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LEGAMBIENTE SCUOLA NEWS N. 13, MARZO 2003 Notizie e commenti sul mondo della scuola Indice Riforma della scuola: FATTO! Scuola pubblica: TU per pochi, IO per tutti: verso il 12 ...

23/03/2003
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LEGAMBIENTE SCUOLA NEWS
N. 13, MARZO 2003

Notizie e commenti sul mondo della scuola

Indice

Riforma della scuola: FATTO!
Scuola pubblica: TU per pochi, IO per tutti: verso il 12 aprile
Gli insegnanti sono ancora troppi'
Il Progetto pilota 2 per la valutazione del servizio scolastico: falsi problemi e domande legittime
L'istruzione in vendita

1. Riforma della scuola: FATTO!

Il Senato ha dato il via libera alla riforma della scuola, dopo il "rinvio" da parte dei senatori della maggioranza che per ben cinque volte il 6 marzo scorso hanno fatto mancare in aula il numero legale. Stavolta la Ministra Moratti ha visto approvata la sua riforma: 146 sì, 101 no, 2 astenuti. Iscrizione anticipata alla scuola per l'infanzia ed elementare, valutazione biennale dell'allievo, piani di studio con quota nazionale e regionale, doppio canale, formazione degli insegnanti: questi i contenuti dei 7 articoli approvati. Anche in questa terza lettura la legge delega è stata blindata: tutti gli emendamenti sono stati rigettati. La maggioranza ha affidato ad ordini del giorno, accolti dal governo, la possibilità di intervenire sui sette articoli della riforma: 9 gli ordini del giorno presentati dal Senato, ben 33 quelli della Camera a cui aggiungere anche 4 raccomandazioni. Sono confluite qui le divergenze, i contrasti, i dissensi esistenti all'interno del Polo. La legge approvata prevede l'iscrizione anticipata alla scuola per l'infanzia e alla scuola elementare per i bambini che compiono rispettivamente 3 anni e 6 anni entro il 30 aprile dell'anno scolastico di riferimento. Ecco allora l'ordine del giorno che "impegna il governo a graduare il più possibile, nel tempo, l'applicazione della norma' al fine di apprestare le condizioni necessarie di carattere organizzativo ed economico". Una conferma in più che, approvata la riforma, mancano i soldi per applicarla!

Ben tre ordini del giorno chiedono di rivedere la valutazione biennale dell'alunno, di demandare al Consiglio di classe la decisione di un'eventuale non ammissione all'anno successivo anche nel primo anno del periodo.

Se l'art. 2 prevede piani di studio personalizzati che contengono un nucleo fondamentale, omogeneo su base nazionale e una quota riservata alle regioni, ''negando di fatto alle istituzioni scolastiche l'esercizio della autonomia di progettazione didattica che viene loro riconosciuta dalla Costituzione", l'o.d.g. n. 12 "impegna il governo ad attuare il principio costituzionale delle istituzioni scolastiche riconoscendo alle stesse, all'interno dei rispettivi piani di studio, la disponibilità di una quota del monte ore orario annuo obbligatorio, destinata a differenziare l'offerta formativa rispetto ai bisogni degli utenti'.

Mentre l'o.d.g n. 5 "impegna il governo a comprendere nel sistema dell'istruzione e della formazione professionale (n.d.r.: regionale) la maggior parte degli istituti tecnici, professionali e centri di formazione professionale regionale, "invita anche a dotarli di una struttura flessibile che interagisca con il sistema di istruzione e formazione liceale", un altro manifesta la preoccupazione sui "meccanismi che consentono il passaggio dal sistema dei licei a quello dell'istruzione e formazione professionale e viceversa".

Se il Senato, all'art. 5 indica per la formazione degli insegnanti lauree specialistiche con 'preminenti finalità di approfondimento disciplinare', la Camera, con un od.g. 'impegna il governo a prevedere relativamente alla formazione iniziale dei docenti, crediti aggiuntivi finalizzati all'acquisizione di competenze professionali specifiche' da conseguire presso le Università.

