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Legambinetescuolanews-Diventare docenti: si cambia!

1. Diventare docenti: si cambia! I cinque articoli contenuti nella bozza di decreto delegato sulla formazione dei docenti che il Ministro Moratti si appresta a portare in una delle prossime sedute ...

27/07/2004
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1. Diventare docenti: si cambia!

I cinque articoli contenuti nella bozza di decreto delegato sulla formazione dei docenti che il Ministro Moratti si appresta a portare in una delle prossime sedute del Consiglio dei Ministri cambiano le regole del gioco. Cinque articoli che prevedono corsi universitari di specializzazione a numero chiuso, "praticantato" presso le scuole per gli aspiranti professori, programmazione triennale delle cattedre disponibili. Un decreto destinato a riformare le modalità di arruolamento degli insegnanti di ogni ordine e grado.

L'attuale percorso formativo costituito dalla laurea in scienze della formazione primaria (per la scuola primaria) o presso le Ssis per quello relativo all'insegnamento secondario è sostituito da corsi biennali universitari di specializzazione a numero chiuso, abilitanti all'insegnamento. Dopo aver individuato la relativa copertura finanziaria, il Ministro determina per ogni triennio la programmazione dei posti disponibili e vacanti a livello nazionale. E saranno altri futuri decreti ministeriali a determinare il profilo culturale e professionale del docente, le classi dei corsi di laurea, i relativi ambiti disciplinari, "in modo da garantire, al termine del percorso formativo, l'acquisizione del profilo culturale e professionale del docente, con attenzione alle specifiche conoscenze, abilità e competenze coerenti con il servizio di insegnamento previsto per le singole classi di abilitazione".

Vengono così confermate le preminenti finalità di approfondimento disciplinare del nuovo corso di laurea specialistica, suggerito dalla formula "chi sa, sa anche insegnare"; non è importante conoscere i meccanismi della didattica, intesa come insieme di regole e di procedure per impostare e condurre l'insegnamento!

Ma a stravolgere le regole del gioco ci pensa l'art. 3 Accesso all'insegnamento. Il metodo finora usato di assunzione sarà un ricordo del passato. Addio allo scorrimento delle graduatorie e al concorso pubblico! Si passa alla chiamata diretta delle scuole. Per poter ottenere l'immissione in ruolo i docenti, chiamati dalle scuole tra coloro che sono iscritti in un albo regionale, dovranno svolgere "attività di tirocinio, con valore di praticantato, con assunzione di responsabilità di insegnamento sotto la supervisione di un tutor designato dall'istituzione interessata, nell'ambito di appositi contratti di formazione lavoro con le istituzioni o scuole interessate". In altre parole, i praticanti occuperanno posti di lavoro vacanti. Soltanto al termine del tirocinio, la cui durata non è stata ancora indicata (due anni?), dopo aver discusso con il comitato di valutazione del servizio della scuola una relazione sulle esperienze e le attività svolte, se il giudizio espresso dal tutor e dal dirigente scolastico è favorevole, i docenti vengono assunti in ruolo con il vincolo di permanere almeno tre anni nella scuola presso cui è stato effettuato il tirocinio.

Infine l'ultimo articolo prevede che le attuali graduatorie esisteranno fino ad esaurimento. In via transitoria il numero dei posti individuato dalla programmazione triennale sarà ripartito nel 25% riservato alle lauree specialistiche, 25% agli idonei dei concorsi (in cui potranno confluire i sissini), 50% agli iscritti nelle graduatorie permanenti. E se tutto procede senza intoppi già dall'anno scolastico 2007/08 sarà possibile avere nella scuola i "nuovi docenti".

Ancora una volta un decreto che corre il rischio di essere incostituzionale (l'art. 97 della Costituzione recita che "Agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si accede mediante concorso"). Forse il Ministro, con una interpretazione tutta personale considera "concorso" la selezione per l'accesso a numero chiuso alla laurea specialistica? Ma sono presenti altri punti oscuri, poco chiari e poco trasparenti. Come avverrà la chiamata dei docenti iscritti all'albo regionale? Quali criteri saranno adottati perché non si trasformi in una chiamata di tipo "privatistico e clientelare"? E ancora. Con gli albi regionali si attua un passaggio di competenze dallo Stato alle Regioni, un anticipo di devolution. Il rischio è di creare venti diversi sistemi regionali di assunzione. I criteri di nomina del personale docente devono invece restare omogenei su tutto il territorio nazionale.

La bozza di decreto che, ricordiamo, deve ancora essere approvata dal Consiglio dei Ministri, dovrà fare poi tutto il percorso di consultazione presso le Commissioni Cultura di Camera e Senato e presso la conferenza Stato Regioni Ente Locale per ritornare nuovamente al Consiglio dei Ministri per l'approvazione definitiva.

All'orizzonte si profila, sul fronte scuola, un altro autunno caldo, dopo la "calda estate" delle graduatorie permanenti!


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