Liberazione: E sull'Università incombe l'ipoteca dell'agenzia di valutazione dei ricercatori
Quell'emendamento corsaro proposto da alcuni deputati democratici
Fabio de Nardis*
Il 17 ottobre il Senato ha convertito in legge il decreto n.147/2007 recante disposizioni urgenti per assicurare l'avvio dell'anno scolastico 2007/2008 e in materia di concorsi per ricercatori universitari. Il Governo ha poi accolto un ordine del giorno con il quale si impegna a rivedere nella prima occasione legislativa il contenuto del comma 1-bis relativo alla valutazione dell'attività scientifica e didattica dei ricercatori universitari da parte della nascente ANVUR (agenzia nazionale di valutazione dell'università e della ricerca). In questo modo viene materialmente congelato un articolo particolarmente controverso che avrebbe probabilmente configurato quello che diverse associazioni di docenti, in primis l'ANDU, hanno giustamente definito come un potenziale obbrobrio giuridico. Il comma in questione introduce infatti il principio secondo cui sia possibile sanzionare un Ateneo sottraendo dal Fondo di Finanziamento Ordinario (FFO) lo stipendio di un ricercatore qualora, dopo tre anni dall'assunzione in ruolo, questo non abbia dimostrato una sufficiente qualità scientifica in base alla valutazione di un'agenzia indipendente. Questo pone due ordini di problemi: il primo relativo alla sanzione per la scarsa qualità scientifica del personale docente che, secondo il comma approvato, andrebbe a penalizzare non il singolo ricercatore ma l'Università che lo ha assunto; il secondo riguarda invece la procedura di valutazione che verrebbe dunque affidata a un'agenzia come l'ANVUR, non ancora operante, e solo parzialmente indipendente, dal momento che i suoi dirigenti sarebbero comunque nominati dal Ministero e non dal Parlamento, come avremmo voluto.
Se si decide di sanzionare un Ateneo si presuppone che esso abbia delle responsabilità per l'assunzione di un ricercatore scarso, ma è in realtà noto che tale responsabilità ricade invece su una commissione composta per due terzi da docenti esterni all'Università banditrice, e così sarebbe anche nel regolamento ministeriale che andrà a rinnovare le modalità concorsuali dei ricercatori, secondo cui le singole Università dovranno scegliere tra una rosa di "idonei" comunque selezionati da una commissione esterna. A questa ambiguità si aggiunge quella di non minore rilevanza per cui si attribuiscono poteri forti a una struttura come l'ANVUR i cui compiti non sono ancora stati definiti con certezza. A questo riguardo Rifondazione Comunista, che pure ne sostenne la logica, ha sempre espresso la propria contrarietà al fatto che essa possa valutare l'attività scientifica di singoli studiosi. Va detto inoltre che la legge già prevede, per ricercatori, associati e ordinari, un giudizio di conferma dopo tre anni dall'assunzione da parte di una commissione nazionale composta da tre professori di ruolo. Se il giudizio non è favorevole può essere ripetuto una sola volta dopo due anni e nel caso sia negativo anche la seconda volta, lo studioso cessa di appartenere al ruolo, assumendosi direttamente la responsabilità sulla propria attività scientifica. Non è chiaro tra l'altro se l'eventuale valutazione dell'ANVUR sostituirebbe o andrebbe altresì a sovrapporsi al meccanismo di valutazione preesistente, ponendo in entrambi i casi situazioni potenzialmente sconvenienti.
Ma se tale comma è così assurdo, ci sarebbe da chiedersi per quale ragione sia stato proposto e approvato. Semplice: esso è l'effetto di un emendamento corsaro proposto da alcuni deputati democratici e approvato dalla Camera anche grazie a un intervento di sostegno, a nome del Governo, del sottosegretario Luciano Modica, salvo poi scoprire che in realtà il Ministro Mussi aveva già mostrato le sue perplessità a riguardo, poi ribadite il 9 ottobre in un intervento alla VII Commissione del Senato. Il 17 ottobre, sempre in Commissione Cultura del Senato, ancora Modica prova a rispondere alle obiezioni di alcuni senatori con un intervento molto ambiguo che, da un lato, tenta di assumere parte delle considerazioni critiche; dall'altro, rilancia il comma incriminato sbugiardando di fatto il suo Ministro.
Ora. L'urgenza di convertire in legge il decreto ha fatto si che tutti i partiti che avevano chiesto trasversalmente la soppressione di quell'emendamento ritirassero la propria obiezione in cambio di un ordine del giorno con cui ci si impegna a modificarlo in una fase successiva. Rimane comunque il problema politico, che come Rifondazione Comunista poniamo con forza, del comportamento inammissibile del sottosegretario Modica che, per l'ennesima volta, mette gravemente in imbarazzo il ministro Mussi. Appare ormai chiaro che il sottosegretario in questione sfrutti ogni occasione per porsi di traverso ai tanti tentativi del ministro di ridisegnare su basi avanzate i parametri dell'autonomia universitaria, ostacolando quel percorso riformatore che come forze della sinistra radicale ci siamo sentiti di sostenere. E' altrettanto chiaro il tentativo di proiettare dentro le dinamiche ministeriali controversie politiche che traggono probabilmente origine dalla ridefinizione degli equilibri di potere determinati dalla nascita del partito democratico. Rifondazione Comunista chiede con forza a Fabio Mussi che si faccia quanto prima chiarezza sulla questione per evitare che si ripetano in futuro situazioni sgradevoli che rappresentano un freno al progetto di trasformazione dell'Università italiana in un sistema più trasparente e democratico.
*Coordinatore Dipartimento Università e Ricerca Prc-Se