Preoccupa invece l'indicazione contenuta nell'o.d.g. n. 31 della Camera che mette in discussione l'obbligo per le scuole paritarie, svolgendo un servizio pubblico, di accogliere chiunque richieda di iscriversi. L'o.d.g. impegna il governo ad "assicurare alle scuole paritarie la possibilità di salvaguardare la propria specificità formativa e qualitativa, anche attraverso una valutazione dei pregressi meriti scolastici e dei crediti formativi degli studenti che chiedono l'iscrizione".

Adesso il Governo ha 24 mesi di tempo per emanare i decreti attuativi. La strada della riforma diventa ardua. Ogni decreto legislativo applicativo deve avere una relazione tecnica che ne indichi le spese e potrà essere emanato solo dopo l'entrata in vigore di provvedimenti legislativi che ne diano la copertura finanziaria, Ancora una volta gli interventi per la scuola sono decisi, nei tempi e nei modi, dal Ministro Tremonti.

2. Scuola pubblica: TU per pochi, IO per tutti: verso il 12 Aprile

Per il 12 aprile a Roma si sta preparando una grande manifestazione nazionale per la scuola pubblica di qualità per tutte e per tutti, per fermare la Moratti, contro la privatizzazione, perché la scuola sia un reale diritto di cittadinanza ed educhi a costruire la pace. Per impulso di alcune organizzazione (CGIL, UDS, CIDI, MCE, CGD, ARCI, Associazione 31 ottobre, CRS, Gruppo Abele, Legambiente, Pax Christi) si sta costruendo una ampio schieramento (v. le adesioni sul sito https://www.12aprile.it), che raccoglie tutti i movimenti di questi ultimi anni. Qui di seguito pubblichiamo l'appello dei primi promotori.

Appello alle associazioni della società civile e del mondo professionale, alle istituzioni, al mondo della cultura e della ricerca, ai cittadini, ai lavoratori, agli insegnanti, ai giovani, ai genitori.

Riformare la scuola è una necessità per rispondere più efficacemente al bisogno diffuso di sapere, per superare ritardi e limiti dell'attuale sistema, per elevare il livello culturale degli uomini e delle donne, per rilanciare lo sviluppo e l'occupazione.

La controriforma Moratti rischia di far arretrare il Paese, abbassandone il livello culturale e la qualità dello sviluppo; favorirà i pochi a danno dei molti; accentuerà le differenze fra le classi sociali e i territori. Ridurrà l'obbligo scolastico di un anno anziché estenderlo almeno fino a sedici anni.

L'istruzione, da parte di questo governo, non viene considerata una risorsa per la collettività ma un settore di risparmio su cui operare tagli di personale, di risorse, di finanziamenti. La logica che emerge dall'insieme dei provvedimenti sulla scuola è quella della riduzione: meno diritti, meno risorse, meno tempo scuola, meno partecipazione democratica.

Investire nella scuola è condizione basilare per un Paese che guarda all'Europa e al Mondo perché non c'è futuro se non si investe in istruzione, in ricerca, e innovazione. La formazione lungo tutto l'arco della vita è il nuovo diritto che va garantito alla persona per affrontare i cambiamenti del nostro tempo.

La scuola pubblica, laica, aperta a tutti, è un principio irrinunciabile per quanti hanno a cuore i diritti, lo stato sociale, le regole su cui è cresciuta la nostra democrazia, la realizzazione di un Paese equo, solidale, sostenibile.

L'istruzione è un diritto universale e primario di cittadinanza.

In un mondo in cui cresce la ricchezza disponibile ma aumentano le disuguaglianze sociali, bisogna guardare ad una istruzione di qualità per tutti, come condizione ineliminabile per costruire nella pace un altro mondo possibile.

