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Liberazione-A che serve la scuola, a formare o a selezionare? Unione al bivio

Si è riunito al liceo Tasso di Roma il movimento anti Moratti A che serve la scuola, a formare o a selezionare? Unione al bivio Rina Gagliardi In fuga dalla scuola? A vederli riuniti, e ra...

09/02/2006
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Liberazione

Si è riunito al liceo Tasso di Roma il movimento anti Moratti
A che serve la scuola, a formare o a selezionare? Unione al bivio
Rina Gagliardi
In fuga dalla scuola? A vederli riuniti, e ragionare insieme per quasi una giornata intera, e confrontarsi su questioni di portata spesso epocale, parrebbe proprio il contrario: nessuna voglia di fuggire, molta, invece, di combattere, confrontarsi e progettare. Parliamo dei Prof, il soggetto maltrattato dai media quasi quanto i metalmeccanici, con i quali del resto ha in comune i bassi, bassissimi salari. Sabato scorso, hanno affollato l'aula magna dello storico liceo Tasso di Roma, hanno lavorato per gruppi e per assemblea, hanno tracciato un bilancio del movimento di questi mesi (e di questi anni), hanno infine annunciato la loro determinazione anche per il futuro - migliore, ma nient'affatto scontato - che si intravede. Insomma, il convegno "Primo, abrogare la Moratti. Secondo&. " (non è un refuso, ci sono proprio i puntini, ndr), promosso dal Tavolo che porta all'incirca lo stesso nome ("Fermiamo la Moratti") è stato un ragguardevole successo politico: sia per la partecipazione sia per la qualità del discorso sviluppato, tra insegnanti, precari, sindacalisti, genitori, operatori scolastici, provenienti un po' da tutta Italia. Molti di loro, la gran parte, sono proprio quelli che hanno animato le mobilitazioni di questi mesi contro la "riforma" della scuola: il loro avversario, appunto, è una signora dell'alta borghesia milanese che ha inopinatamente occupato il ministero della Pubblica istruzione, con un solo obiettivo, devastare il sistema dell'istruzione pubblica e soppiantarlo con la filosofia - anzi con l'ideologia - della privatizzazione. In realtà, l'avversario "vero" è molto più potente e pre-potente: si va dalle alte gerarchie della Chiesa cattolica (il cardinal Ruini, per intenderci) a un'ampia componente di Confindustria, la nuova alleanza che coniuga il liberismo con l'oscurantismo, e sogna una scuola americanizzata - dove il "public" sopravvive ma fa rima con scadente, con la scuola per i poveri, i neri, i migranti, i lazzaroni e dove il "private" censitario domina incontrastato. Anche e soprattutto per questo, "fermare la Moratti", come in qualche misura è successo, non basta: ovvero, è già il tempo di cancellare leggi che hanno fatto solo danni. E soprattutto di pensare alla scuola che vogliamo, quando il centrodestra (si spera) sarà spazzato via, e si tratterà, per l'Unione, di operare una vera soluzione di continuità con il passato.
Ma che cosa vuole, allora, questa sinistra della scuola, questo spesso movimento nel quale Rifondazione comunista nuota, se così possiamo dire, come un "pesce nell'acqua"? Con Loredana Fraleone, responsabile scuola del Prc, proviamo a scrivere un sintetico "profilo programmatico" della proposta: primo, abrogare la famigerata "legge 53", compresi tutti i suoi articolati decreti attuativi; secondo, portare l'obbligo scolastico a sedici anni e, possibilmente, a diciotto; terzo, rinnovare in profondità il sistema - "che ha del buono, ma non può esser conservato così com'era, a cominciare dal modo di lavorare degli insegnanti". Un'idea semplice, all'apparenza, in realtà nient'affatto così semplice, tanto che all'interno dell'Unione, che pure ha approvato una piattaforma abbastanza soddisfacente, restano notevoli resistenze e disaccordi. A che cosa si resiste? All'ipotesi che davvero tutti vadano a scuola almeno fino a sedici anni, usufruendo dell'identica griglia di apprendimento e formazione, e soltanto dopo imparino, eventualmente, un mestiere. Alla messa in soffitta di quel topos ideologico non solo "morattiano" ma suo tempo berlingueriano, della necessità dell'intregrazione studio-lavoro. Insomma, a un'affermazione politica e ideale di eguaglianza, di pari opportunità. Insomma, come dice Fraleone, resistono a una "grande opzione eversiva, che rinvia immediatamente ad una società diversa e a relazioni diverse tra le persone".
Così, il dibattito su quando e quanto "abrogare" la riforma Moratti contiene, in realtà, una concezione d'insieme della scuola e della sua funzione: essa deve servire a selezionare, ovviamente su basi di classe, o all'opposto dev'essere il luogo di un diritto eguale per tutti? Deve fornire manodopera non qualificata, e perciò a basso costo, o, al contrario, fornire a tutti l'alfabeto critico necessario a muoversi nel mondo della globalizzazione? Deve "orientare" o deve "formare"? Per parlare con chiarezza: sono la Margherita e le componenti più moderate dell'Unione a sostenere oggi una posizione più che ambigua. In effetti, al convegno di Roma sono venute e intervenute tutte le forze politiche - Prc, Ds, Verdi, Pdci, Repubblicani europei, Udeur - tranne la Margherita, forse per paura del confronto - forse, chissà, perché non voleva sentire troppe "scempiaggini". O forse per la consapevolezza della propria impopolarità, non nel convegno, ma nel mondo della scuola, anche il meno politicizzato o sindacalizzato.

