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Liberazione: Da cento piazze "No alla Gelmini" Epifani: «Ora urge una riforma»

Pantaleo (Flc-Cgil): «Protesta riuscita», ma per il Governo non è vero

18/03/2009
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Liberazione

In centinaia hanno sfilato a Palermo. Studenti e studentesse, insieme a precari, disoccupati, insegnanti, sono giunti a Palazzo Scieri, sede del Rettorato di Ateneo, per dire di nuovo "No" alla riforma dell'università e contro le politiche del governo Berlusconi. Lo stesso è accaduto in almeno altre cento piazze d'Italia. Così a Milano è stato Onorio Rosati, segretario della camera del Lavoro, a lanciare un appello all'unità con Cisl e Uil perché «solo un sindacato forte e unito può vincere la crisi». Una crisi che oggi "affossa" soprattutto la conoscenza.
Così, a Firenze, in 10mila hanno sfilato in corteo. A La Spezia in centinaia hanno occuato l'ufficio scolastico provinciale. In duemila, solo un migliaio per la polizia, hanno attraversato Cagliari contro il maestro unico, l'aumento degli alunni in ogni classe. E, nonostante per il Governo abbia aderito allo sciopero indetto dalla Flc Cgil ( a cui ha dato la propria adesione anche Gilda, ndr) solo l'8,9% dei lavoratori, dalle piazze d'Italia è giunta un'unica richiesta: «Si deve investire sulla conoscenza».
A ribadirlo, nel dare la propria solidarietà agli studenti della Sapienza, è stato lo stesso segretario di categoria Mimmo Pantaleo: «L'Onda - dice - è tornata». Nella scuola - comunica la Flc - l'adesione è stata mediamente del 45%, alta nella scuola di base, con punte del 60-70%. A Torino ha aderito il 40% dei lavoratori, a Novara il 72%, a Pescara si sono raggiunte punte del 60/70%, a Brescia il 72%, a Cremona il 66. Così, ancora, in Toscana, ha scioperato in media il 35% del personale, a Grosseto ha scioperato l'89% dei lavoratori Ata; in Emilia il 50% del personale Ata ha incrociato le braccia, con punte dell'80% a Forlì e a Cesena. E' rimasto chiuso l'Istituto musicale Pergolesi di Ancona e l'accademia delle Belle arti di Urbino, chiusa anche la facoltà di scienze della formazione di Bologna, così hanno incrociato le braccia il 41% dei lavoratori dell'università di Genova, il 60% di quella di Firenze, il 50% dell'università Statale e del Politecnico di Torino.
«Tutto questo - sottolinea Pantaleo - ci dice che c'è chi non si rassegna». «Nelle piazze - aggiunge - c'erano migliaia di lavoratori della conoscenza, insieme a studenti, famiglie, precari e lavoratori degli altri settori produttivi per opporsi a un Governo che vuole continuare a scommettere sull'ignoranza, che evita il confronto, che teme il dissenso». Le ragioni, ieri, per dire "No" restano le stesse di sempre. Ma si è tornati a dire "basta" soprattutto ad una politica fatta di tagli che sta mettendo in ginocchio il sistema di istruzione e formazione, che sta fermando la ricerca. Eppure, ieri, si è scioperato anche per ottenere delle cose. Innanzitutto riavere quelle risorse tagliate dalla legge 133/08. Ma anche per ritirare quelle norme tanto care a Brunetta. Così si è chiesto il ritiro del ddl Aprea che cancella l'autonomia delle singole istituzioni e avvilisce la libertà d'insegnamento, oltre a togliere completamente la parola al personale Ata, come la cancellazione del Ddl Sacconi che annulla il diritto di sciopero. Si è sentita forte - spiegano dalla Flc Cgil - l'urgenza di riaffermare «un progetto riformatore per la conoscenza, che sia moderno condiviso partecipato». «Ce n'è bisogno», aggiunge Epifani, «perché la nostra scuola ha tante magagne, ma va riformata non cancellata». Si è scesi in piazza per rilanciare la ricerca di base, per consentire alle intelligenze italiane di non trasferirsi altrove.
Barack Obama lo ha capito. Il Governo, al contrario, tira dritto. Oggi Gelmini e Brunetta terranno una conferenza sui temi della razionalizzazione dei corsi di laurea, dell'assenteismo, del precariato. La Gelmini ha annunciato dalla "Mediolanum Corporate University" che con un "5" non si verrà ammessi alla maturità. Ma l'Onda - promettono gli studenti - non si ferma, anzi "Esonda".
CM


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