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Liberazione-Dalle facoltà in mano agli studenti la proposta di una manifestazione nazionale quando la camera discuterà il ddl

Le occupazioni crescono anche senza "buona stampa". Dalla Sapienza un appello alle città universitarie: tutti a Roma il 25 ottobre Dalle facoltà in mano agli studenti la proposta di una manifes...

15/10/2005
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Liberazione

Le occupazioni crescono anche senza "buona stampa". Dalla Sapienza un appello alle città universitarie: tutti a Roma il 25 ottobre
Dalle facoltà in mano agli studenti la proposta di una manifestazione nazionale quando la camera discuterà il ddl
Checchino Antonini
Il giorno dopo il grande corteo, l'aula magna di Fisica, alla Sapienza, vede ancora centinaia di occupanti in assemblea già dalle 9.30, sotto lo sguardo di un Einstein avvolto in una kefiah. Un applauso accoglie la notizia dell'occupazione di biologia a Tor Vergata. All'ordine del giorno c'è la generalizzazione della mobilitazione contro il ddl Moratti, certo, ma anche contro il modello d'università lasciato dall'Ulivo, il 3+2 di Zecchino. Nei numerosi interventi, le testimonianze e l'analisi si alternano con la stesura della piattaforma. C'è una ragazza che si sente in colpa a occupare perché la sua famiglia spende 5mila euro l'anno per farla studiare, un suo collega ritiene che bloccare la didattica impedisca la partecipazione delle matricole e un'altra studentessa si domanda a cosa servano tasse così care se poi vanno a incidere solo per il 5% sul bilancio della Sapienza, la più grande "fabbrica" del Lazio. C'è molto da fare: intercettare la manifestazione nazionale contro la direttiva Bolkestein di oggi, un servizio d'ordine per le notti, una festa d'ateneo per raccogliere fondi ma, soprattutto, individuare un percorso di generalizzazione della protesta. Così si rafforza l'idea di un corteo nazionale da fare a Roma, il 25 ottobre, mentre con ogni probabilità la ministra Moratti tenterà di far passare alla Camera il ddl che precarizza la ricerca e che ieri è stato respinto - nel merito e nel metodo - perfino dalla Fuci, la federazione degli universitari cattolici fondata nel 1896.
"Un corteo nazionale ci vuole, anche per superare dinamiche d'ateneo - spiega Tatiana, quasi laureata in Giurisprudenza - tempi e modalità dovrebbe deciderle un'assemblea nazionale. E in ogni facoltà ci vorrebbero conferenze che inizino a trasformare la didattica, accorpando i moduli, togliendo i blocchi per l'accesso alle lauree specialistiche". Si procede senza spaccature, col metodo del massimo consenso. Elisa Coccia, del coordinamento dei collettivi, si spende per una conferenza d'ateneo, mercoledì prossimo, con la partecipazione di Renato Guarini, "magnifico" della Sapienza, invisibile in questi giorni come la quasi totalità dei docenti. "Sarà un momento per ottenere risposte". Due giorni dopo, secondo un calendario lanciato sul web nel pomeriggio, sarà una giornata nazionale di comunicazione. E' dura da digerire che il corteo del giorno prima abbia avuto 30 secondi sul Tg1 dell'ora di pranzo e un po' di trafiletti in cronaca che si dilungano perlopiù sui problemi del prefetto Serra a gestire l'ordine pubblico. Più dura da mandar giù la confessione di un cronista di un importante quotidiano nazionale: "Sono pronte due pagine per voi, ma solo se accadono scontri con la polizia. Sennò 25 righe", raccontano Giorgio e Francesco. Un loro collega, dal microfono, suggerisce di fare "come i ragazzi di Via Panisperna che, nel '38, usarono la radio interferendo con le trasmissioni dell'Eiar". "Sarà una lotta alla francese, assedieremo il governo della guerra alla cultura", promette Francesco Raparelli di Esc alludendo agli "intermittenti", i precari francesi. "La prateria c'è, ed è secca, la scintilla potrebbe scoccare da un momento all'altro", dice anche Alessio Aringoli di Lettere in attesa di segnali da altre cittadelle universitarie.

Segnali che arrivano: notizie di assemblee d'ateneo, nuovi blocchi, lezioni in piazza continuano a venire da tutta Italia, a volte - come a Pisa - appare S. Precario, si prepara - a Fisciano - la festa per Moratti in visita il 18. E a Bologna resiste l'occupazione di Lettere in via Zamboni 38 dove si sono svolti gruppi di lavoro ed è iniziato il coinvolgimento della città. Si è dissociata ufficialmente una sigla legata ai ds ma per gli occupanti "non è certo una novità: la quercia ha contribuito non poco alla penetrazione di logiche privatistiche nell'università".


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