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Liberazione-Aule vuote, piazze piene-"Moratti vattene"

Circa duecentomila tra docenti, genitori e studenti ai due cortei di Roma. Adesione record allo sciopero indetto da Cgil Cisl Uil e Cobas Aule vuote, piazze piene "Moratti vattene" Tut...

16/11/2004
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Liberazione

Circa duecentomila tra docenti, genitori e studenti ai due cortei
di Roma. Adesione record allo sciopero indetto da Cgil Cisl Uil e Cobas
Aule vuote, piazze piene
"Moratti vattene"
Tutta la scuola italiana contro il governo. Da un lato perché non rinnova il contratto di 800mila lavoratori, scaduto da 11 mesi, e dall'altro perché prosegue l'opera di demolizione dell'istruzione pubblica, con i tagli e con una "riforma" che non piace a nessuno: docenti, personale Ata, genitori e studenti. Una battaglia che può essere vinta: lo dimostra la giornata di ieri, che ha visto la categoria incrociare massicciamente le braccia in tutta Italia e contemporaneamente 200mila persone sfilare per le vie di Roma in due cortei, uno di Cgil Cisl e Uil e l'altro dei Cobas. Solo lo Snals s'è rifiutato di partecipare.
Inutile il tentativo del ministero di ridimensionare la protesta al 36,26%. Molto più realistico il 70% fornito dai sindacati. Per Piero Bernocchi, portavoce storico dei Cobas, è record: "Quattro scuole su 5 sono chiuse. Battuto il precedente primato dello sciopero contro il "concorsaccio" di Berlinguer e si sfata l'illusione del governo di avere il consenso della scuola solo perché, finora, avevamo incrociato le braccia divisi". E' uno scontro epocale, il "popolo della scuola pubblica" lo sa e vorrebbe marciare unito ma glielo impediscono le divisioni sindacali e un cordone di polizia dove i due cortei si sfiorano, a Piazza Venezia.

Sotto il palco di Piazza Navona, dove si chiude il corteo dei confederali partito dalla Bocca della Verità, campeggia lo striscione "Abroghiamola", riferito ovviamente alla riforma Moratti sebbene la piattaforma non la menzioni e chieda "solo" contratto, investimenti e una scuola di qualità. "Dal governo non vogliamo parole ma risposte - grida il leader della Flc Cgil, Enrico Panini - la Finanziaria deve contenere i fondi per garantire i nostri contratti che non sono un opzione, ma un diritto". In più in questi giorni si parla del taglio di altri 14mila tra insegnanti e Ata. "Ma dove si vuole arrivare? Intere scuole - avverte Panini - non riusciranno ad aprire i battenti. Questa non è una Finanziaria ma una dichiarazione di guerra alla scuola pubblica".

Contemporaneamente da Piazza Esedra scende verso Piazza Venezia l'altro corteo, dove i Cobas di tutta Italia, fanno la parte del leone sfilando con tanti comitati di genitori. Vengono soprattutto da Toscana, Bologna, Milano, Venezia, Genova, Torino, Campania, Potenza. Con loro delegazioni di altre sigle di base (Cub, Usi e Unicobas), i precari "storici" e i ricercatori, precari anche loro, dell'università, più una marea di studenti che, dopo i discorsi dal camion-palco, decideranno di spingersi fino al ministero.

Chiarimenti dalla Gad
Con un discorso uguale letto dai due palchi da una madre napoletana e da una bolognese, i coordinamenti di genitori chiedono alla Gad parole chiare sull'abrogazione di tutte le leggi e i decreti di Moratti: "Non siamo ancora stanchi, non siamo soli. Dove ci siamo noi la riforma non c'è - spiega Liana Cacciari dal palco sotto il Vittoriano - ma abbiamo bisogno di alleanze. Dopo, solo dopo l'abrogazione, si potrà aprire una discussione democratica, perché la scuola è di tutti".

Sulla strada di Piazza Navona c'è Maddalena. E' una "prof" di Bari, porta al collo il ritratto di San Precario Martire dipinto dalla sua collega Ketty. "Molti colleghi sono rimasti "al palo" perché le ultime immissioni in ruolo sono state una goccia nel mare". Come si vive da precario? "Non ci si può sposare, né acquistare una casa, bisogna solo vivere alla giornata". Dall'altro palco un precario veneziano denuncia il disegno del governo: graduatorie azzerate e lavoro a chiamata diretta dei presidi manager, "peggio di una scuola-azienda, una vera caserma". E incombe anche lo spauracchio della devolution. "Siamo terrorizzati - ammette Maddalena - se non si investe oggi sulla scuola, figuriamoci cosa accadrà dopo, soprattutto al Sud".

