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Liberazione: "Cento piazze" per difendere la cultura e la conoscenza

La Flc-Cgil in tutta Italia. Bankitalia: «Investire in cultura fa bene al fisco»

08/11/2009
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Liberazione

Fabio Sebastiani
Lezioni di fisica e di pedagogia, di storia e di letteratura italiana: insegnanti nelle piazze italiane, un centinaio. La Flc-Cgil sceglie la via della conoscenza per rappresentare la protesta contro i tagli a scuola, università e ricerca. Una iniziativa che più o meno un anno fa il movimento aveva messo in pratica come per opporsi al progetto della Gelmini e che oggi rispunta in forma organizzata.
A Roma il sindacato di categoria della Cgil, che per il prossimo 11 dicembre ha proclamato lo sciopero generale di categoria, ha scelto piazza Navona. Per tutto il pomeriggio di ieri ha piazzato alcuni stand, vere e proprie aule scolastiche dove si sono alternati docenti e personaggi dello spettacolo (tra gli altri i Tete de Bois): chimica, astronomia, geologia, fisica, le materie più divulgate. Ma c'è stato spazio anche per la musica e la letteratura. Particolare succeso ha avuto la lavagnetta "Rispetta il mio pensiero", dove ognuno ha potuto lasciare il suo aforisma sulla libertà di pensiero ed essere immortalato su una foto. Il pensiero, assicurano gli organizzatori, comparirà nei prossimi giorni sul sito della Flc-Cgil e sul calendario del 2010: "Con la Gelmini non si impara l'arte", oppure "Non fare come gli altri, pensa". La cosiddetta riforma della scuola comporterà un taglio di circa otto miliardi nelle risorse e circa 140mila posti di lavoro.
«Chiediamo un impegno straordinario - ha scritto la Flc-Cgil sul suo volantino - a tutti coloro che non si rassegnano al declino morale di un'Italia che non merita di essere privata del suo patrimonio di saperi e competenze, parti fondamentali della sua identità e memoria storica».
«Cento piazze per la Conoscenza», sottolinea Mimmo Pantaleo, segretario generale del sindacato Flc - «ha raccolto una grande adesione». «Sono molto soddisfatto dei risultati non solo per il riscontro che c'è stato ma soprattutto per l'interesse mostrato dai cittadini», ha concluso. Fra gli insegnanti, anche l'astronauta Umberto Guidoni che ha tenuto una lezione sullo spazio. «Abbiamo voluto portare in piazza il nostro lavoro - ha aggiunto Pantaleo - abbiamo voluto far conoscere alla gente cosa fanno quotidianamente i ricercatori e gli insegnanti». È un mondo - osserva ancora il sindacalista - che «dovrebbe rappresentare opportunità di lavoro per i giovani e che invece è pieno di precari e di lavoratori senza prospettive».
Insomma, il lavoro di ricercatori precari, docenti «fannulloni», bidelli che non puliscono per un giorno è uscito dalla reclusione delle aule scolastiche per andare incontro alla "conoscenza" dei cittadini. «Questo governo va nella direzione opposta rispetto a noi, con un'idea regressiva per cui la cultura non è un valore ma un costo. In controtendenza rispetto a tutti gli altri Paesi europei e non solo dove si investe nella conoscenza e si ha rispetto della conoscenza», spiegano i ricercatori. Secondo una ricerca di Bankitalia, di cui proprio ieri sono stati resi noti i dati, investire risorse pubbliche in istruzione conviene allo Stato, perché garantisce ritorni complessivi pari al 7% circa dell'investimento iniziale: il rendimento fiscale in maggiori tasse è pari al 3,9-4,8% di quanto investito. «Nel lungo periodo - si legge a mo' di conclusione nello studio di Palazzo Koch - la maggior spesa pubblica necessaria a finanziare un aumento del livello di istruzione sarebbe più che compensata, specie al Sud, dall'aumento delle entrate fiscali, a parità di struttura di prelievo, e dai minori costi derivanti dall'aumento del tasso di occupazione».


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