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Liberazione: Brunetta costa milioni alle scuole italiane. L'obbligo delle visite fiscali non ha copertura?

Verifiche fiscali per malattia raddoppiate, ma i fondi non ci sono. Pagano le scuole. Che i soldi non li hanno

04/12/2008
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Liberazione

Claudio Jampaglia
Milano (nostro servizio)
Questa è la storia di come il decreto Brunetta, quello contro i "fannulloni pubblici" rischia di costare un occhio della testa alla scuola italiana (le Gelmini non arrivano mai da sole) e di mangiarsi tutti i fondi per la cosiddetta "autonomia scolastica". E di come il furore moralizzatore dello scatenato ministro non abbia forse fatto i conti con la dovuta copertura finanziaria. Obbligatoria.
La legge Brunetta impone la verifica delle assenze per malattia dei dipendenti pubblici al primo giorno, festivi compresi. Vale per tutti. O meglio per quasi tutti, visto che forze dell'ordine (guardie carcerarie comprese) sono escluse. Vale però per le scuole. Che cambiano così regime. Prima le "visite fiscali" erano a discrezione del dirigente scolastico che se sentiva aria di assenteismo le mandava. Altrimenti prendeva per buona la dichiarazione del docente o del lavoratore. Ma la caccia al "lavativo pubblico" è senza quartiere. E la visita diventa obbligo, immediato. E in ogni momento. Le "fasce di visita" vengono ampliate a tutta la giornata, con esclusione dell'orario 13-14 (anche i medici vanno in pausa pranzo).
Giusto o sbagliato che sia. Il provvedimento ha sicuramente l'effetto di spaventare i lavoratori pubblici (che si ammalano di meno) ma anche quello di aprire una voragine nei costi delle scuole. Visto che le visite si moltiplicano e la tariffa è stata aumentata. Facciamo un caso: Milano. I dati sono quelli ufficiali dell'Asl della città. Da settembre a ottobre le visite fiscali scolastiche ammontano a 4246 contro le 2248 del 2007. Praticamente raddoppiate. Vale per il resto d'Italia (tranne Napoli). Con una differenza. Le richieste raddoppiano, ma non è detto che le Asl poi dispongano la visita. Bisogna vedere se hanno i mezzi per farle. E chi paga?
Le scuole hanno iniziato ad inquietarsi. Gli uffici regionali e provinciali a interrogarsi, le Asl (almeno a Milano) ad organizzarsi. Potenziato il servizio dei medici fiscali pagati a gettone, mobilitato anche il personale dipendente, formazione ad hoc per gli operatori. Stanno anche pensando a una razionalizzazione delle richieste. Con un manuale per le scuole. «Ci siamo organizzati per l'impatto. Ma il problema per la visita per un giorno solo rimane». Intanto partono le circolari. C'è infatti una sentenza della Corte di Cassazione del maggio 2008 che dispone che "i datori di lavoro pubblici devono sostenere gli oneri per le visite fiscali richieste all'Asl per far accertare le cause dell'assenza per malattia dei dipendenti". La visita fiscale non rientra nel Livelli Essenziali di Assistenza garantiti dallo Stato. E' un di più. L'interesse di fare le pulci al lavoratore assente è solo del datore di lavoro. Ma chi è il datore di lavoro pubblico? Il ministero che obbliga il comportamento? No la scuola che lo subisce. E le circolari di diverse Asl lombarde uscite in questi giorni recitano: paga "l'ente pubblico richiedente". Almeno dal 17 novembre in avanti. E prima vanno "in fanteria"?
