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Liberazione: E' in gioco la libertà di manifestare

Proprio nel giorno dello sciopero e delle belle, importanti manifestazioni della Cgil in difesa della scuola, l'attacco della polizia contro gli studenti della Sapienza non può che allarmarci, come donne e uomini democratici, che insegnano e lavorano nelle scuole e nelle università

19/03/2009
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Liberazione

Maria Grazia Meriggi

Proprio nel giorno dello sciopero e delle belle, importanti manifestazioni della Cgil in difesa della scuola, l'attacco della polizia contro gli studenti della Sapienza non può che allarmarci, come donne e uomini democratici, che insegnano e lavorano nelle scuole e nelle università. Gli studenti in questi mesi hanno dimostrato con le loro forme e una specifica creatività che quando elementi di fondo costitutivi del compromesso costituzionale vengono messi in discussione - qui la scuola pubblica, laica ed inclusiva, come in passato l'articolo 18 o le pensioni pubbliche - una risposta democratica si delinea. Un attacco agli studenti nel corso di una sciopero della scuola sembra volere proprio ostacolare la saldatura fra tutti coloro che partecipano ai problemi della formazione che ha caratterizzato i mesi più recenti.
Ma ormai questo uso violento delle forze dell'ordine contro manifestazioni che esprimono democraticamente idee, bisogni, forme di organizzazione che hanno avuto in passato piena cittadinanza nelle nostre piazze sta diventando sempre più frequente. Il 2009 è iniziato con un attacco agli operai della Innse di Milano, e con le cariche contro quelli di Pomigliano, impegnati in una lotta tenace per difendere il loro lavoro e la presenza di attività produttive di fondamentale importanza per la vita di intere comunità. Sempre più spesso vengono aggrediti cortei di lavoratori, che dagli anni Sessanta si erano emancipati dal ruolo di "nemico interno" loro assegnato negli anni di Scelba. Manifestazioni di gruppi violenti e pericolosi come Forza Nuova vengono sottovalutate o addirittura difese.
Intanto accordi separati che escludono la Cgil e progetti miranti a mettere in discussione il diritto di sciopero quale si è potuto esercitare nel contesto concreto delle nostre relazioni industriali minacciano di ridurre il sindacato ad inerte simulacro, ad associazione erogatrice di servizi ed organizzatrice di enti bilaterali. La sottovalutazione del rischio costituito dal neofascismo, l'attacco a quella forma specifica delle società liberali - ancor prima che delle conquiste democratiche - che è il conflitto organizzato fra interessi collettivi, l'aggressione fisica alla manifestazione di questo conflitto: tutto questo configura una situazione ora strisciante ora esplicita e rivendicata di riduzione della democrazia che invece può essere solo piena e intera. L'uso delle ronde, così efficamente stigmatizzato da Claudio Magris, l'attacco a nomadi, stranieri, concittadini visti come "diversi" sono l'altra faccia di questi preoccupanti segnali istituzionali che tutti convergono nel costringere ognuno a difendere se stesso e i propri spazi, impedendo quella consapevolezza collettiva dell'allarme per la democrazia che contribuirebbe anche a contrastare gli effetti delle campagne securitarie.


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