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"Le università riaprano in base alla capienza chi vuole può seguire le lezioni in streaming"

Maria Cristina Messa Ministra dell'Università e della ricerca: "Nessun obbligo. Ogni ateneo è autonomo, va garantito il distanziamento"

24/04/2021
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La Stampa

flavia amabile

Roma

Dalla prossima settimana le lezioni delle università iniziano a tornare in presenza ma senza percentuali. La ministra dell'Università Maria Cristina Messa non le ha volute, a differenza di quanto accade nella scuola per rispettare l'autonomia degli atenei che dovranno ora decidere come regolarsi per rispettare le norme di sicurezza. Rientra nella sfera d valutazione dei singoli atenei anche decidere come svolgere esami e tesi di laurea ma la ministra non si sottrae a indicare le sue preferenze sulla base di quanto osservato in questi mesi. È ancora presto invece per dire come si svolgeranno le lezioni del prossimo anno accademico, bisognerà aspettare la fine di maggio per avere informazioni più precise.

Quindi dalla settimana prossima si riapre?

«Nel decreto abbiamo stabilito che tutti gli Atenei, così come le Istituzioni di alta formazione artistica musicale e coreutica, possano organizzare le attività in presenza o a distanza contemperando la sicurezza sanitaria con un adeguato ed efficace svolgimento delle attività programmate».

Che differenze ci saranno tra le riaperture nel le zone rosse, arancioni e gialle?

«Nelle zone gialla e arancione, gli atenei, sentito il Comitato Universitario Regionale di riferimento, nei loro piani di organizzazione della didattica e delle attività curriculari prevedono lo svolgimento delle attività prioritariamente in presenza. Anche le università in zona rossa potranno predisporre piani prevedendo lo svolgimento in presenza delle attività formative degli insegnamenti relativi al primo anno dei corsi di studio così come delle attività formative rivolte a classi con un ridotto numero di studenti. Indipendentemente dalla collocazione territoriale, invece, le università potranno stabilire nei propri piani, salva una diversa valutazione, lo svolgimento in presenza di altre attività, come gli esami e le sedute di laurea».

Che cosa dovranno fare le università per rispettare le norme in vigore sulla sicurezza sanitaria?

«Si seguono le linee guida del ministero della Salute quindi la distanza di un metro, la mascherina da indossare e sarebbe bene che, chi può, facesse tamponi. Ci sono poi disposizioni locali sugli orari che dipendono dai trasporti, però l'impulso che intendiamo dare è di riaprire in base non a percentuali ma in base alla capienza all'interno delle aule. È necessario rispettare il distanziamento, però ogni ateneo è autonomo quindi ognuno definirà le proprie modalità».

Molti studenti fuori sede chiedono spiegazioni. Temono che dalla prossima settimana frequentare in presenza sia obbligatorio.

«Non sarà obbligatorio proprio perché abbiamo studenti fuori sede che non possono prendere in affitto un appartamento solo per seguire un mese di lezione quindi i docenti dovranno fare lezione sia in presenza sia in streaming. Purtroppo, non tutti sono bene attrezzati per gestire la doppia modalità in contemporanea, ora gli atenei si organizzeranno.

E con gli esami e le sedute di laurea che cosa accadrà?

Si potrà seguire la doppia modalità. Abbiamo visto che fare esami scritti a distanza non è funzionale e anche negli esami orali online manca il contatto, quindi per gli esami sono favorevole a una presenza ma gli atenei valuteranno come procedere. Per le lauree triennali la discussione della tesi si basa su elaborati senza una discussione quindi si può anche prevedere una seduta di proclamazione a distanza. Per le lauree magistrali invece è prevista una discussione quindi ci si dovrà organizzare perché avvenga in presenza».

Gli studenti fuori sede hanno bisogno di sapere in anticipo se le lezioni saranno in presenza in modo da organizzarsi per vivere in una nuova città. Che cosa si può dire su quello che accadrà il prossimo anno?

«È ancora presto per dirlo con certezza. Dalla prossima settimana iniziamo a riaprire, spero che quest'apertura non ci faccia avere un aumento dei contagi e dei malati gravi. Penso che per fine maggio capiremo come procedere l'anno prossimo. In ogni caso, l'anno accademico inizia a ottobre: anche se non dovessero ridursi a zero i contagi e i ricoveri nelle rianimazioni, se continuassimo con questo ritmo delle vaccinazioni potremmo riaprire ma non possiamo ancora dare certezze».

Quanti docenti sono stati vaccinati?

«Stiamo raccogliendo i dati attraverso la Crui, la Conferenza dei rettori. Sappiamo che si stava procedendo molto bene finché non è arrivata la raccomandazione di non vaccinare con AstraZeneca le persone al di sotto dei 60 anni».

Siamo alla fine del secondo anno di lezioni a distanza. Ci sono studenti che non hanno mai messo piede in un'aula. Che effetti ha questo sull'attività delle università?

«Dobbiamo cercare di non perdere quello che di positivo si può trarre da quest'esperienza. Sarebbe un errore ricominciare come prima senza approfittarne per modificare alcuni aspetti. L'università ha dimostrato di poter combinare modalità didattiche di diverso tipo anche a distanza, è una formula che può essere interessante da mantenere nel rapporto fra università italiane o straniere in modo che gli studenti possano essere esposti a più corsi e più insegnamenti. Infine, abbiamo capito il valore della vita sociale degli atenei: non poter frequentare non è solo un problema didattico ma una questione di interazione sociale che in alcune zone in particolare è apparsa molto forte».

All'interno del governo lei è fra i favorevoli o fra i contrari al coprifuoco che tanto sta facendo discutere?

«Penso che ci sia un grande desiderio di tutti di riaprire però io sono a favore di riaperture graduali, sia come ministro del governo che come cittadino responsabile».

Iniziano ad apparire le prime tensioni all'interno della maggioranza. Quanto pensa che durerà il governo?

«Più che al tempo penso alle azioni da fare. Abbiamo compiti onerosi e una grande responsabilità, dobbiamo mettere le basi perché il futuro dei nostri giovani sia migliore e dobbiamo farlo subito. Io lavoro in quest'ottica». —


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