Liberazione: Due anni di sperimentazione
Il passo avanti c'è:aver mandato in soffitta la scuola-impresa
Antonella Marrone
Il commento, breve, ma piuttosto ironico - il più ironico che ci sia capitato di leggere - è quello del Sole 24 che, parlando della controriforma scolastica dice: si è passati dalla tre «i» di Moratti alle tre «e» di Fioroni: Etica, Educazione, Emozioni. Da Bill Gates a Lucio Battisti, aggiunge sarcastico il giornale degli imprenditori. E si capisce. Dalla scuola sparisce l'impresa. Ma poi anche loro sottolineano: è bene che si riparta dai fondamentali.
Ora, quella che ha fatto il Ministro della Pubblica Istruzione, è una legge che va incontro - a leggere interventi e commenti di insegnanti italiani e secondo la commissione appositamente formata dal ministro - ad una "emergenza" educativa. In effetti il sistema scuola è una questione complessa che va affrontata considerando le diverse questioni che compongono la sua complessità, per l'appunto.
C'è chi davanti alle linee guida di Fioroni ha puntato il dito sul pericolo che si tratti di classico balzo indietro. E questo, come sappiamo, in una società che guarda avanti ma non vede molto, è una specie di insulto. Basta scorrere i titoli dei giornali di ieri che parlavano molto chiaro: si torna alle tabelline, si torna all'italiano. E' vero.Questo è previsto dalla nuova legge, come pure è previsto che si studino le Guerre Mondiali, ad esempio, e più in generale il secolo scorso, il Novecento, pressoché bandito fino ad oggi dalle scuole di primo grado. Non c'è niente di male che la scuola insegni a studiare, che si preoccupi dell'istruzione dei futuri cittadini, che dia qualche nozione. Di quelle basilari, di quelle che aiuteranno a capire, crescendo, la differenza, per esempio, tra il digitale e l'analogico, non solo in termini tecnologici, ma anche filosofici, concettuali. La riforma del centrodestra (su un forte assist del governo precedente, di centrosinistra) aveva cercato di abbattere le fondamenta che sorreggono la conoscenza moderna - bisognerebbe dire europea - per catapultare il modo dell'istruzione nei settori, in compartimenti singoli. Nella competitività sfrenata. Questo dovrebbe escludere inglese ed internet, pane quotidiano per i ragazzi di oggi dai sei anni in su? Sarebbe ridicolo, su questo la scuola non può fare marcia indietro, non glielo consente la vita quotidiana di questo secolo. Dovrà convivere con inglese e internet, con i videogiochi e la realtà virtuale. Gli studi sull'apprendimento e sui processi cognitivi sono andati molto avanti. Si possono insegnare "vecchie" nozioni, ma quello che è decisivo è il metodo. Ed è un fatto, ad esempio, che i tanto vituperati videogiochi aiutino lo sviluppo cognitivo dei ragazzi. In pratica, tutti i metodi multimediali sono ormai imprescindibili nella scuola, sono un accrescimento nell'arte di insegnare. Imparare a giocare e giocare per imparare: un po' come nella vita, quando, per restare su Battisti/ Mogol, molte cose si scoprono "solo vivendo".
La preoccupazione, dunque, del passo indietro rispetto all'oggi, non sembra avere grandi sostegni (ma la discussione è aperta). E il fatto di essersi liberati della "best practice" morattiana che aveva invaso le classi e le menti di dirigenti scolastici, è un fatto etremamente positivo e questo deve essere considerato un passo avanti, almeno verso un "ritorno al futuro". Ci siamo liberati di tutor e di portfolio. Del resto, basta avere qualche conoscente che insegni, per sapere che la "rivoluzione" imprenditoriale nella scuola (considerandola un mercato, un prodotto, fate voi) non era piaciuta alla maggioranza del corpo insegnante. La domanda, invece, che ci possiamo fare una volta "registrato" il fatto che si esce dal delirio patinato della scuola Moratti è: ma gli insegnanti, gli insegnanti che sono il cuore vero di ogni riforma della scuola, gli insegnanti che sono il perno dell'istruzione, saranno in grado di rielaborare questi nuovi-vecchi concetti, sapranno ritrovare quell'equilibrio che è stato profondamente minato dalla ministra berlusconiana? Questa è una prima domanda. L'altra, ovvia: si troveranno le risorse finanziarie che puntellino le nuove Indicazioni, perché i progetti non restino una strada lastricata di buoni propositi? Questa, ha detto Fioroni, sarà una legge sperimentale che resterà in vigore per due anni. Poi si tireranno le somme e si vedrà se e come andare avanti. C'è tempo dunque, per avanzare critiche e proposte, per verificare, nel concreto, che cosa può essere migliorato o cambiato. Sulla religione e le scuole private il ministro lo sa, ci sarà tanto e tanto da discutere. Intanto incassiamo il fatto di aver mandato in soffitta il pensiero unico e di aver ridato fiato al pensiero "plurale".