Se lo chiedono i presidi e i consigli di istituto. Ma non ci sono molti precedenti. Un preside dell'hinterland ci racconta, ad esempio, di un solo caso l'anno scorso di una Asl siciliana che gli chiedeva il conto per un paio di visite fiscali. Le fatture le ha mandate all'Ufficio scolastico provinciale. Chi pagava non si sa. Almeno non lo sanno i diversi presidi interpellati. Forse la Regione, forse il ministero. Sta di fatto che da settembre è scoppiato il problema. E l'Ufficio regionale scolastico richiesto di parere ha detto la sua. Tocca alle scuola. Ma diversi presidi interpellati ci dicono che non se ne parla nemmeno: «I soldi non ce li abbiamo, una voce di spesa ad hoc non esiste, quindi non paghiamo. Che ci vengano a pignorare le scrivanie», dice il preside di una grande scuola media della città (120 dipendenti, 35 visite finora). Sarebbe il colmo. «I nostri soldi sono divisi in quattro fondi - ci spiega un altro preside di un comprensorio di due elementari e due medie - quello "d'istituto" dedicato ai dipendenti per l'arricchimento dell'offerta formativa, quello per le attività supplementari di didattica, i cosiddetti progetti, poi ci sono risorse per le "funzioni strumentali" ovvero per gli insegnanti che svolgono attività d'organizzazione o coordinamento, il fondo supplenze e alla fine i soldi della "autonomia". Nel mio caso sono 4mila e 200 euro per i quattro istituti». Niente. Una vergogna. Capite perchè poi i genitori devono portare carta igienica e sapone a scuola? Da questa miseria si dovranno detrarre i costi delle visite fiscali. E non rimarrà niente. A meno di prenderli dalle supplenze. Che già non bastano. L'anno scorso lo stanziamento, dopo verifica ministeriale, è stato praticamente raddoppiato a tutti gli istituti. «E siamo arrivati al pelo», dicono quasi tutti. Quest'anno una recentissima circolare ministeriale avvisa che non si potrà integrare in ogni caso più del 50% della dotazione di base. Altri tagli.
Ma quante sono le visite obbligatorie e quanto costano? Secondo l'Asl di Milano nel 2007 le visite in città sono state 12454 per i soli istituti pubblici. Se il trend è il raddoppio, Brunetta costerà 1milione 400 mila euro alle scuole milanesi. Quanto fa in Lombardia? Una proiezione del dato direbbe più di 6 milioni di euro. Da moltiplicare per il resto d'Italia. E alla fine quanto fa? Lo chiediamo al ministero, che questi conti dovrebbe averli già fatti. Se non nella presentazione della legge, almeno per correre ai ripari. E qui comincia la seconda grana. Ma la copertura finanziaria del decreto legge 112 del 25 giugno 2008 (convertito in legge il 5 agosto) c'è? Una domanda legittima. Anche per il Presidente della Repubblica che quel decreto ha firmato. Qualcuno si è preoccupato di chi paga il conto finale? O si scarica sulla autonomia scolastica anche questo. Sarebbe la beffa finale.
Interpellata, la Cgil regionale non vuole fare stime, ma è preoccupata: «Il punto non è nemmeno il quanto ma il demandare alla scuola la copertura finanziaria di queste spese, aumentate per il decreto Brunetta e non coperte dagli stanziamenti dello Stato - commenta Corrado Ezio Barachetti, Segretario Flc - tenendo presente che lo stesso decreto ammette per difficoltà certificate dell'istituto la possibilità di non provvedere alle visite fiscali...». Quindi è una messinscena? «Queste misure di rigidità sulla scuola sono assurde, tornelli e visite fiscali non fanno la qualità del lavoro. Un maestro sempre presente che fa male il suo mestiere passerebbe l'esame Brunetta». Commenta il preside di un istituto tecnico, uomo di sindacato e di sinistra: «Il decreto è contraddittorio. Un po' di disonesti li scoraggia. Ma è un peso anche per gli onesti che quando hanno davvero problemi si trovano in strettoie burocratiche assurde». Ci vorrà molto buon senso per applicarla. All'italiana. A meno che si voglia chiedere ai genitori di supplire anche a questo. "C'è un medico tra i vostri papà e mamme? Deve andare a casa del maestro


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