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Left Avvenimenti: Dignità e lotta

Manifestazione unitaria dei sindacati a L’Aquila. E il segretario confederale Cgil Enrico Panini ne spiega i contenuti

01/05/2009
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Enrico Panini è stato per molti anni il segretario della Cgilscuola, la Federazione dei lavoratori della conoscenza. Adesso è nella segreteria confederale ed è responsabile nazionale dell’organizzazione del sindacato che insieme a Cisl e Uil festeggia il Primo maggio a L’Aquila.

Enrico Panini, qual è il significato oggi della festa?

Innanzitutto è una giornata di dignità e orgoglio del lavoro, nelle varie forme in cui si manifesta, pubblico, privato, ecc. L’attività fisica e intellettuale delle persone che contribuisce, da un lato, a realizzare se stessi e dall’altro a cambiare il mondo. Un’attività, ricordiamolo, sulla quale si basa la nostra Repubblica democratica. C’è quindi la dimensione della festa, ma quest’anno è anche una giornata di lotta, perché il lavoro non c’è. Mentre negli altri anni avevamo come tema costante la lotta alla precarietà, all’incertezza, oggi il lavoro non c’è, la cassa integrazione è cresciuta a dismisura, i precari che non hanno più rapporti di lavoro sono aumentati, i licenziamenti, le chiusure pure, e altri lavoratori ancora sono lì sul filo di lana. Da questo punto di vista quindi, celebrare il 1° maggio in questa crisi globale è rivendicare la necessità non solo che il governo intervenga adeguatamente ma che nello stesso tempo l’uscita dalla crisi parta proprio dalla valorizzazione del lavoro e non dalla riduzione dei diritti, delle garanzie e delle tutele.

Poi c’è la solidarietà con i terremotati.

Con la presenza dei tre segretari generali a L’Aquila abbiamo pensato che ci fosse una centralità della città. Questo fatto parla del lavoro che Cigil, Cisl e Uil hanno messo in campo da subito a fianco della Protezione civile per far fronte alle migliaia di bisogni di tutti i tipi che il terremoto ha prodotto. Parlo dell’impegno a ricostruire la città, garantendo un tessuto sociale produttivo e un’identità e non una disgregazione delle relazioni e dei rapporti. La manifestazione de L’Aquila vuole anche denunciare le troppi morti avvenute non per il terremoto ma per gli omicidi colpevoli di costruttori che non hanno rispettato le regole. Infine la quarta questione, dopo la dignità, la lotta e la solidarietà, riguarda la sicurezza sul lavoro. Perché nonostante i primi dati pubblicati sui giornali diano una leggera flessione, in realtà i numeri delle morti bianche continuano ad essere alti e in più interventi di manomissione sul Testo per la sicurezza sul lavoro fanno intendere purtroppo che se passassero quelle norme gli infortuni sul lavoro rischiano di crescere enormemente.

Lei ha parlato di valorizzazione del lavoro. Adesso è il momento di fare delle scelte intelligenti. Il sindacato cosa propone? Quali percorsi per uscire dalla crisi?

Premesso che bisogna tutelare da subito le condizioni di vita delle persone, perché la fascia di povertà sta aumentando a dismisura e in cassa integrazione con meno di 700 euro al mese non si sbarca il lunario, bisogna investire in settori che nel nostro Paese oggi sono largamente abbandonati. In primis nell’ambiente e nella tutela ambientale. Poi, nelle produzioni di qualità e ad alto contenuto tecnologico perché oggi l’ Italia può svolgere un ruolo nel mercato globale scegliendo di investire in innovazione, in qualità ma anche in aiuto ai Paesi in via di sviluppo. E questo significa produzione di merci, trasferimento di conoscenze e tecnologie e quant’altro. Parlo di quegli interventi nel nostro Paese troppo a lungo rimandati, come nel settore dell’informatica, delle comunicazioni dove noi abbiamo semplicemente dismesso intere filiere produttive in questi decenni mentre invece vi potrebbe essere una crescita importante. Comunque rispetto a tutto questo ci siamo piccati di indicare al governo - perché noi non facciamo demagogia - le risorse economiche dalle quali pescare per sostenere finanziariamente scelte sulle quali lo Stato non può essere un indifferente osservatore.

E queste risorse, dove prenderle?
Per esempio da interventi straordinari riguardanti il fisco. Oppure ridestinando risorse tolte dalle opere pubbliche, tipo il ponte di Messina, poi reintroducendo l’Ici su una parte degli immobili, perché l’appartamento o la casa sono diversi dalla villa e dalla villona. In questa crisi, va detto, occorre mettere in campo una serie di discriminazioni positive che intendono esplicitamente non far pagare la crisi sempre alle stesse persone.

Lei è stato per tanti anni nel sindacato della scuola, i lavoratori della conoscenza. Partiamo da questa parola, molto bella. A un giovane o meno giovane, si può dire che il lavoro è tutto, perché garantisce la sopravvivenza, ma adesso in questa situazione storica così deprimente si può dire che la precarietà è solo materiale e non uno stato d’animo che distrugge la vita? E che magari occorre sviluppare la conoscenza? Un sindacato può arrivare a dire questo?

Penso che dentro a questa crisi che mina anche le resistenze personali, perché non vedi l’uscita dal tunnel e vedi sempre che la situazione si fa più pesante, una questione che va messa in campo sia una sorta di etica della responsabilità. Che significa viversi anche come soggetto collettivo, agire, fare. Ecco, il grande risultato del 4 aprile è stato di portare in piazza un popolo che non si rassegna. Etica delle responsabilità significa che anche ciascuno di noi non deve entrare nella logica che “non c’è più niente da fare” perché questo sarebbe il trionfo dell’individualismo. Oggi penso che sia importante avere una base ampia di studio e di conoscenze, e questa posizione va assunta senza esitazione laddove le condizioni economiche, di sviluppo, non danno alcuna possibilità di investimento. Oggi sapere e sapere di più anche nella crisi del lavoro rimane un imperativo ineliminabile. E poi non bisogna dimenticare che accanto alla dimensione individuale c’è una dimensione collettiva del pensare, del ritrovarsi insieme, del difendere, del fare proposte per attaccare i nodi della crisi.

Donatella Coccola


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