Per sostenere le ragioni di una scuola pubblica, laica, di qualità per tutti CGIL, UDS, CIDI, MCE, CGD, ARCI, Associazione 31 ottobre, CRS, Gruppo Abele, Legambiente, Pax Christi promuovono per il 12 Aprile 2003 ROMA - PIAZZA S. GIOVANNI una grande manifestazione nazionale per la scuola pubblica.

L'istruzione è una questione che riguarda tutti. Aderisci anche tu!

(l'intero documento può essere consultato sul sito: http//:www.legambiente.com/canale6/scuola )

3. Gli insegnanti sono ancora troppi'

'Premesso che la legge 28. 12. 2001 n. 448 (finanziaria 2002) prevede una riduzione dei posti di insegnamento nel triennio 2002/03, 2003/04, 2004/05 di complessive 33.847 unità dei quali 12.651 per l'anno 2003/04, tale riduzione è prioritariamente finalizzata alla razionalizzazione dell'organizzazione dei servizi scolastici e formativi ed all'elevazione del rapporto alunni/docenti; ne consegue che il reinvestimento dei risparmi per la 'valorizzazione professionale del personale docente della scuola' assume un valore sequenziale e subordinato. Dalle suesposte considerazioni deriva che la 'valutazione politica circa la non obbligatorietà del raggiungimento dell'obiettivo di riduzione dei 12.651 posti previsti dalla legge finanziaria 2002 rinunciando ai relativi risparmi' è preclusa a questa Amministrazione. D'altra parte questo Ministero, sia pure indirettamente, ha corrisposto in termini positivi alla prospettata esigenza di contenere l'incidenza della riduzione dei posti''. (Roma, 4 marzo 2003)

Questa la dichiarazione messa a verbale dal MIUR nell'ultimo incontro di concertazione per la definizione degli organici con i sindacati scuola. Lo 'sconto' concesso dal Ministero ha portato a 8.595 i posti da tagliare. Solo la scuola per l'infanzia vede un aumento di 412 posti. La scuola elementare ne perde 1.950 (e potranno essere molti di più con l'introduzione del 'maestro prevalente' della riforma Moratti appena approvata), più contenuto il calo per la scuola media (304), alto invece il taglio nella scuola superiore (6.132 cattedre pari ad una variazione di organico del '#8211;2,69%). Anche il sostegno, già pesantemente toccato dai tagli finanziari, cede 1.058 posti rispetto all'organico di diritto dello scorso anno scolastico (la previsione di organico, suddivisa per ordini di scuola e per regione, è consultabile sul sito www.legambiente.com/canale6/scuola tra le news). La regione più colpita è la Sardegna (-3,83%) seguita dalla Calabria (-3,18%), dalla Basilicata (-2,77%), dall'Abruzzo (-2,64%) Quante di queste cattedre 'perse' saranno collocate nei piccoli comuni? Quanti piccoli plessi saranno chiusi?

Vengono confermate tutte le misure restrittive introdotte lo scorso anno: insegnamento dell'inglese nella scuola elementare riservato solo al secondo ciclo, compatibilmente con la disponibilità di organico di docenti specializzati in servizio nella scuola; cattedre ricondotte tutte a 18 ore settimanali anche mediante l'individuazione di moduli organizzativi diversi da quelli previsti dai decreti costitutivi delle cattedre (quest'anno la misura è estesa anche alla scuola media inferiore); soppresse le cattedre formate sugli 'spezzoni' che possono essere assegnati, prioritariamente e fino a 24 ore ai docenti interni, smantellato interamente l'organico funzionale. Appare una nuova misura restrittiva: le classi prime di sezioni staccate, scuole coordinate, sezioni di diverso indirizzo e specializzazione debbono essere istituite solo con un numero di alunni non inferiore a 20.

