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LEGAMBIENTE SCUOLA NEWS

LEGAMBIENTE SCUOLA NEWS N. 14, APRILE 2003 Notizie e commenti sul mondo della scuola Indice 1. Legge n. 53/28. 3. 2003 2. Si riaprono le iscrizioni 3. Ed...

24/04/2003
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LEGAMBIENTE SCUOLA NEWS
N. 14, APRILE 2003

Notizie e commenti sul mondo della scuola

Indice

1. Legge n. 53/28. 3. 2003

2. Si riaprono le iscrizioni

3. Ed ora' i Licei

4. L' Emilia Romagna ci prova

5. Legge 440/97: nuova destinazione d'uso

1. Legge n. 53/28. 3. 2003

17 aprile 2003: entra in vigore la legge n. 53/28 marzo 2003 di riforma della scuola, pubblicata in Gazzetta Ufficiale il 2 aprile scorso. Da tale data partono i 24 mesi entro i quali il MIUR deve emanare 'nel rispetto delle competenze costituzionali delle regioni e di comuni e province, in relazione alle competenze conferite ai diversi soggetti istituzionali, e dell'autonomia delle istituzioni scolastiche, uno o più decreti legislativi di attuazione'. Ciò significa che i decreti, approvati prima di tutto dal Consiglio dei Ministri, (che non sempre si è mostrato accondiscendente con le proposte della Ministra), devono essere sottoposti al parere di competenza della Conferenza Unificata Stato - Regioni, del Consiglio Nazionale Pubblica Istruzione (CNPI) e delle Commissioni Parlamentari di Camera e Senato che hanno 60 giorni di tempo per pronunciarsi. I primi decreti applicativi potranno così essere pronti, se si procede in fretta, non prima di luglio. Ancora una volta si decidono cambiamenti significativi a scuole chiuse.

Dal 17 aprile si contano anche i 90 giorni entro i quali il MIUR deve predisporre 'il piano programmatico di interventi finanziari, da sottoporre all'approvazione del Consiglio dei Ministri, previa intesa con la Conferenza Unificata ' Stato '#8211; Regioni. Il piano programmatico potrà essere sostenuto, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, mediante disposizioni contenute in finanziaria. Quella del 2003 non prevede alcun stanziamento per la riforma appena approvata. Questo vuol dire che per l'anno scolastico 2003/04 potranno partire solo interventi senza 'oneri aggiuntivi' a meno che il Ministro Tremonti non sia disponibile a trovare i finanziamenti necessari!

2. Si riaprono le iscrizioni

Riaperte le iscrizioni alla scuola per l'infanzia e alla classe prima della scuola primaria per i bambini che compiono 3 e 6 anni entro il 28 febbraio 2004, sempre che le famiglie lo richiedano. E' questo il primo passo del MIUR conseguente all'entrata in vigore della legge 53/03. Il nodo, che ha fatto discutere anche la stessa maggioranza tanto da presentare un ordine del giorno che invita a graduare il più possibile nel tempo l'applicazione della norma, è stato sciolto solo per la scuola primaria. Le iscrizioni possono essere presentate entro il 30 aprile. Tolte le vacanze per Pasqua e per il ponte del 25 aprile, restano pochi giorni per presentare (e accogliere) le domande dei circa 80.000 bambini che ne hanno diritto. Quanti di loro potranno effettivamente frequentare a settembre e a quanti di loro sarà negato questo diritto? Gli alunni verranno inseriti, fino a saturazione, nelle classi che hanno meno di 25 alunni, distribuendoli, se non ci fosse posto nella sede richiesta, anche nei diversi plessi del circolo. Saranno istituite nuove classi solo 'sulla base di un attento esame' utilizzando la dotazione aggiuntiva di posti assegnata'': 1472 nuove cattedre messe a disposizione per nuove classi prime (sul sito www.legambiente.com/canale6/scuola alla voce news si possono consultare le suddivisioni regionali) finanziate con 12,7 milioni di euro appositamente dalla legge 53/03. Il numero di docenti aggiuntivi non compensa i 1950 posti tagliati nella definizione dell'organico di diritto. Dove sono stati reperiti i fondi? Forse da quelli che il Ministro Tremonti ha sottratto alla scuola con il decreto taglia spese del novembre scorso (vedi dossier "La scuola pubblica si smonta" sul sito www.legambiente.com/canale6/scuola )? Se così fosse, ancora una volta nessun finanziamento aggiuntivo per la scuola che finanzia così se stessa!

