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Left Avvenimenti: Invito la Gelmini: Ministro, ci venga a trovare. Basta che attraversi la strada. Siamo vicini

Parla Lidia Cangemi, la dirigente scolastica della prima scuola costruita a Roma dopo l’Unità d’Italia: «Le riforme non si calano dall’alto»

17/10/2009
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di Ilaria Bonaccorsi

Non siamo all’Iqbal Masih di Centocelle. Non è la “solita” triste storia di periferia. Siamo in pieno centro storico, a Trastevere, e la scuola è la Regina Margherita. La prima di Roma, inaugurata nel 1888 dalla regina Margherita. A un mese dall’inizio dell’anno scolastico chiediamo a Lidia Cangemi, dirigente scolastica dell’Istituto comprensivo che va dalla scuola dell’infanzia fino alla scuola media e che ospita più di settecento studenti (a cui vanno aggiunti quelli della scuola d’infanzia comunale e della primaria G.G. Badini ), come stanno le “sue” scuole.

L’anno scolastico è iniziato, le tende dei precari davanti al ministero dell’Istruzione sono appena state smontate ma le polemiche contro il ministro non si smorzano. Cosa accade nelle “sue” scuole? I problemi sono tanti. Il primo è proprio la lotta contro la quotidianità. Per il funzionamento ci sono stati dati zero euro, questo vuol dire che le scuole devono fare ricorso ad altre risorse. Anche gli enti locali sono in grave difficoltà, per cui ci vengono a mancare i nostri interlocutori primari, Comune e municipio. Diventa difficile occuparsi di manutenzione, sicurezza, misure antincendio. L’altro fronte è il malcontento che serpeggia tra i docenti perché di fatto questo taglio sugli organici ricade sui bambini, sui ragazzi ed è stato fatto senza prevedere una comunicazione su come andava attuato. Questo ha creato un clima di grande conflittualità, non contro il dirigente ma contro un sistema, un modo di operare.

“Sacche di inefficienza, sprechi, dirigenti incapaci e fannulloni”. Questi, secondo Brunetta e Gelmini, sono i problemi della scuola. Hanno ragione? Il ministero dell’Istruzione è il più grande d’Europa. E in quanto tale non può non avere, e questa è semplice statistica, punte di minor efficienza. Parliamo di oltre un milione di operatori nel settore. È normale che nel milione ci sia il buono, il meno buono e il cattivo. Detto questo, a mio parere, quando lavori con materiale umano, con bambini, studenti, genitori, difficilmente puoi nascondere la tua incapacità. Una scuola che ha un dirigente incompetente alla lunga non tiene. Si smonta.

Premesso che Tremonti e Gelmini non si divertono a tagliare fondi alla scuola, l’ipotesi è che stiano cercando di “risanare” come si fa, per esempio, nelle aziende private. Attraverso la “riduzione di spesa”. Questa ricetta funziona per la scuola? No, a mio parere, no. Credo che l’obiettivo debba essere la qualità. È inutile tagliare laddove è già stato tagliato. Abbiamo, ho già detto, zero fondi per il funzionamento, e i docenti hanno degli stipendi più che modesti. Bisognerebbe puntare sulla qualità. Sulla formazione, sull’innovazione. Che non è per forza innovazione tecnologica ma, per esempio, far sì che un professore sia al passo con i tempi di un ragazzo di tredici anni. Penso che il sistema del taglio qui non funzioni. Non stiamo parlando della produzione di scatole di cartone, per cui riduco la spesa dello scotch e ottengo l’effetto. Qui produciamo la futura Italia e invece di fare tagli sulla quantità dovremmo investire sulla qualità.

De Mauro sostiene che l’accumulo di precariato è dipeso dall’assenza di concorsi per vent’anni. Il Tar del Lazio commissaria il ministro Gelmini. Al di là delle polemiche sui giornali, cosa accade nelle classi. Ore scoperte, tempo pieno che salta? Per esempio, nella scuola media ci sono cattedre che si sono perse. Docenti che lavoravano da noi ora insegnano fuori Roma. Accettano di fare 11 ore su 11 classi diverse - questo è il caso di una nostra insegnante di lettere -. Abbiamo moltissime persone che arrivano da fuori regione e che ogni giorno affrontano ore di viaggio perinsegnare o anche per fare il collaboratore scolastico. Quindi il problema esiste. Ora se è da attribuire ai concorsi mancati o a un’errata messa in ruolo passata, non so. Quello che io vedo sono persone disponibili ogni giorno della loro vita a viaggiare ore pur di insegnare.

