Liberazione-Approvato il "non obbligo" scolastico
Approvato il "non obbligo" scolastico Il Consiglio dei ministri vara i decreti Moratti. A riforma completata andare a scuola sarà un "diritto-dovere" obbligatorio fino a 18 anni Approv...
Approvato il "non obbligo" scolastico
Il Consiglio dei ministri vara i decreti Moratti. A riforma completata
andare a scuola sarà un "diritto-dovere" obbligatorio fino a 18 anni
Approvato il "non obbligo" scolastico o meglio il "diritto-dovere" all'istruzione. Questione sottile di bizantinismi linguistici tanto cari a Moratti. Con i due decreti varati ieri si stabilisce il percorso formativo della nuova riforma. Ai giovani sarà consentito - spiega la ministra - di acquisire oltre alle conoscenze di base anche le competenze spendibili sul mercato del lavoro.
Dopo il tredicesimo anno gli studenti potranno realizzare i corsi del secondo ciclo di studi alternando appunto scuola e lavoro. Ecco spiegato il nuovo concetto del nuovo obbligo scolastico, anzi meglio del "diritto-dovere" allo studio. Insomma una trappola, una trappola "micidiale". Che porterà alla rovina la scuola. "Di quale prolungamento di obbligo si sta parlando? - sbotta Titti De Simone, capogruppo di Rifondazione in commissione scuola alla camera - L'unica conseguenza delle azioni di Moratti è di aver cancellato l'obbligo scolastico ed averlo trasformato in questo diritto-dovere subalterno ad un'idea di scuola orientata al mercato del lavoro". E' vero che si resterà dietro i banchi fino alla maggiore età ma - ecco qui l'inghippo - i ragazzi dopo i 13 anni potranno decidere se alternare lo studio a una finta formazione professionale. Presso il ministero dell'istruzione - secondo il decreto - verrà anche istituita l'Anagrafe nazionale degli studenti, in cui verranno segnalati tutti i casi di abbandono. Ai comuni viene inoltre affidata la vigilanza sui genitori. Dovranno assicurarsi che le mamme e i papà adempiano al loro "dovere di istruzione e formazione dei figli". "Si ritorna ad un modello di avviamento al lavoro - sottolinea ancora De Simone - che caratterizzava una scuola classista e selettiva, che abbiamo sempre combattuto".
Moratti dichiara che la riforma sarà graduale. Dal prossimo anno partirà un primo innalzamento dell'obbligo limitato ad un solo anno e, a controriforma completata, il "diritto-dovere" all'istruzione durerà dodici anni, e comunque fino al conseguimento di un titolo di studio entro il diciottesimo anno di età. "Un vero inganno" aggiunge Piero Bernocchi, portavoce dei Cobas. "Con questo provvedimento non solo si rinuncia all'obbligo della scolarità ma ai ragazzi non si dà in cambio neppure l'avviamento. Non è assolutamente vero che gli "stage" serviranno a formare gli studenti e ad avviarli al mondo del lavoro. Con questi decreti le aziende ottengono manovalanza di apprendisti e precari a costo sostanzialmente nullo. Una riforma che spalanca le porte al lavoro minorile senza alcun riguardo per l'istruzione e per il vero avviamento alla professione".
In difesa del "sapere" per tutti, il mondo della scuola continua ad essere mobilitato. Ieri lo sciopero del pubblico impiego lo ha di nuovo coinvolto e le punte di adesione alla protesta - sostiene Enrico Panini segretario Cgil-scuola - continuano a segnalare il grande disagio del mondo della scuola, dell'università e delle ricerca contro le scelte governative. Il messaggio è chiaro: i lavoratori non si rassegnano a voler subire la riduzione dell'offerta formativa; a tollerare la riduzione degli organici che mette in crisi la qualità dell'istruzione e a consentire - infine - il taglio dei finanziamenti alla ricerca pubblica. Una mobilitazione contro i danni provocati da Moratti che non si è mai fermata e che non accenna a placarsi.
"Questo sciopero - denuncia ancora Panini - non è che un altro appuntamento riuscito nella battaglia contro i suoi provvedimenti". Ora il governo ha la possibilità di scegliere: "Andare avanti scontando un ulteriore inasprimento delle lotte oppure aprire la trattativa contrattuale, bloccare i provvedimenti Moratti ed ascoltare ciò che pensano i lavoratori ed i cittadini". La richiesta è che si cambi politica mettendo al centro l'idea di istruzione pubblica perché questo diritto non può ridursi a fatto individuale. E la denuncia delle opposizioni è netta: i decreti appena varati sono palesemente incostituzionali.
Castalda Musacchio
c. musacchio@liberazione. it