E' un anticipo a numero chiuso. Infatti con 1.472 insegnanti si potranno costituire non più di 900 classi che possono accogliere circa 22.500 alunni a cui aggiungere quelli che troveranno posto nelle classi già istituite, nel "rispetto dei limiti numerici e dei criteri fissati'". Come riportato sopra sono 80.000 i bambini aventi diritto e se a questi aggiungiamo le probabili iscrizioni 'anticipate' sottratte alle 'primine' delle scuole paritarie, si vede bene come dovrà essere fatta "una selezione" tra i richiedenti. Tutto ciò porterà, ad avere classi più numerose, con alunni con forte disomogeneità d'età e nelle quali, data la diminuzione delle ore di contemporaneità, sarà difficile garantire contesti e proposte educative adatte alla nuova realtà. Al di là di trionfalismi propagandistici e di opposizioni pregiudiziali, occorre avviare invece un'attenta analisi dei processi avvenuti nella sperimentazione attuata tra le 251 scuole che hanno inserito alunni "in anticipo d'eta'".

Non vengono ancora aperte le iscrizioni anticipate alla scuola per l'infanzia che saranno accolte 'compatibilmente con la disponibilità dei posti e delle risorse finanziarie dei Comuni' che si trovano a dover reperire nuove aule, a veder aumentare le spese per l'edilizia scolastica, le mense, i trasporti, il materiale didattico, l'arredamento' a fronte di un consistente taglio nella scorsa finanziaria delle risorse loro assegnate. E che dire delle scuole nei piccoli plessi che in questi giorni di definizione degli organici sono in 'lista d'attesa' di chiusura? Serviranno le eventuali nuove iscrizioni a tenerli aperti? Probabilmente no, altrimenti 'saltano i conti del Ragionier Tremonti'.

3. Ed ora' i Licei

Fiuggi 27 '#8211; 28 febbraio 2003. Si sono riuniti in quella data e in quella sede '250 esperti' (secondo indiscrezioni dirigenti scolastici esclusi quelli dell'area professionale) per definire i profili degli otto indirizzi liceali individuati nella riforma della scuola: artistico, classico, linguistico, economico, musicale e coreutico, scientifico, delle scienze umane, tecnologico. Compito dei gruppi di lavoro definire i profili culturali ed educativi che dovranno avere gli studenti al termine del ciclo di istruzione superiore. Documento base di discussione è stato un documento predisposto dal MIUR dal titolo 'I Licei nel secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione' integrato dal 'Profilo educativo, culturale e professionale dello studente alla fine del secondo ciclo. Integrazione per i Licei' (il documento è consultabile sul sito: www.legambiente.com/canale6/scuola tra i documenti) che la Ministra si guarda bene da sottoporre alla discussione critica di 'docenti, famiglie, studenti'. A 'docenti, famiglie, studenti' viene invece sottoposto uno spot televisivo sulla riforma della scuola 'La scuola cresce proprio come te' (la campagna prevede anche la distribuzione di 8 milioni di opuscoli che illustrano le novità della riforma allegati a quotidiani, periodici nazionali e locali). Forse, a cose fatte, ne sarà predisposto anche uno che 'pubblicizza' i licei!

Ci limitiamo a riportare la parte iniziale del documento: '' la scuola cui i Licei hanno fatto e fanno riferimento è orientata espressamente alla theoria, ovvero al conoscere fine a se stesso, in quanto formazione della persona. Il suo fine specifico si colloca, dunque, nel e, sebbene sempre utilizzi (e debba utilizzare) téchne (strategie razionali che portano a produrre, operare, costruire qualcosa, lo fa per elaborare theoria o, comunque, per mostrare come, senza tecniche, non sarebbe possibile accreditare la certezza e l'affidabilità di una qualsiasi conoscenza. Nel percorso liceale, quindi, le esperienze pratiche di laboratorio, di progettazione, di stage, di tirocinio, fino all'alternanza scuola lavoro, sono promosse come modalità psicologiche, organizzative, metodologiche e didattiche per giungere alla conoscenza, per precisare meglio concetti e relazioni tra concetti, per illuminare teorie da sole non intuitive, piuttosto che per dimostrare capacità (professionali) di tradurre idee e progetti in oggetti e sistemi operativi di cui verificare l'efficacia e l'efficienza. Emerge da questa diversa finalizzazione della téchne l'intrinseca propedeuticità del Liceo ad ulteriori percorsi formativi teorici e pratici di completamento professionale'.

