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Liberazione-Dai 15 ai 18 anni tra scuola e bottega

Dai 15 ai 18 anni tra scuola e bottega: ecco la riforma Moratti I ragazzi dovranno scegliere tra liceo e formazione professionale con stage. Studiare non sarà un obbligo, ma un diritto-dovere di Laur...

25/03/2005
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Liberazione

Dai 15 ai 18 anni tra scuola e bottega: ecco la riforma Moratti I ragazzi dovranno scegliere tra liceo e formazione professionale con stage. Studiare non sarà un obbligo, ma un diritto-dovere di Laura Eduati Una manciata di ore di letteratura italiana e storia, seguite magari da uno stage in un mobilificio della zona, per poi tornare di nuovo sui banchi a studiare fisica e biologia. Fino ai 18 anni. E' questo il senso dei due decreti legge approvati ieri mattina dal Consiglio dei ministri, attuando così la riforma della scuola superiore voluta dal ministro per l'Istruzione Letizia Moratti. Il primo provvedimento elimina di fatto il riferimento costituzionale all'obbligatorietà introducendo il concetto di diritto-dovere a partire dai 15 fino ai 18 anni: lo studente, insomma, in qualsiasi momento della scuola superiore può accantonare i libri e andare a lavorare. Eppure Moratti spiega che la nuova norma di legge, che dal prossimo anno consentirà l'ingresso a scuola di 30mila alunni in più, "eleva l'obbligo all'istruzione e alla formazione per tutti dai nove anni precedenti a dodici". "Escamotage verbali", spiega il Segretario dei lavoratori della conoscenza (Cgil), Enrico Panini, secondo il quale il governo sta mascherando con "una bugia colossale" il fatto che i ragazzi in realtà avranno il diritto- dovere di andare a scuola "deciso dalle singole famiglie in base alle proprie condizioni economiche". Con Panini è sul piede di guerra tutta la sinistra, a cominciare da Rifondazione e dai Ds, scandalizzati da una riforma Moratti che, si indigna la responsabile scuola per il Prc Loredana Fraleone, è prima di tutto "un bluff spaventoso " e "un ulteriore colpo al diritto allo studio e alla costituzione italiana". Immediatamente dopo il varo dei due decreti, Moratti si è mostrata più che soddisfatta: alla fine delle scuole medie, ragazzi di 13 o 14 anni verranno indotti a scegliere tra il liceo (etichetta che comprenderà gli istituti tecnici industriali) o la formazione professionale, nella quale verranno declassati gli istituti professionali di Stato. Questi scenderanno al rango degli istituti di formazione professionale sotto la competenza delle regioni. "Un impoverimento enorme ", spiega Vincenza Ferrero del Prc: "in questo modo anche quei pochi contenuti culturali che venivano impartiti negli istituti professionali spariranno". Al loro posto ci saranno i tirocini professionali, per Moratti un valido lasciapassare al mondo del lavoro. La ministro si è infatti riferita all'Ocse, secondo cui ad ogni anno di istruzione e formazione in più corrisponde un punto in più del Pil. Poi ha citato un sondaggio di Alma Diploma: chi ha svolto uno stage prima della maturità ha un vantaggio occupazionale di 9 punti, ossia lavora il 35,5% dei diplomati contro il 26,6% di coloro che non hanno accumulato esperienze lavorative da minorenni. La nuova organizzazione didattica prevede convenzioni tra le scuole e camere di commercio, enti pubblici e privati, imprese e mondo del volontariato, e istituisce il doppio tutoraggio: un responsabile interno all'istruzione scolastica e uno nel luogo di lavoro. Per Fraleone "il trucco è fin troppo evidente: la formazione professionale, che ha tutt'altre finalità rispetto alla scuola e al lavoro vero e proprio, diventa un momento di istruzione vero e proprio": infatti per il conteggio dei crediti formativi non vi sarà differenza tra le ore passate a rispondere al telefono in un'agenzia di viaggio e le ore dedicate a Foscolo o all'ascesa del fascismo. La scuola secondo Moratti, insomma, fornirà meno strumenti culturali e pavimenterà la strada all'inserimento professionale dei giovani, grazie anche alla legge 30. Panini insiste: la riforma disaffezionerà "larghe fasce di giovani" spingendoli al lavoro anticipato, e renderà più profondo il divario tra ricchi e poveri. Per il segretario dei Cobas Piero Bernocchi, si tratta di "dichiarazioni grottesche e boutade pre-elettorali": Moratti, spiega, porterà molti ragazzi a scegliere l'alternanza scuola-lavoro con l'illusione di poter acquisire professionalità, mentre ciò che faranno saranno "semplici stage", alla mercé delle aziende. Addirittura alcune regioni, dice Bernocchi, stanno programmando di sovvenzionare quelle famiglie che iscriveranno i figli alla formazione professionale. C'è poi la questione del "buco": poiché il governo ha smantellato la legge Berlinguer riportando l'obbligatorietà fino ai 14 anni, gli studenti saranno costretti a passare un anno di limbo formativo prima di poter accedere alla scuola della nuova riforma, che parte dai 15 anni. Per la sinistra, insomma, è tutto da rifare.


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