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Liberazione-Francia, niente riforma. Vincono gli studenti

Francia, niente riforma. Vincono gli studenti Dopo il corteo di 100mila giovani e insegnanti il ministro Fillon ritira i punti chiave della controversa "Legge di orientamento". Soddisfazione nell...

16/02/2005
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Liberazione

Francia, niente riforma. Vincono gli studenti
Dopo il corteo di 100mila giovani e insegnanti il ministro Fillon ritira i punti chiave della controversa "Legge di orientamento". Soddisfazione nelle scuole
Pariginostro servizioPrima partita vinta per gli studenti francesi. Dopo il consistente (quanto inaspettato) successo della mobilitazione che, giovedì scorso, ha portato nelle piazze di Francia più di 100mila manifestanti, il ministro dell'Educazione François Fillon ha fatto ieri marcia indietro su un punto chiave della "Legge di orientamento sulla scuola", il cui testo sarà discusso a partire dal pomeriggio di oggi dal Parlamento francese.
Domenica, nel corso di un'intervista radiofonica, è arrivata la notizia che tutti attendevano: "Sul bac (ovvero il "baccalauréat", l'esame di Maturità francese ndr) e solo su questo punto, non forzeremo la mano, perché non voglio rischiare di veder svalutato questo esame", ha dichiarato il ministro. In pratica, sono stati stralciati dal progetto gli articoli che prevedevano la riduzione delle materie d'esame da dodici a sei, affidando una parte molto più rilevante del voto finale all'andamento scolastico dell'ultimo anno (il così detto "controllo continuo").

I sindacati degli studenti dei licei e degli istituti superiori si sono detti soddisfatti; ma non hanno annullato la giornata di mobilitazione nazionale prevista per oggi, cui aderiscono anche le organizzazioni degli insegnanti. La protesta non si limita infatti alla riforma del "bac". Gli studenti non criticano tanto l'introduzione di varianti specifiche alla struttura dell'esame, quanto la "gerarchizzazione" che il nuovo sistema inevitabilmente produrrà. Oggi, infatti, gli aspiranti "bacheliers" sostengono le prove in "centri d'esame" ripartiti territorialmente, valutati anonimamente e da professori esterni all'istituto di origine.

"Il bac deve restare un diploma nazionale", spiega la portavoce del Unl (Unione nazionale liceali), l'organizzazione più attiva nel movimento delle ultime settimane. "L'anonimato deve continuare a garantire l'uguaglianza di tutti. L'introduzione del "controllo continuo" non può che rimettere in causa questo principio essenziale". E conclude: "Le nostre peggiori paure diventano realtà, il diploma non avrà più lo stesso valore da un liceo all'altro. Domani avremo il "bac Henri IV" e il "bac Sarcelles"?". Il problema è che già oggi i diplomati dell'Henri IV, istituto dal prestigio secolare a un passo dal Panthéon, e quelli di Sarcelles, periferia problematica della capitale, non hanno affatto le medesime chances: non sono ammessi alle stesse università, non possono contare su uguali possibilità di accedere ai corsi preparatori delle prestigiose "Grandes Ècoles". Il sistema educativo francese risente di un grave deficit di uguaglianza.

Per questo, gli studenti, e con loro tutto il mondo della scuola, restano fortemente mobilitati contro la "filosofia" generale che sottende il progetto di legge presentato dal ministro Fillon. Il testo individua un obiettivo prioritario: l'acquisizione, da parte di almeno l'80 per cento di una stessa classe d'età, di una "base comune" di "conoscenze, competenze e regole di comportamento indispensabili per tutta la vita". Per raggiungere questo risultato, sono individuato alcune linee di azione: abbassamento dell'età della scolarizzazione da sei a cinque anni; riorganizzazione dei cicli con una più forte diversificazione professionale; anticipazione della scelta fra liceo e istituti tecnici; "ridefinizione del mestiere dell'insegnante", con in media otto ore in più a settimana.

Jean-Pierre Raffarin ha promesso tempi brevi: approvazione entro l'anno, e a regime da settembre 2006. Il premier francese spera così di rilanciare la sua "politica delle riforme", ultimamente rallentata dalla piazza in fermento: dall'inizio di gennaio, cortei quasi giornalieri hanno protestato contro gli attacchi allo stato sociale della destra al governo. Fino alla grande giornata di mobilitazione che, il 5 febbraio scorso, ha riunito 500mila lavoratori del pubblico e del privato, con una forte componente di insegnati e studenti, contro la riforma delle 35 ore. Oltretutto, ad accendere la miccia dei più forti movimenti rivendicativi degli ultimi anni sono state sempre le proteste degli insegnanti. Per questo, il governo ha promesso "ascolto" e concertazione con le parti sociali. Ma le reazioni al progetto non promettono vita facile a questa riforma. I sindacati dei docenti denunciano uno slittamento "verso il basso" del livello delle esigenze, che porterà inevitabilmente alla ulteriore "penalizzazione degli allievi meno favoriti".

Al di là della lettera, quello che il mondo della scuola francese teme dalla riforma è il clima che fra le sue righe si respira. Da alcuni mesi, il dibattito sulla scuola sembra dominato da un solo leitmotiv: ritorno alla disciplina. Ha dichiarato il Ministro Fillon, riferendosi ai metodi post-'68: "La scuola paga oggi la fattura di venticinque anni di irresolutezza della nostra società di fronte alla dissoluzione dei punti di riferimento morali e civici".

Contro questi funesti presagi, gli studenti francesi manifesteranno oggi per una scuola che risponda a una sola regola: égalité, uguaglianza.

Clelia Cirvilleri


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