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Liberazione-Anti-Moratti in corteo funebre per Università e ricerca

Anti-Moratti in corteo funebre per Università e ricerca Alte adesioni allo sciopero nazionale. 1.500 in strada a Roma Andrea Milluzzi Sessanta per cento, con punte superiori all'80%: quest...

03/03/2005
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Liberazione

Anti-Moratti in corteo funebre per Università e ricerca
Alte adesioni allo sciopero nazionale. 1.500 in strada a Roma
Andrea Milluzzi
Sessanta per cento, con punte superiori all'80%: queste le cifre diffuse dalla Flc-Cgil sull'adesione allo sciopero generale dell'Università che ieri ha riportato in piazza il popolo antagonista alla riforma dello stato giuridico della docenza, uno dei progetti tanto decantati dalla ministra Moratti. E invece "a saperlo facevo l'idraulico", viene da scrivere su uno striscione a chi con quella legge dovrà fare i conti. Una legge delega che farebbe della precarietà la costante della vita universitaria dei ricercatori: "E' un insulto al diritto dei giovani di entrare nell'Università, un'offesa all'intelligenza e un danno irreparabile alla ricerca. Questa visione della scuola va contro ogni teoria democratica, è una merce di scambio per un capovolgimento della società. Sarà una iattura per le generazioni del futuro" si sfoga Antonio, ricercatore a contratto (scadenza aprile 2006) di sociologia dell'educazione, 48 anni, da 10 anni "precario stabile", anche per 3 milioni l'anno, nonostante un dottorato, un post dottorato e 3 specializzazioni.
E' san Precario il simbolo del corteo funebre in memoria dell'Università e la ricerca pubblica organizzato dalla Sapienza di Roma, circa 1.500 persone in marcia fino al ministero dell'economia per chiedere maggiori finanziamenti a Siniscalco o chi per lui. A Milano hanno unito migliaia di mani (fra cui quelle di Mario Agostinelli) per circondare l'Università statale, con maschere e camici da fantasma quale diventerebbe la ricerca; a Bologna e Pisa il coordinamento ha dato vita a cortei e assemblee cittadine, a Firenze tutti a presidiare per 2 ore la sede del rettorato; a Bari l'ateneo è stato occupato, a Torino erano in 5mila a sfilare per le vie cittadine. E i sindacati, Cgil, Cisl e Uil e le sigle della docenza, hanno deciso di tenere una manifestazione nazionale in data da definire, ma sicuramente prima di Pasqua (probabilmente il 15 marzo).

Tutto questo mentre il ddl continua il suo viaggio tortuoso nelle aule parlamentari. In commissione cultura della Camera il relatore Pepe ha presentato emendamenti molto confusi, ma non tanto da mettere in discussione l'impianto della riforma che, attraverso le molteplici forme contrattuali, non fa altro che confermare il processo di precarizzazione. D'altra parte le riforme Moratti, sia questa che quella della scuola, continuano a perdere consensi, anche tra le loro fila. Non è un caso che il provvedimento abbia trovato soltanto adesso una collocazione nell'agenda dei lavori, e non è un mistero che fra la ministra e lo stesso relatore non siano tutte rose e fiori. Proprio per questo il movimento sta cercando di fare pressione per ottenere l'unico obiettivo ammissibile: il ritiro del ddl. Su questa linea si è schierata tutta l'Unione che ne ha già fatto formale richiesta e che è pronta anche all'ostruzionismo: "Diamo il nostro pieno sostegno alle mobilitazioni - dichiara Titti De Simone, deputata del Prc in commissione cultura - e la nostra opposizione sarà durissima sia in aula che nel Paese".

In parlamento l'opposizione, in strada il movimento. A Roma un successo oltre le aspettative: "Considerando che era sciopero e che molti corsi non sono ancora iniziati, non ci aspettavamo questa partecipazione - racconta Francesco Raparelli, membro del coordinamento dei collettivi della Sapienza che, insieme a tutte le altre sigle del movimento studentesco e ai ricercatori precari organizzati hanno indetto la manifestazione - il fronte si amplia, adesso decideremo come continuare la mobilitazione". Il fronte, appunto, abbraccia gli assegnisti, i ricercatori, i docenti. C'è pure Gianni Orlandi, professore candidato alla carica di rettore della Sapienza ma sconfitto per una manciata di voti da Guarini, rimasto blindato nei suoi uffici da quando la protesta è iniziata: "Non è facile far capire all'opinione pubblica che è in ballo il futuro dei giovani e del Paese. E' importante quindi unire i progetti e gli scopi di tutti, magari per arrivare a fare una manifestazione unitaria con parlamentari, studenti, ricercatori e sindacati". Sindacati che ieri hanno tenuto una loro conferenza stampa, in contemporanea al corteo, ma che assicurano la partecipazione al movimento: "Oggi (ieri, ndr) abbiamo denunciato i piani di Moratti e abbiamo ribadito la richiesta di ritiro. Se nei prossimi giorni non registreremo un deciso cambio di direzione sapremo intensificare la lotta" ha annunciato Enrico Panini, segretario generale della Flc-Cgil. "Sintonia e adesione" ai manifestanti anche dai rettori della Crui che fino a pochi giorni fa aveva cercato un'intesa con il ministero per cambiare il ddl. Ieri anche loro hanno incontrato i giornalisti per ribadire le loro richieste: "Sospendere il ddl, riprendere il confronto, introdurre la cosiddetta "docenza di terza fascia", combattere il precariato e assicurare un piano di investimenti di 600 milioni di euro l'anno per 10 anni", se si cambia "sospendere" con "ritirare" i progetti sono molto simili a quelli del movimento.

Dietro gli striscioni e gli slogan ieri in piazza c'erano storie reali, vissute, tipiche del nostro tempo e a volte incredibili. Come quella raccontata da Elena, da 4 anni ricercatrice all'Enea, un tempo fiore all'occhiello della ricerca pubblica, adesso luogo in cerca di un perché: "Siamo più di 500 precari, senza contare gli assegnisti e le borse di studio. Per noi non c'è un progetto, né i soldi per gli stipendi. Con i fondi statali ci pagano tutto il personale assunto, che sono 3.200, noi vediamo un euro solo se ci sono progetti esterni. Che poi sono quasi sempre in mano ai privati, perché l'Enea, anche se vince un appalto pubblico, poi lo sub-appalta perché non ha i mezzi e i soldi per portarlo in fondo".

Passa il furgone con la musica immancabile nei cortei studenteschi, si vede Paolo Cento, deputato dei Verdi e Vincenza Ferrara, della segreteria nazionale del Prc. Arrivano i precari dell'Isfol, a via XX settembre ci saranno le Rdb del pubblico impiego. In piazza anche i docenti, gli unici non intaccati dalla ministra e ugualmente preoccupati per il futuro: "Senza ricerca e senza un'idea di fondo noi finiremo ad offrire agli studenti insegnamenti frammentati che, uniti al famoso 3+2, non producono altro che una formazione nozionistica. L'Università diventerà un super-liceo a serbatoio delle imprese" accusa Mauro Cristaldi, docente di anatomia comparata.

Finito il corteo, finito il sit-in sotto il ministero il movimento adesso pensa alle prossime azioni, molte già in programma in diverse città. A livello istituzionale, si muove la provincia di Roma: "Stiamo verificando la possibilità di costruire con il Cnr un polo pubblico della ricerca" fa sapere il capogruppo del Prc, Maurizio Fabbri. E di iniziative del genere, la ricerca italiana ne ha proprio bisogno.


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