Un anno di Gelmini non può avere ridotto la scuola così. Perché allora tanto chiasso? Nelle politiche di oggi vede qualcosa di diverso o un disegno più complessivo? I soldi per l’università, per la scuola, per la ricerca sono sempre stati pochi. E tutte le riforme, anche le più illuminate, hanno trovato negli anni l’opposizione dei docenti, dei sindacati ma in questo momento quello che mi sembra l’errore più grave è il poco dialogo. Per esempio non sono stati sentiti dirigenti scolastici per capire quali siano i problemi reali della scuola. Questo ministero le riforme le ha fatte calare dall’alto e si è immerso poco nella realtà del combattimento quotidiano, quello per la mancanza di banchi, per il problema dei precari, per i tubi che si rompono e non ci sono soldi per riparare. Ecco, questo ministero mi sembra lontano dalla realtà “vera” della scuola. Peraltro questo fare tagli in modo aziendalistico ci appartiene poco. Nostro è il problema dell’educazione, della formazione, del portare avanti uno Stato sociale in cui ci sia tempo e spazio per l’accoglienza del diverso, di chi è in difficoltà, che può essere il bambino assolutamente normale ma che sta vivendo un momento difficile. Il fatto di disporre tutti gli elementi in modo aziendalistico tagliando spazi e tempi per la ricerca e la riflessione produce danni sulla qualità della scuola italiana. In questo vedo la “svolta” che va rivista. Non ha senso una società in cui non accogliamo. O accogliamo solo la media o quella che viene ritenuta l’eccellenza.

Ritiene che dietro ci sia un fine, come quello di favorire le scuole private. Senza essere troppo di parte, sarà questo l’effetto? Il mio ruolo non mi consente di essere di parte. Sicuramente un certo tipo di utenza a fronte delle difficoltà della scuola pubblica si rivolgerà alla scuola parificata o privata. D’altronde quando io ho una classe a 40 ore e per mantenerla tale ho dovuto usare tutte le compresenze delle altre classi, capisco anche il genitore che pensa “invece di far fare questo turn over di insegnanti a mio figlio lo sposto da un’altra parte”.

Suppongo che la sola manutenzione di un edificio come questo sia molto esosa. Non sarebbe meglio fare delle new school , dei bei prefabbricati in periferia? Questa scuola è la prima di Roma e anche nel suo respiro architettonico è pensata come una scuola. I bambini che vivono in uno spazio concepito per loro ne traggono immenso beneficio. Queste scuole storiche producono “aggregazione sociale”. Qui si studia musica, ora anche teatro. Qui i ragazzi tornano il pomeriggio. È un vero presidio, come lo sono per la sicurezza i carabinieri. Inoltre sarebbe assurdo e ingiusto chiedere a un genitore di fare tanti chilometri per portare i propri figli a scuola.

Ha dei consigli da dare ai nostri politici? Non è facile dare consigli. Certamente penso che la prima cosa sarebbe di girare di più per le scuole. Noi per esempio siamo a un passo dal ministero dell’Istruzione. Quindi invitiamo la Gelmini a venirci a trovare, questa è una scuola che ha molto da dire con la sua orchestra, con i suoi teatri. Con le maestre che stanno qui anche oltre l’orario. Bisogna partire dal basso per avere una comprensione reale, che vuol dire, per esempio, capire che in una classe dove arriva un bimbo brasiliano che non sa una parola di italiano le ore di compresenza dei docenti hanno un senso. Non sono sprechi. Quel bambino ha bisogno di un appoggio specifico. Quindi faccio un invito: ministro Gelmini ci venga a trovare. In fondo basta che attraversi la strada. Siamo vicini. C’è anche la necessità che la scuola racconti quello che fa. Perché non c’è solo assenteismo. Io forse sono fortunata ma in questa scuola non c’è n’è uno di docente “fannullone”.


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