Lezioni a distanza per 5,7 milioni Ma il numero può crescere ancora
A breve la misura potrebbe riguardare 9 studenti su 10 Oggi al via le restrizioni nelle zone con più contagi
Valentina Santarpia
a sintesi la dà il sottosegretario all’Istruzione Rossano Sasso: «La chiusura delle scuole è catastrofe educativa, lo Stato deve reagire». E i numeri seguono, a conferma: da oggi 5,7 milioni di studenti seguiranno le lezioni da casa. Si tratta degli studenti che vivono nelle regioni rosse e in tutte quelle zone che hanno superato il limite dei 250 contagi settimanali ogni 100 mila abitanti. Secondo le stime di Tuttoscuola, che ha preso come riferimento gli ultimi dati della Fondazione Gimbe, la situazione è destinata a peggiorare: 7,6 milioni di alunni potrebbero entrare in didattica a distanza, nove ragazzi su dieci (90,1%), su 8,5 milioni di studenti iscritti nelle scuole statali e paritarie. Complessivamente ci sarebbero 838.712 (9,9%) alunni in presenza a scuola e 7.668.053 in dad, con la consueta alternanza del 50% per gli studenti delle superiori nelle regioni in cui è consentito. Sempre stando alle elaborazioni, le attività didattiche a scuola sarebbero seguite da 158.097 bambini delle scuole dell’infanzia (l’11,3%), 287.948 alunni della primaria (11%), 191.336 alunni della scuola secondaria di I grado (il 11,2%) e parzialmente in alternanza al 50% 201.331 studenti delle superiori (il 7,2%).
Veneto, Piemonte, Lazio e Friuli-Venezia Giulia potrebbero essere le prossime Regioni a chiudere completamente gli istituti scolastici. Si potrebbero salvare da questa chiusura totale solo la Sicilia (indice a 142) con 615.891 alunni a scuola, la Val d’Aosta (indice 113) con 15.552 in presenza e la Sardegna (indice 61) con 207.286 alunni in zona bianca. Come arginare questa debacle? Sasso ha una prospettiva a lungo termine: «Abbiamo cinque mesi per lavorare e ottenere risultati». Ma c’è anche chi guarda a una possibilità con impatto immediato: quella di mandare a scuola i figli dei cosiddetti «key workers», i lavoratori «per i quali non è prevista né autorizzabile la prestazione in lavoro agile», a partire dai figli degli operatori sanitari e del personale impegnato presso servizi pubblici essenziali nel contenimento della pandemia. Questa ipotesi era già stata prevista dalle note del ministero dell’Istruzione nei mesi scorsi, ma solo adesso gruppi di genitori, sulla scia delle vaccinazioni e di un anno di chiusure, hanno iniziato a organizzarsi: il comitato Priorità alla scuola del Piemonte, ad esempio, ha promosso un modulo di autocertificazione e sono già 300 le richieste arrivate in tre giorni da parte di famiglie che chiedono la frequenza scolastica in presenza dei figli. Ma per ora restano poco chiare le categorie che possono usufruirne. Il ministero non si sbilancia: c’è bisogno di un momento di riflessione, precisano i tecnici. Per ora la deroga alla dad è prevista solo per disabili, studenti con bisogni educativi speciali e attività di laboratorio.