Liberazione: Cinque in condotta, basta una nota. Intanto il 39% delle scuole è pericolante
Nuovo regolamento anti-bullismo: alla seconda grave infrazione lo studente verrà bocciato. Ma il vero pericolo sono i cornicioni
Laura Eduati
Gli studenti sono avvertiti: basta una semplice nota sul registro per ottenere, la volta successiva, un cinque in condotta e dunque la bocciatura automatica oppure la non ammissione agli esami di Stato.
La ricetta Gelmini contro il bullismo e le cattive maniere in classe arriva sotto forma di regolamento approvato in consiglio dei ministri, con un inatteso inasprimento delle norme sulla valutazione del comportamento: le direttive di gennaio sancivano il cinque in condotta se l'alunno, dopo una sospensione di 15 giorni, non avrebbe assunto un atteggiamento responsabile. Ora invece basterà una generica sanzione disciplinare, per la ministra «non necessariamente una sospensione ma anche una nota», per arrivare al cartellino rosso.
Gelmini chiarisce che la misura anti-bullismo fioccherà nel caso di comportamenti gravi: assenze ingiustificate e poca voglia di studiare; mancanza di rispetto nei confronti di compagni di classe, professori, bidelli e dirigenti scolastici; atti di vandalismo e comunque serie violazioni dei doveri degli studenti descritti negli Statuti di ogni scuola.
Al primo sgarro, lo studente riceverà una sanzione. Se continua l'indisciplina, allora il collegio docenti avrà la possibilità di comminare quello che un tempo era il sette in condotta. Il voto sul comportamento farà comunque media con le valutazioni nelle altre materie, compresa l'educazione fisica, mentre l'ora di religione continuerà ad essere valutata con un giudizio.
Valutazioni che da oggi saranno espresse soltanto numericamente, a partire dalle elementari. «Il bullismo non si ferma con un voto in condotta» commenta amareggiata l'insegnante Paola de Meo della "Iqbal Masik" di Roma, una delle scuole elementari promotrici della rivolta contro il maestro unico. Per capire cosa rischiano le maestre contrarie ai voti numerici basta andare a Bologna, alla scuola Longhena, dove i docenti per protesta hanno assegnato 10 in pagella a tutti i bambini e per tutte le materie. «Il voto numerico è dannoso pedagogicamente» spiega una delle maestre, Marzia Mascagni: «E' dannoso poiché il numero li classifica, mentre l'obiettivo della scuola primaria è facilitare l'apprendimento».
Il dieci per tutti scatenò, a febbraio, un battibecco feroce con Gelmini. L'ufficio scolastico regionale ha deciso di inviare gli ispettori, per un mese le insegnanti del Longhena sono state interrogate personalmente, ogni scheda di valutazione sequestrata ed esaminata. Risultato: un dossier di cento pagine consegnate al direttore regionale che dovrebbe esprimersi a breve con una probabile sanzione. «Sia chiaro» conclude Mascagni, «potranno sospenderci o segnalare il nostro comportamento ma sarà una sanzione politica. Non solo il ministero attua la riforma senza ascoltare il nostro parere, ma reprime il dissenso».
Più moderato il parere di Vito Giacalone, preside dell'istituto comprensivo di Bollate (Milano): «Nella scuola obbligatoria è totalmente inutile usare il voto di condotta, nelle scuole superiori deve essere uno strumento affiancato ad altri strumenti, non può essere utilizzato per sopperire alla mancanza di autorevolezza degli insegnanti».
Il nuovo regolamento stabilisce i criteri per l'ammissione alla maturità: non soltanto con la sufficienza in tutte le materie e nella condotta dell'ultimo anno, ma anche gli studenti che nel quarto anno abbiano ottenuto otto in ciascuna disciplina.
L'ex ministro dell'Istruzione, Giuseppe Fioroni, boccia il cinque in condotta: «Un'imbiancata superficiale su crepe profonde» che rischia di lasciare in secondo piano una scuola «ormai allo stremo per mancanze di risorse e personale».
Quanto siano pericolanti, nel vero senso della parola, le 42mila scuole italiane lo dimostra un dossier di Legambiente: il 39% ha urgente bisogno di manutenzione e nel 12% è presente l'amianto nei materiali di costruzione. Soltanto il 43% è dotato di certificazione antincendio. Poca sicurezza, e strutture fatiscenti: un rischio continuo per gli studenti. Alcune strutture scolastiche sorgono accanto a fonti inquinanti: antenne emittenti, aree industriali, elettrodotti. Non mancano le buone pratiche, specialmente nell'Italia centrale e settentrionale: il 94% fa raccolta differenziata, oltre il 90% delle mense presenta cibo parzialmente biologico, il 51% utilizza fonti rinnovabili. Epperò una scuola su tre non possiede una palestra dove svolgere l'ora di educazione fisica, e sempre un terzo delle strutture non può usufruire dello scuolabus.
Ma è la sicurezza a preoccupare maggiormente chi vive giornalmente le aule scolastiche. Soltanto ieri a Trani (Bari) una scuola materna è stata chiusa temporaneamente per le esalazioni di monossido di carbonio che causavano sonnolenza ai bambini; a Imola è crollato un cornicione; una scuola elementare romana, nell'elegante quartiere africano, è infestata dai topi.