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Lettera da un liceo antimafia

L’importanza della Scuola nella lotta alla mafia è così evidente che basta ricordarcela, ogni tanto

27/05/2012
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l'Unità

La mafia è l’ombra che cala su una stanza quando si abbassano lentamente le tapparelle. Riesce ad insinuarsi anche negli angoli più remoti. Quando si chiudono le palpebre della nostra consapevolezza scivoliamo nell’incubo quasi senza accorgercene, come se ci stessimo addormentando. E’ vero, ci si può abituare all’oscurità del male, e spesso succede. Ma c’è anche chi quell’oscurità proprio non la sopporta. E allora, come combattere le tenebre? Con la luce. William Butler Yeats, un poeta irlandese, scriveva: “L’istruzione non è un secchio da riempire, è un fuoco da accendere”, una frase da scolpire all’ingresso di ogni scuola. Tutti i giorni vedo, purtroppo, molti secchi pieni ma troppi fuochi spenti. Fuochi d’interesse, partecipazione, creatività e passione ridotti a cenere, cenere che non illumina e non scalda. L’importanza della Scuola nella lotta alla mafia è così evidente che basta ricordarcela, ogni tanto. L’istruzione è l’unico fenomeno che può accendere una piccola luce in una stanza buia: anche nel pieno di un contesto mafioso, la scuola può offrire punti di vista diversi e più sani rispetto a quelli che possono essere proposti dall’ambiente familiare o dalla propria rete di conoscenze. Ma fuori dal contesto mafioso, la Scuola può avere un’importanza ancora maggiore. Penso al mio liceo, il Liceo Scientifico Volta di Milano.Da anni i nostri insegnanti organizzano iniziative per informare e formare gli studenti sul mondo della mafia. L’ultima è stata la commemorazione della strage di Capaci, tenutasi il 23 Maggio davanti al nostro istituto e preceduta da una mattinata dedicata al convegno organizzato da Libera e dal Coordinamento scuole per la Legalità e la cittadinanza attiva e da un pomeriggio intenso di approfondimenti e dibattiti, con il sindaco Pisapia. Noi, che il 23 maggio 1992 non eravamo ancora nati, abbiamo conosciuto meglio l’impegno fondamentale dei più grandi esponenti della lotta alla mafia. Informarsi è il primo passo. Anche questo si chiama fare lotta alla mafia, anche questo significa accendere una luce; parlarne, scambiarsi idee, anche tra scuole e città lontane. Il nostro giornale, il Giornalotto, ha una rubrica che raccoglie voci dal Sud, a cui rispondiamo raccontando che le mafie ci sono anche a Milano. Guai a considerarsi immuni: è chiaro che la tradizione della criminalità organizzata ha precise matrici regionali, ma è altrettanto chiaro che ormai il cancro si è esteso a tutto il Paese, al mondo intero. Tanto più bisogna parlarne, studiare, denunciare: sono tutte medicine antimafia potentissime. Certo, non bastano: non è con i convegni che si mandano in galera i boss. Ci vuole sicuramente altro: è fuori dalla scuola che la Piovra recluta i suoi militanti, ma è dentro la scuola che possiamo studiare gli antidoti e crescere nella cultura dell’antimafia. Ricordandoci che, come diceva Antonino Caponnetto: “La mafia teme più la scuola che la giustizia. L'istruzione toglie il terreno sotto i piedi alla cultura mafiosa.”

ALESSANDROLUCIANO

LICEOALESSANDROVOLTA-MILANO


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