In altre parole, tutti i licei sono finalizzati all'Università o all'Istruzione Superiore. Gli attuali istituti tecnici che chiudono il ciclo di studi con un diploma immediatamente spendibile 'passeranno' all'istruzione e formazione professionale regionale, ciò supportato anche dall'o.d.g. n. 5 approvato in allegato alla legge 53/03 che 'impegna il governo a comprendere nel sistema dell'istruzione e della formazione professionale la maggior parte degli istituti tecnici''.

Nell'anno scolastico in corso sono 935.075 gli studenti che frequentano un istituto tecnico a fronte di 717.286 iscritti ad un Liceo. Quanti studenti decideranno a 13 anni di intraprendere un corso di studi che li impegna fino all'università? E quanti di quelli che si iscriveranno nell'istruzione professionale avranno poi l'effettiva possibilità di passare ai licei, così nettamente distanti dai piani di studio dei professionali regionali? Quali risorse economiche, professionali, strutturali potranno essere messe in campo perché effettivamente ciò avvenga e non sia invece mera utopia?

Ma il destino degli istituti tecnici riguarda anche i docenti che attualmente vi insegnano, 105.175 nel corrente anno scolastico. Continueranno ad essere "dipendenti dello Stato", così come prevede il "contratto di assunzione" o passeranno alle dipendenze della Regione, ognuna delle quali sarà poi libera di assumere con proprie regole? E le Regioni vorranno assumersi un carico finanziario così rilevante? Sono tutte domande a cui si dovrà dare risposta in tempi rapidi. Intanto si sta assistendo, anche nel corrente anno scolastico, ad un aumento di domande di trasferimento, da parte dei docenti, ai' licei.

4. L'Emilia Romagna ci prova

"Norme per l'uguaglianza delle opportunità di accesso al sapere, per ognuno e per tutto l'arco della vita, attraverso il rafforzamento dell'istruzione e della formazione professionale, anche in integrazione tra loro". Si intitola così la proposta di legge regionale dell'Emilia Romagna. Obiettivo è quello di portare tutti i ragazzi e le ragazze della regione, "tutti e non uno di meno" a un diploma o a una qualifica professionale e di promuovere un sistema di istruzione e di formazione non solo per tutti ma anche per tutto l'arco della vita. E lo fa cercando di colmare le lacune più negative della riforma Moratti avvalendosi dei poteri conferiti alle regioni dalla riforma del titolo V della Costituzione. In alternativa alla scelta a 13 anni, non sempre consapevole, tra il canale liceale e quello dell'istruzione e formazione professionale e alla separatezza dei due canali, la proposta di legge regionale indica un biennio integrato che può venire scelto dai ragazzi al termine della scuola media. Negli istituti superiori che aderiranno alla proposta regionale ci sarà un corso integrato nel quale gli studenti maggiormente attratti dal "saper fare" hanno l'opportunità di acquisire, per due anni dopo l'obbligo scolastico, competenze culturali di base e trasversali "che rappresentano il bagaglio di conoscenze indispensabili per lo sviluppo della persona, per la formazione alla cittadinanza, per un adeguato inserimento nel mondo del lavoro".

Estensione su tutto il territorio regionale degli Istituti Comprensivi, assegni di studio per la formazione degli insegnanti che utilizzino "l'anno sabbatico", attribuzione alle scuole di ogni competenza in materia di curricoli didattici che lo stato trasferirà alla regione, istituzione di Centri di servizi e Consulenza quali strumento di sviluppo dell'autonomia delle scuole e di sostegno alle attività dei docenti: queste le altre caratteristiche della proposta di legge che la regione intende far partire dal prossimo anno scolastico, magari in via sperimentale.

La strada intrapresa dall'Emilia Romagna, positiva per il tentativo di integrare politiche scolastiche regionali e nazionali, sembra dare per scontato che i decreti attuativi della legge 53/03, che pure dovranno essere esaminati dalla Conferenza Unificata Stato '#8211; Regioni, non possano modificare, in corso d'opera, alcune caratteristiche della legge di riforma. Infatti alcuni ordini del giorno allegati, presentati dalla stessa maggioranza, sembrano manifestare parecchie preoccupazioni sulla separatezza del canale liceale da quello dell'istruzione e formazione professionale (vedi Legambiente Scuola News N. 13) e di queste preoccupazioni la Ministra deve tenerne conto per non continuare a fare forzature sulla stessa maggioranza, dato il passaggio blindato che ha avuto la legge delega alle Camere. D'altra parte la fuga in avanti dell'Emilia Romagna potrebbe indurre anche altre regioni ad accelerare i tempi per legiferare in materia. Queste opteranno per modelli integrati o marcheranno la separatezza dei sistemi? Si sta facendo sempre più forte il rischio, reso ancora più incombente dall'approvazione alla Camera il 14 aprile scorso del disegno di legge Bossi sulla devolution, che la scuola sia al servizio delle diverse maggioranze politiche regionali. E ad aumentare il clima di incertezza sui destini della scuola c'è l'approvazione, in Consiglio dei Ministri dell'11 aprile, di un disegno di legge costituzionale di modifica della seconda parte del Titolo V della Costituzione che ricomprende il testo del disegno di legge sulla devolution. Questo comporta che i tempi di approvazione della legge che prevede legislazione esclusiva delle regioni in materia di istruzione si allungheranno ma le intenzioni sono ormai chiare. E se e quando si arrivasse al capolinea, la riforma Moratti dovrà essere rivista. Un clima di incertezza che non fa certamente bene alla scuola!

