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Liberazione - Come è ingiusta la scuola di Moratti

Com'è ingiusta la scuola di Moratti Un coro di no per la riforma approvata ieri Checchino Antonini Dice che con la nuova riforma la scuola sarà più "flessibile". C'è parecchia ideologia n...

02/02/2002
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Liberazione

Com'è ingiusta la scuola di Moratti
Un coro di no per la riforma approvata ieri
Checchino Antonini
Dice che con la nuova riforma la scuola sarà più "flessibile". C'è parecchia ideologia nelle parole della ministra quando parla del suo riordino - approvato ieri dal consiglio dei ministri in via preliminare ma destinato ad un lungo iter parlamentare - ma su una cosa è schietta. Che gli studenti dovranno imparare da piccoli ad essere flessibili, precari, mansueti. A questo serve la riforma: a emendare l'anomalia di un ambito di vita dove, nonostante tutto, possono aprirsi domande di partecipazione, democrazia, cittadinanza e conoscenza. La scuola pubblica e laica è una bomba a tempo (come l'articolo 18 dello statuto dei lavoratori) che andava disinnescata, per impedire - o provare a farlo - che le prossime generazioni abbiano il cattivo gusto di chiedere qualcosa di diverso dall'attuale modello di sviluppo. Millantando il consenso di tutte le componenti della scuola, il Cavaliere in persona ha annunciato la riforma "di buon senso" ieri al termine di una riunione del consiglio dei ministri. Scompare lo sconto di un anno di superiori in cambio di un anno di asilo prospettato nella prima bozza del provvedimento ma "modifiche sostanziali non ce ne sono rispetto al primo testo della commissione Bertagna", commenta a Liberazione, Loredana Fraleone, responsabile nazionale scuola di Rifondazione comunista. "Anzi, c'è un ulteriore connotazione di classe - spiega ancora - perché se da un lato si salva il liceo di cinque anni, la formazione professionale sarà solo di quattro". E, perdipiù, "devoluta" alle regioni in omaggio all'anima leghista della casa delle libertà. Serie A e serie B In sei articoli, il disegno di legge-delega (strumento scelto per tener fuori dalla discussione paese e parlamento), fissa le linee guida per una serie di decreti legislativi. Elementari, medie e licei resteranno così come sono ma solo per quanto riguarda il numero di anni di corso. La libertà delle famiglie consisterà nella scelta di spedire a scuola i propri figli a 5 anni e mezzo o alla materna a 2 anni e mezzo. I licei saranno sette: classico, scientifico, artistico, economico (nel quale confluiranno gli istituti per geometri e alcuni indirizzi degli attuali Itis mentre gli altri passeranno alle regioni), tecnologico (che raccoglierà i commerciali, i tecnici per il turismo, i periti aziendali), musicale e delle scienze umane. Si studierà una lingua comunitaria a partire dalle elementari e una seconda all'arrivo alle medie. Due gli esami di stato: alla fine delle medie e poi alle superiori ma valutazioni verranno effettuate ogni due anni. Parallelo ai licei correrà il sistema dell'avviamento professionale (sarà possibile passare da uno all'altro) "devoluto" alle regioni e al famelico sottobosco di enti legati a Confindustria e Chiesa (Opus dei e Cl tra tutti). In pratica, i figli delle famiglie meno abbienti potranno essere messi al lavoro già a 13-14 anni grazie al trucco degli stage aziendali. Professionali devolute Il capolavoro morattiano è pura benzina gettata sul fuoco dello sciopero generale della scuola e del pubblico impiego previsto tra due settimane: "La categoria è allarmata - dice ancora Fraleone - per la riduzione di un anno delle professionali che, come la loro regionalizzazione, preoccupa i docenti (gran parte insegna negli istituti tecnici) perché viene messo in crisi il sistema nazionale di formazione e perché sono previsti tagli e flessibilità per tutti grazie anche alla riduzione del monte ore, all'affidamento di "pezzi" di istruzione a figure esterne alla scuola, all'esternalizzazione dei lavoratori non docenti. E poi c'è la questione dei contenuti, dei saperi scomposti in pillole e venduti come al supermercato, dell'interdisciplinarietà mandata in soffitta". Lo sciopero sarà il banco di prova per l'opposizione a questa ennesima brutta riforma della scuola che si iscrive a pieno titolo nell'alveo dei macigni lanciati dal centrosinistra sulla pubblica istruzione: parità, privatizzazione, cicli, autonomia, concorsaccio. Ora Moratti giura che saranno meglio retribuiti i docenti che sceglieranno di aggiornarsi con appositi corsi universitari. Così la selezione accompagnerà anche la loro carriera oltre quella degli studenti. Fermarla si può "Inutile e dannosa - per i Cobas della scuola che ieri hanno rilanciato lo sciopero e la manifestazione nazionale del 15 - la scolarizzazione precoce al posto di un'auspicabile scolarizzazione per tutti a 5 anni ma nelle scuole d'infanzia". Avvertono gli autorganizzati che "il taglio dei posti sarà maggiore di quanto sembra: ai numeri della finanziaria vanno aggiunti gli esuberi derivanti dalla soppressione del tempo pieno e quelli causati dalla devoluzione", spiega Anna Grazia Stammati dell'esecutivo nazionale. Pure per la Cgil scuola la controriforma è un ritorno agli anni '50: "reddito e mercato determineranno il livello d'istruzione", afferma il segretario Enrico Panini. Ma la legge delega viene incassata con fatica e imbarazzo anche negli ambienti ex dc della maggioranza e respinta anche da sindacati non proprio di sinistra come lo Snals. Bloccarla può essere possibile come lo è stato per altri passaggi che sembravano "blindati" (concorsaccio, riforma dei cicli, Stati generali). Il mondo della scuola in alcune fasi è stato in grado di bocciare e far piangere i ministri. Potrebbe riprovarci e vincere. Purché non venga lasciato solo o, peggio, preso in ostaggio da chi non vuole altro che riconquistare la concertazione perduta.


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