Liberazione-Esame di maturità: bocciato!
La prima prova d'italiano si svolge in un clima di protesta. I prof contro la ministra Moratti denunciano: "Scuola poco seria. Potrebbe essere l'ultima verifica di Stato" Esame di maturità: boc...
La prima prova d'italiano si svolge in un clima di protesta. I prof contro la ministra Moratti denunciano: "Scuola poco seria. Potrebbe essere l'ultima verifica di Stato"
Esame di maturità: bocciato!
Sabrina Deligia
"Questo esame è una farsa. E' come se non ci fosse Stato". "Esami poco seri, scuola poco seria". "Vogliamo commissari esterni". Monta in tutta Italia la protesta dei prof nel primo giorno degli esami. Due, come ricorda l'opuscolo "Il tuo esame" distribuito dal ministero dell'Istruzione, sono le novità 2002 che non piacciono: la commissione tutta composta da docenti interni con il solo presidente esterno e il nuovo ruolo che quest'ultimo assume, dovendo presiedere non due commissioni soltanto, come negli anni scorsi, ma quelle di tutte le classi della scuola.
Contro l'esordio della maturità così "riformata" - al suo debutto non per legge ma per tagli di bilancio nella finanziaria del secondo governo Berlusconi - i docenti impegnati nella prima prova d'esame, hanno manifestato il loro dissenso. Diverse le modalità della protesta: dai sit-in davanti le scuole, al lutto portato al braccio. E una volta in aula, davanti all'unico presidente esterno in istituto, quello messo a capo delle commissioni di classe, hanno chiesto di mettere a verbale la seguente dichiarazione: "L'esame di maturità che sta per cominciare, e al quale prendo parte come commissario interno, è lesivo dei diritti degli studenti che sto per esaminare sotto più aspetti": vanifica di fatto il dettato dell'articolo 33 della Costituzione, che prescrive l'obbligo di un esame di Stato a conclusione del ciclo di studi; crea una profonda diseguaglianza fra alunni della scuola pubblica e di quella privata, contribuisce infine ad eliminare ogni forma di costruttivo confronto culturale fra i docenti di diverse scuole, che divengono così sempre più autoreferenziali. Più inutile di così.
"Perché dovrei mutare il mio giudizio appena scritto in occasione degli scrutini su un alunno?" si chiede Vanna Marini, docente di italiano e storia presso l'istituto tecnico romano Galileo Galilei, che proprio ieri mattina, prima di entrare in classe ha materializzato il suo dissenso aderendo al sit-in promosso dal Coordinamento romano degli insegnati. "Alle sette e tre quarti eravamo già più di venti, tutti con i cartelli al collo" incalza la prof. "L'adesione è stata buona, molti colleghi hanno firmato la dichiarazione di dissenso nonostante il presidente di commissione non mi abbia permesso di leggerla ed argomentarla" ribatte Esilia De Cupis, anche lei insegna lettere, anche lei come Anna Lorenzi, prof di biologia, concorda con Vanna: "Di questo passo la certificazione delle conoscenze e delle competenze verrà affidata ai privati e alle imprese. I nostri ragazzi e le nostre ragazze meritano molto di più". Come annunciato, dentro e fuori le aule, ieri hanno manifestato anche i sindacati: Cobas, Cgil, Gilda, uniti contro gli esami by Moratti. E per la difesa della scuola pubblica molti i banchetti allestiti dal Comitato promotore del Referendum per l'abrogazione parziale della legge di parità (Rifondazione comunista, Cobas, Cambiare rotta della Cgil-scuola, Cub).
"La protesta - ricorda il portavoce dei Cobas, Piero Bernocchi - è rivolta verso un esame svolto dai docenti interni che pochi giorni fa, durante gli scrutini, hanno già giudicato gli studenti e che non potranno fare altro che ripetere tali giudizi. Dopo averlo reso così inutile, l'obiettivo della Moratti è eliminare del tutto l'esame di Stato e la sua struttura nazionale unificante. Così si toglie ogni controllo sulla qualità dell'insegnamento nelle scuole private e ci si avvia alla cancellazione del valore legale dei titoli di studio, sopprimendo così, a tutto vantaggio delle aziende interessate ad abbassare il costo del lavoro, garanzie e vincoli contrattuali per i futuri lavoratori". E concludendo il leader dei Cobas ribadisce: "Eliminato il titolo di studio nazionale unificante future scuole-azienda entreranno in competizione per dimostrare che il proprio diploma vale di più e frutta di più di quello delle altre scuole concorrenti".
Sulla maturità Moratti è intervenuto ieri anche il leader della Cisl, Savino Pezzotta: "Il problema è se vi sia la volontà di investire nel sistema formativo, quindi che risorse vi siano a questo riguardo nella finanziaria. Penso a una gamma ampia che riguarda la scuola: università, istruzione superiore, istituti tecnici una vera innovazione e che invece stanno lì fermi". E qui si ferma Pezzotta, sui particolari di una riforma della scuola, fa sapere, il sindacato sta ragionando. Intanto l'istruzione pubblica va alla deriva spinta dalla corrente neoliberista innescata dall'incontro tra la riforma Berlinguer e la pianificazione Moratti. In futuro andrà peggio. Come traspare dalla dichiarazione dell'Apef, associazione per educatori e formatori, che si appoggia all'Università di Torino e tra le finalità offre la promozione dell'incontro fra la domanda e l'offerta di lavoro perseguita attraverso l'attivazione di tirocini formativi e di orientamento e la gestione di annunci di lavoro. "Le commissioni di esame composte da professori interni sono solo il primo passo verso una riforma del sistema degli esami che deve essere più generale" spiega l'Apef rivendicando al posto del tradizionale diploma, "che ormai attesta solo il generico superamento dell'esame, una seria ed utile certificazione dettagliata delle competenze dell'alunno in funzione di un più chiaro e corretto proseguimento degli studi universitari, o del suo inserimento nel mondo del lavoro". Non più studenti, dunque, ma consumatori di diplomi sponsorizzati dalle aziende che promettono posti di lavoro a punti. Il futuro è già qui. Questo potrebbe essere l'ultimo anno dell'esame di Stato.