5. Legge 440/97: nuova destinazione d'uso

Le scuole stanno ancora facendo i conti con il decreto taglia spese del novembre scorso che già si prospettano 'sacrifici' anche per il prossimo anno scolastico. In Commissione Cultura della Camera si sta discutendo infatti dei fondi che finanziano la L. 440/97 'Fondo per l'arricchimento e l'ampliamento dell'offerta formativa e per gli interventi perequativi' per l'autonomia scolastica. 214.059.000 euro a cui aggiungere 10.986.588 euro per l'handicap, scuola in ospedale' In totale 225.045.588 euro, rispetto allo scorso anno un taglio di 12.390.000 euro. Alla Ministra compete l'individuazione delle priorità e la suddivisione dei fondi. Così sono state individuate come priorità 'le iniziative volte a promuovere e supportare la riforma degli ordinamenti scolastici, con particolare riguardo alla scuola per l'infanzia e alla scuola primaria' riservando a questa voce ben 136.164.800 euro pari al 63,61% dell'intero stanziamento. Gli interventi più significativi prevedono 13.200.000 euro per la comunicazione del progetto di riforma (lo spot pubblicitario 'La scuola cresce proprio insieme a te'?), 5.268.000 euro alle scuole paritarie per lo sviluppo dell'offerta formativa e l'avvio della riforma, 95.060.000 euro saranno assegnati direttamente alle scuole: 50% alle scuole dell'infanzia ed elementari in base al numero di docenti e di alunni per l'introduzione della lingua straniera e l'insegnamento tecnologico, il 40% a tutte le istituzioni scolastiche, il 10% agli Uffici Scolastici Regionali per interventi di supporto e monitoraggio. Il resto (77.894.200 '#8364;) viene impegnato per interventi perequativi nell'ambito dell'area professionalizzante degli istituti professionali (19.172.200 '#8364;), per il sostegno dell'istruzione e la formazione fino al diciottesimo anno di età, ivi compresa l'alternanza scuola-lavoro (scompare la dicitura 'obbligo formativo'!), formazione tecnica superiore e educazione permanente (53.052.000 '#8364;, - 13,75% rispetto allo scorso anno, vedi il dossier 'La scuola pubblica si smonta" sul sito www.legambiente.com/canale6/scuola), valutazione dell'efficacia ed efficienza del sistema scolastico (5.670.000 '#8364;) .

Così, una semplice circolare cambia gli obiettivi della legge 440/97, all'interno dei quali si dovrebbero individuare le priorità: piena realizzazione dell'autonomia scolastica, introduzione dell'insegnamento di una seconda lingua comunitaria nelle scuole medie, innalzamento del livello di scolarità e del tasso di successo scolastico, formazione del personale della scuola, realizzazione di iniziative di formazione post secondaria non universitaria, sviluppo della formazione continua e ricorrente, interventi per l'adeguamento dei programmi di studio dei diversi ordini e gradi, interventi per la valutazione dell'efficienza e dell'efficacia del sistema scolastico, realizzazione di interventi perequativi in favore delle istituzioni scolastiche tali da consentire, anche mediante integrazione degli organici provinciali, incremento dell'offerta formativa, realizzazione di interventi integrati, copertura della quota nazionale di iniziative cofinanziate con i fondi strutturali dell'Unione europea.

La Ministra invece ha pensato, con i fondi che dovrebbero servire a finanziare l'attività quotidiana delle scuole, di supportare economicamente la legge 53/03 che, per avere efficacia ha bisogno dei 'suoi' decreti attuativi che non sono ancora stati emanati e dei 'suoi' finanziamenti, stanziati con apposita legge, così come previsto dall'art. 7 della stessa legge.

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