Ma torniamo, appunto, al protagonista vero dell'incontro: il movimento. Una realtà che, nel mondo della scuola, non si esprime soltanto nei grandi momenti topici - le manifestazioni, i cortei - ma vive, non poco, di vita e di lotte quotidiane. E che perciò, tutte le volte che riflette e discute, privilegia i momenti "seminariali", il gusto di praticare modalità proprie di relazione, il bisogno di comunicare le esperienze e le idee, rompendo le separatezze e le distanze, che certo ci sono tra insegnanti e studenti, tra Prof e maestri, tra "garantiti" e precari. C'è un collante profondo che unisce queste soggettività così diverse: la laicità. La rivendicazione di una scuola che sia, o torni ad essere quando non lo è, un grande spazio pubblico laico - cioè non confessionale, non totalizzante, non soggetto al pregiudizio religioso, ma aperto a tutti e aperto alla contaminazione delle culture, anche le più tra di loro dissonanti. Sono almeno tre le componenti fondative del movimento: quella sindacale, Cgil e Cobas, quella associativa, quella più strettamente e tradizionalmente politica. "Ma nella scuola sorgono di continuo forme nuove di autoorganizzazione" spiega ancora Fraleone "Dalla Retescuola, che ha promosso una raccolta di firme per la cancellazione dei decreti attuativi della Moratti, all'attivazione di scambi informativi tra istituti vicini, via Internet, naturalmente. Ci sono strutture storiche, come il Cidi, il Cgd, l'Associazione per la scuola della Repubblica. Ci sono forze come l'Mce, il movimento di cooperazione educativa, che lavorano soprattutto, da anni, sulla multiculturalità. O come Legambiente, che da anni interviene con una riflessione strategica proprio sul tema-clou della conoscenza. Resta il fatto che, per sua natura, modo di essere e vocazione, nella scuola la dimensione cooperativa, collegiale, corale è quella centrale". E si scopre che proprio qui può nascere - rinascere - quella "scuola repubblicana" che lavora per vincere l'insicurezza, per costruire nuova identità, per essere davvero un'architrave di quella "società della conoscenza" di cui tanto si parla, ma che la mercificazione e la privatizzazione rendono, al fondo, impossibile.

Qui, il convegno-movimento ha dimostrato, sempre seguendo il ragionamento di Fraleone, di non "avere alcuna intenzione di smobilitare, nell'attesa della fine del centrodestra". Non si sta ad aspettare quel che accadrà, si spera, tra un paio di mesi. Non si intende delegare a nessuno il futuro di un'istituzione che è lo specchio fedele - in senso non meccanico - di una società, e comunque rinvia l'idea che questa società ha di se stessa. Certo, la scuola attuale è anche la difficile scommessa delle sorti dell'istruzione pubblica e laica nel pianeta globalizzato, come ha ribadito una parte importante del convegno di Roma. Certo, non saranno né rose, né fiori, né margherite. Ma il movimento ci sarà - e sarà ancora protagonista.


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