Un discorso a parte merita la previsione di organico per il sostegno: 1.058 cattedre in meno ma saranno molte di più in situazione di organico di fatto. Secondo i dati resi noti dal MIUR nella pubblicazione del mese scorso '2003: l'handicap e l'integrazione nella scuola', i docenti di sostegno nel corrente anno scolastico sono stati 74.626 di cui 25.341 in deroga, su decisione e responsabilità dei Dirigenti Scolastici. Quanti potranno essere nel prossimo anno i docenti assegnati in deroga dai Direttori Scolastici Regionali? La previsione di organico ne aggiunge solo 8.274. Tutto lascia pensare che lo 'spreco' degli insegnanti di sostegno sarà limitato. La misura in finanziaria per rivedere i criteri per la certificazione dell' handicap è stata messa proprio per questo. Intanto il decreto del Presidente del Consiglio che doveva emanare 'modalità e criteri di certificazione' entro 60 giorni dall'entrata in vigore della finanziaria (quindi entro febbraio), non appare all'orizzonte.

4. Il Progetto pilota 2 per la valutazione del servizio scolastico: falsi problemi e domande legittime

È in corso di realizzazione il secondo progetto pilota per la valutazione del servizio scolastico (PP2). È opportuno cercare di chiarire quali ne siano le caratteristiche, anche perché il numero elevato di adesioni registrate (oltre 7.000 scuole) ne fa comunque un'esperienza rilevante. È opportuno, soprattutto, cercare di riflettere sulle ipotesi che lo guidano (o sulla loro mancanza) per capire verso quale direzione il MIUR si stia muovendo nel campo della valutazione del sistema scolastico. Va ricordato che il testo di riforma della scuola approvato al Senato prevede l'emanazione di un apposito decreto legislativo per la ridefinizione dei compiti dell'attuale Istituto nazionale di valutazione (INVALSI), cui verrà affidato il compito di effettuare 'verifiche periodiche e sistematiche sulle conoscenze e abilità degli studenti e sulla qualità complessiva dell'offerta formativa delle istituzioni scolastiche e formative'.

Come si inserisce il PP2 in questo quadro?

Il progetto prevede la rilevazione delle conoscenze e delle abilità degli studenti in italiano, matematica e scienze nelle classi IV elementare, I media , I e III superiore.

È prevista anche la compilazione da parte delle scuole di un 'questionario di sistema'.

Il Progetto pilota 1, realizzato lo scorso anno, aveva per obiettivo il provare la 'macchina organizzativa'. Il PP2 sembra proporsi lo stesso obiettivo, visto che non sono stati chiariti adeguatamente eventuali altri scopi. Insomma, l'oggetto della 'prova pilota' sarebbe ancora la dimensione organizzazione. Vale soltanto la pena di ricordare, a questo proposito, che il rapporto distribuito lo scorso anno sul PP1 dedicava pochissima attenzione a questa dimensione, che a parole ne sarebbe stato l'obiettivo principale.

La domanda che sorge spontanea è: in funzione di quale prospettiva futura si sta 'provando la macchina'? Quali saranno i futuri obiettivi del sistema di valutazione? L'attuale organizzazione del PP2 non fornisce risposte sufficienti a queste domande, anzi ne fa sorgere di ulteriori.

1. Anche quest'anno la partecipazione delle scuole è volontaria. È vero che è stato costruito anche un campione statistico di scuole, ma le scuole che non ne fanno parte sono state lasciate libere (più o meno, viste le pressioni di direzioni regionali e di dirigenti scolastici) di aderire o meno. Il modello che sembra di poter intravedere è quindi tendenzialmente quello di rilevazioni che coinvolgono la totalità delle scuole. Qual è l'obiettivo di queste rilevazioni? Valutare le prestazioni degli studenti o valutare le scuole? Non è chiaro se si voglia andare verso una prospettiva quale quella prevista dall'originario progetto Bertagna (rilevazioni nazionali a inizio anno scolastico in alcune aree curricolari fondamentali, i cui risultati possono essere utilizzati dagli insegnanti per orientare il proprio lavoro annuale) o quella della verifica delle prestazioni degli studenti in funzione della valutazione delle scuole.

2. Se la prospettiva è la prima, qual è il senso di una rilevazione effettuata nella seconda metà di marzo e per di più, come è stato affermato, su competenze che gli studenti dovrebbero maturare alla fine del precedente anno scolastico?

