti". L'iniziativa prende di mira esplicitamente la "politica del governo Raffarin"; ma i firmatari denunciano anche il fatto che "nessun partito della sinistra" si sia "fatto carico di denunciare il nuovo anti-intellettualismo di Stato".
Fra i più colpiti dalle misure della destra al potere, i ricercatori sono da qualche settimana molto mobilitati. Il 29 gennaio scorso, cortei e iniziative di vario genere hanno bloccato gli atenei francesi, oltre che i centri di ricerca scientifica. Un'altra petizione, "Salviamo la ricerca", lanciata all'inizio di gennaio dal biologo Alain Trautmann, ha già raccolto oltre 40mila firme. Il testo chiede il ripristino di 550 posti soppressi nel 2004 negli organismi pubblici e sostituiti da contratti a tempo determinato.
Le professioni giuridiche stanno conducendo, da parte loro, una lotta contro "legge sulla grande criminalità", che introduce, fra le altre misure, "la dichiarazione di colpevolezza" all'americana e un rafforzamento delle prerogative della polizia e delle procure. Denunciando l'attentato al codice penale francese, basato sulla presunzione d'innocenza, e all'indipendenza del potere giudiziario, magistrati e avvocati erano in sciopero l'11 febbraio scorso, giorno di approvazione della legge in Parlamento. Un ricorso è stato depositato dai deputati dell'opposizione di sinistra alla corte di Cassazione, che si pronuncerà il 4 maggio prossimo.
Fra i primi a mobilitarsi, gli "intermittenti", artisti e tecnici delle professioni dello spettacolo, conducono ormai da otto mesi una protesta contro il taglio radicale delle indennità di disoccupazione, che mette di fatto in pericolo l'eccezionale offerta artistica, da sempre fiore all'occhiello della politica culturale francese. Nonostante l'intransigenza del governo, che non si è piegato nemmeno sotto i sipari calati dei festival dell'estate (il festival del teatro di Avignone, primo fra tutti), gli "intermittents" continuano la loro lotta, sostenuti da un'opinione pubblica preoccupata e partecipe: l'occupazione di Villa Medici a Roma e i "bliz" durante le trasmissioni televisive sono le ultime e più spettacolari azioni.
Infine, i giornalisti di Radio France hanno appena concluso la protesta più lunga della storia dell'informazione pubblica. 18 giorni di sciopero che, dalle rivendicazioni salariali, hanno esteso la denuncia alle condizioni del servizio pubblico: ridotto, svenduto ai privati, dominato dall'audience e non più dal dovere di un'informazione rigorosa e imparziale.
Clelia Cirvilleri