Stefano, del comitato precari di Reggio Emilia, da 4 anni insegna lettere alle medie: "Ho fatto di tutto, anche il sostegno. Questa è la vita di noi precari: giri da un posto all'altro, non sai se lavori, spesso lo stipendio arriva con tre mesi di ritardo e se fai un progetto te lo pagano dopo mesi. Essere precari a 45 anni credo sia diventata la condizione media di tanti lavoratori. Per questo al tempo della vertenza di Melfi mi sarebbe piaciuto scioperare con gli operai Fiat, così come avrei desiderato che oggi quegli operai fossero con noi". Sebastiano è Ata della Uil e arriva dal lodigiano: "Dopo trent'anni di lavoro, puliti in tasca mi porto appena 970 euro. E poi si lamentano che i giovani restano a casa dei genitori". E' vero che la riforma Moratti alla Uil non dispiace? "Sono solo chiacchiere - replica convinto - questo è uno sciopero unitario". Federico, professore a Foggia, ha in mano una bandiera Cisl ma sulla Moratti anche lui non sembra avere dubbi: "E' sbagliata nel metodo e nel merito".

La Cgil di Pordenone celebra il funerale della scuola pubblica. La scenografia è essenziale ma efficace: al collo cartelli listati a lutto, un manipolo di volenterosi che trasporta una bara con l'arma del delitto (le forbici dei "tagli") infilzata sul coperchio. L'arcobaleno della bandiera della pace si fa largo tra la pioggia battente sullo striscione della Flc sarda: "La pace - spiega Bruna, maestra di Cagliari - è la base della vita per le persone ed è nostro dovere insegnarla. Se non se ne parla a scuola...". Con una mascherina antismog a coprire il viso, un precario romano vuole solidarizzare con gli alunni di una scuola di Milazzo avvelenati da una fabbrica sotto la quale sono costretti a studiare.

La street parade
A prima vista, quella che scende per via Cavour sembra una manifestazione sindacale "classica" ma quando cala l'età media si trasforma in una street parade. E' la prima uscita pubblica della rete di collettivi "Sempre ribelli" dentro cui "nuotano" i giovani comunisti, poi ci sono i collettivi della Sapienza e degli altri atenei romani e i pisani del progetto "Facoltà migrante", gli universitari abruzzesi dove s'è scioperato per la prima volta da 15 anni. La parola d'ordine è netta ed è la stessa dalla testa alla coda: "Abrogare le leggi Moratti", scritto su striscioni, magliette, adesivi e bandiere compresi quelli di Rifondazione, presente con un proprio spezzone in entrambi i cortei. Dall'altra parte c'è la sinistra giovanile e una delegazione dell'Uds, sempre con "musica a palla" pronta a scendere in piazza domani in 80 città nell'ambito di una giornata mondiale lanciata dal forum di Mumbay. "La legge Moratti - spiega Simone, liceale romano - gerarchizza l'istruzione, prevedendo scuole di serie A e di serie B". La delusione per la divaricazione dei percorsi si tocca con mano anche se si spera che si riempiano entrambe le piazze. Da parecchie città i manifestanti sono arrivati tutti insieme con treni organizzati dalla Cgil ma una volta a Roma si sono separati. Non pochi hanno deciso di lanciare ovunque lo stesso slogan: "Due cortei, una soluzione: abrogazione! ". E anche a Piazza Navona alcuni genitori fischieranno Angeletti. Un centinaio di persone, soprattutto veneziani, dal corteo dei confederali, è tornata indietro per raggiungere tra gli applausi i propri compagni a Piazza Venezia. "Un prezzo altissimo pagato all'unità sindacale - dice Sergio Giovagnoli che segue per l'Arci il Tavolo "Fermiamo la Moratti" - che imbarazza il tavolo comune che discute le alternative alle leggi Moratti".

Sotto il ministero
"Questa non è la nostra piazza", dicono gli studenti sotto il Vittoriano e parlamentano concitati per raggiungere il ministero in Viale Trastevere. Con loro la deputata Prc Titti De Simone. Il questore nega loro il corteo con un pretesto banale - non ci sarebbero abbastanza uomini per scortarli - ma loro alla spicciolata raggiungono l'obiettivo poco dopo e lanciano sulla scalinata del palazzo ministeriale migliaia di banconote con l'effige di Moratti. E' il loro modo di contestare la sottrazione di fondi della scuola pubblica dirottati sulle private o, peggio, sulle spese militari. Li scandalizza il fatto che la ministra sia in "ferie" in Giappone e che la controriforma sia stata scritta in base ai dictat di Confindustria e Vaticano. Così rifiutano di incontrare un sottosegretario e se ne tornano in corteo, malgrado il nervosismo eccessivo di chi dirige l'ordine pubblico, verso Largo Torre Argentina. "Prossime stazioni - annuncia il coordinatore nazionale dei Gc, Michele De Palma - le mobilitazioni del 4 dicembre con i migranti e quelle del 10 in molte città, ancora una volta contro le "riforme" Moratti".

Roberto Farneti, Checchino Antonini


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