3. Che cosa intendono (possono) rilevare e 'misurare' le prove che verranno somministrate agli studenti? Sembra di capire che si riferiscano ad abilità e competenze che dovrebbero essere acquisite al termine del precedente anno scolastico. Per le superiori, poi, le prove sono identiche per tutti gli indirizzi (dal liceo classico al professionale). Questo avvalora la tesi che esse siano soltanto in parte legate ai curricoli specifici, ma abbiano piuttosto l'obiettivo di rilevare conoscenze, abilità e competenze di carattere generale. Si va, allora, tendenzialmente verso rilevazioni nazionali di natura sommativa? In questo caso le domande sono molte: che rapporto c'è con il testo di riforma approvato al Senato? Si pensa ad un sistema esterno di certificazione (tipo quella prevista dalla riforma al termine del primo e del secondo ciclo della scuola riformata)?

4. Sarebbe interessante capire, da questo punto di vista, quali siano le caratteristiche effettive delle prove. Quando arriveranno alle scuole si potrà ragionare meglio su questo aspetto. Per ora possiamo legittimamente porci altre domande: che cosa effettivamente consentono di misurare queste prove? Si tratta effettivamente di prove in grado di misurare le competenze o, molto più banalmente, si limitano a registrare il possesso di alcune conoscenze di base (o magari di alcune abilità di base, tipo comprensione della lettura per quanto riguarda l'italiano)? A questo proposito, è stato detto che le prove di quest'anno sono state preparate da gruppi di esperti individuati dal 'Gruppo per la valutazione' costituito presso il MIUR. Da chi sono costituiti questi gruppi di esperti? In base a quali criteri sono stati individuati? Come sono state elaborate le prove? Sono state effettuate somministrazioni di prova per verificarne la validità? E, prima ancora, è possibile conoscere che cosa dovrebbero misurare nelle intenzioni di chi le ha elaborate?

Si tratta di domande di fondamentale importanza che le scuole e gli insegnanti hanno il diritto di porre e a cui chi ha organizzato la rilevazione ha il dovere di rispondere pubblicamente.

5. Il cosiddetto 'questionario di sistema' è quest'anno diverso da quello utilizzato nel PP1. È molto più ampio e si propone l'obiettivo di avviare dei processi di riflessione all'interno delle scuole. Che rapporto esiste tra questo questionario e le prove che verranno somministrate agli studenti? Verranno incrociati i dati delle due rilevazioni? In caso affermativo, in che modo? Se questa è l'intenzione, sono stati 'pensati' in questa prospettiva? Oppure sono stati elaborati separatamente? In questo secondo caso qualsiasi incrocio con i risultati degli studenti rischia di essere arbitrario. L'impressione (anche questa da verificare alla luce delle caratteristiche delle prove) è che anche quest'anno ci si trovi di fronte a due rilevazioni separate e che il rendimento degli studenti venga considerato come una variabile indipendente, isolata dal contesto di scuola e '#8211; peggio ancora '#8211; dal retroterra socio-culturale degli studenti.

Se l'obiettivo è invece quello di avviare processi di autovalutazione, perché si è scelto d'inserirlo in una rilevazione nazionale? Che tipo di sostegno verrà dato alle scuole per sviluppare le attività (e la cultura) dell'autovalutazione?

6. Questo porta ad un'ulteriore domanda, forse la più delicata. Si pensa, forse, in prospettiva, di poter valutare le scuole sulla base del rendimento degli studenti? È questa la domanda più delicata per diversi motivi. Perché far derivare un giudizio sulla qualità delle scuole soltanto dal livello di prestazione degli studenti è molto pericoloso, in quanto non tiene conto dei contesti specifici entro cui l'attività educativa di ciascuna scuola si realizza. Perché la prospettiva di stilare eventuali graduatorie di scuole sulla base di rilevazioni soltanto di questo tipo rischierebbe di creare una sorta di 'mercato' entro cui i consumatori (genitori e studenti) dovrebbero effettuare le proprie scelte. Ma, soprattutto, perché rischia di rinforzare le posizioni di chi dentro e fuori la scuola è ancora contrario a qualsiasi tipo di valutazione: degli studenti, delle scuole, del personale scolastico.

