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Liberazione-Cgil, il congresso si farà nel 2006 e sarà "a tesi"

La XV assise, a Rimini dall'1 al 4 marzo, non ha subito alcuno spostamento rispetto alla scadenza prevista Cgil, il congresso si farà nel 2006 e sarà "a tesi" Fabio Sebastiani Il quind...

20/07/2005
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Liberazione

La XV assise, a Rimini dall'1 al 4 marzo, non ha subito alcuno spostamento rispetto alla scadenza prevista
Cgil, il congresso si farà nel 2006 e sarà "a tesi"
Fabio Sebastiani
Il quindicesimo congresso della Cgil si terrà nel 2006. A scadenza naturale, quindi, passati i quattro anni dal quattordicesimo celebrato con un po' di ritardo nel 2002, il piÜ grande sindacato italiano affronterà l'importante adempimento organizzativo a Rimini dall'1 al 4 marzo. Il congresso si celebrerà in base alla formula del documento a tesi e non di documenti contrapposti. La fase congressuale sarà preceduta, a partire dal 10 ottobre, dai congressi di base, territoriali, di categorie territoriali, regionali e delle categorie nazionali. Entro il 16 febbraio dovranno concludersi tutti i congressi delle strutture territoriali e di categoria.
Ieri, il Comitato direttivo nazionale della Cgil (che concluderà oggi i lavori) ha concluso ieri il vaglio delle varie tesi e dei relativi emendamenti. Dopo aver approvato il preambolo, proposto da Epifani e passato all'unanimità (senza la presenza di alcuni, tra cui Giorgio Cremaschi), e nell'ambito della discussione sul regolamento, il direttivo ha anche respinto un testo che chiedeva esplicitamente di legare la possibilità di presentazione di tesi alternative con la relativa quota di delegati. Hanno presentato e votato questa richiesta, Gianni Rinaldini, Giorgio Cremaschi, Carlo Baldini, Ferruccio Danini, Wilma Casavecchia, Carlo Podda e Dino Greco.

La composizione del gruppo fa capire che il dibattito sulle regole è entrato subito nel vivo. Il non poter esercitare una vera e propria dialettica tra una maggioranza e una opposizione in quanto il congresso si svolgerà in pratica su un documento unico, sta creando uno scontro non di poco conto. Questo anche in relazione al fatto che una parte di Lavoro e Società, quella guidata da Gian Paolo Patta, ha fatto un accordo unitario con la maggioranza.

Giorgio Cremaschi, leader della parte dissidente che per il momento si è data il nome di "Rete 28 aprile", ha dichiarato a Liberazione di 'aver avviato la raccolta di firme, insieme ad altri, per un possibile documento alternativoa. Per presentare un documento alternativo occorre raccogliere 400 firme tra componenti dei vari direttivi (di categoria, regionale e di camera del lavoro). Le firme vanno presentate entro il primo agosto. Il tempo a disposizione, quindi, è piuttosto breve. 'Abbiamo preso questa decisione - continua Cremaschi - riservandoci di appoggiare altre posizioni, se saranno in campo. Se ci saranno tesi forti potremmo convergere su di esse ma da una nostra posizione autonomaa. 'Faccio appello - conclude Cremaschi - perchÈ ci sia il numero di sottoscrizioni a questo progetto di documento alternativoa.

Nel corso dei lavori è stato approvato un ordine del giorno sulla lotta al terrorismo in cui la marcia per la pace Perugia-Assisi, in programma il prossimo 11 settembre, dovrà costituire 'la prima risposta di partecipazione civile contro il terrorismoa.

'Una risposta di mobilitazione, di rifiuto della paura, di riproposizione delle solidarietà e della condivisione che il movimento per la pace italiano dà, di argine umano dunque contro il terrorismoa.

Il Comitato direttivo della Cgil ha intanto espresso 'dolore e indignazione per l'attentato terrorista che colpendo Londra, le sue cittadine, i suoi cittadini, la sua stessa centralità di città al contempo luogo della presidenza europea e ospite del G8, ha colpito l'intera umanitàa.

Secondo la Cgil, 'la lotta contro il terrorismo, perchÈ sia efficace, deve sottrarsi alla tentazione di crociate generalizzate contro il male. Al contrario l'efficacia di quella lotta sta nella sua dimensione, che non potrà che essere europea e internazionale; nella sua capacità di inclusione, che non potrà che tradursi nella alleanza con il mondo arabo e con le comunità musulmane che vivono in Europa e nel mondo, partendo dal presupposto che la democrazia è aspirazione e patrimonio di piÜ soggetti e di piÜ culture, e che il mondo islamico moderato vive il fanatismo religioso musulmano come un attacco a sÈ stessoa.


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