7. La scuola italiana ha invece bisogno di valutazione. È necessario superare le resistenze che ancora sono diffuse in questo senso. Ma si tratta di una prospettiva non soltanto normativa, ma prima di tutto culturale. Su questo piano tutte le improvvisazioni, gli errori metodologici e scientifici, le ambiguità nella definizione degli obiettivi e delle prospettive risultano deleteri e controproducenti.

Insomma, non può lavorare in questa direzione chi improvvisa e non sa verso quale direzione intende muoversi. La discussione può e deve essere anche molto accesa, è legittimo (e auspicabile) che esistano modelli di riferimento diversi. Ma perché si possa effettivamente discutere bisognerebbe sapere di che cosa si sta discutendo. E non è questo il caso. Anzi non sembra che ci sia molta disponibilità in questo senso, le posizioni critiche non sono particolarmente tollerate da questo Ministero.

Forse è per queste ambiguità che si stanno diffondendo nelle scuole e tra gli insegnanti dubbi e paure intorno al PP2. Va anche detto, però, che spesso queste paure sono poco comprensibili. Non sarà possibile comunque risalire ai risultati dei singoli studenti. Spetterà alle scuole decidere quale uso fare dei risultati della rilevazione. Insomma, nonostante tutto, è alle scuole che alla fine spetteranno le decisioni (almeno ancora per quest'anno). A volte, è probabile che dietro questi dubbi e queste paure si nasconda un'insofferenza nei confronti di qualsiasi tipo di valutazione esterna. Purtroppo quest'insofferenza è in parte derivata, se non legittimata, dalle ambiguità e dalle contraddizioni del PP2.

5. L'istruzione in vendita

Cancun, 10-14 settembre 2003. Si terrà qui la V Conferenza Ministeriale del WTO (World Trade Organizzation, Organizzazione Mondiale del Commercio). Obiettivo dell'incontro per i governi membri del WTO (144 Paesi che coprono il 90% del commercio internazionale dei beni) è l'estensione del processo di liberalizzazione ai servizi di base.

Entro il 31 marzo l'Unione Europea dovrà presentare, in base all'Accordo Generale sul Commercio (GATS), l'elenco dei servizi pubblici che è disposta a 'mettere sul mercato', scelti tra i 160 settori previsti dal WTO. Si tratta di una molteplicità tra i quali servizi pubblici come gli acquedotti, l'energia elettrica, i trasporti e, soprattutto, sanità ed istruzione, due 'fette di mercato' molto ricche (3.500 miliardi di dollari la spesa annuale mondiale per la prima, 2.000 miliardi di dollari per l'istruzione). Dato l'alone di segretezza in cui si stanno svolgendo i lavori, non è dato sapere quali servizi stiano per essere 'messi in vendita'. Se l'istruzione fosse tra questi (sono forti le pressioni internazionali perché ciò avvenga), si completerebbe l'opera di smantellamento della scuola pubblica che questo governo ha iniziato e pervicacemente sta portando avanti, una scuola vicina alla richiesta del mondo dell'imprenditoria: meno ore di insegnamento obbligatorio per tutti (così, chi può, ha il tempo per corsi privati), meno insegnanti (vedi i ripetuti tagli degli organici), meno investimenti (vedi i tagli finanziari riportati nel dossier 'La scuola pubblica si smonta' consultabile sul sito www.legambiente.com/canale6/scuola ). La scuola come la sanità potrebbe essere merce in vendita, bene privato da comprare non disponibile per le famiglie culturalmente e socialmente più deprivate. L'istruzione è un diritto e come tale deve continuare ad essere un servizio pubblico e di qualità per tutti.

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