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Le superiori rientrano a metà in quattro regioni, gli studenti: «Sciopero della Dad»

Domani tornano in classe le superiori al 50% in Lazio, Emilia-Romagna, Piemonte e Molise. E cresce la protesta

17/01/2021
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il manifesto

Roberto Ciccarelli

Domani 650 mila studenti delle scuole superiori riproveranno a tornare in classe solo a metà, alternandosi con la didattica a distanza (Dad), in quattro regioni (Lazio, Emilia Romagna, Piemonte e Molise) . E continueranno in tutto il paese gli scioperi dalla didattica a distanza e le proteste in presenza e online, fuori e dentro gli istituti, chiusi o occupati, contro il governo e le regioni incapaci di concepire e organizzare un piano di rientro in quasi un anno di pandemia.

A Roma, e nel Lazio, sarà per molti liceali un giorno di sciopero dalla presenza in sede e, in numerosi istituti, da ogni forma di attività didattica, anche a distanza. Gli studenti manifesteranno in Campidoglio e al ministero dell’Istruzione. Si contesta il piano di rientro stabilito, già oggetto di mozioni pubbliche sottoscritte da migliaia di docenti, genitori e studenti pubblicate sul nostro sito ilmanifesto.it/lettere. E si contesta la «propaganda» governativa sul rientro a scuola (dal 50 al 75%) che sta avvenendo con il contagocce, mentre le regioni riaprono (e richiuderanno) in ordine sparso. Una situazione che sta facendo a pezzi il sistema dell’istruzione pubblica.

L’autonomia studentesca sta crescendo, e prende parola, sempre di più a Milano sostenuta dai docenti e dai genitori, insieme al movimento «Priorità alla scuola». In Lombardia, dopo la sentenza del Tar che ha ordinato il rientro in classe a metà delle superiori, tutto è rimandato perché nel frattempo è stata dichiarata la «zona rossa». Giorno dopo giorno si realizzano occupazioni lampo dei licei, mentre si intensificano i presidi fuori dai cancelli con le lezioni in presenza. Ieri venti studenti del liceo scientifico Vittorio Veneto hanno occupato e dormito nel cortile della scuola con i sacchi a pelo. Hanno contattato su Instagram il sindaco Giuseppe Sala chiedendo solidarietà alla loro lotta. Sala li ha invitati stamattina alle 11 a Palazzo Marino. Un centinaio i lavoratori del mondo dello spettacolo e della cultura si sono radunati ieri davanti alla Triennale di Milano per una «Cultural Mass» in bicicletta che ha toccato i luoghi principali della cultura milanese. Insieme alla richiesta dell’assunzione diretta, di un «reddito di continuità», sicurezza sul lavoro e una «riforma radicale del settore» hanno dato la loro solidarietà agli studenti che «manifestano per il loro diritto allo studio. Ci sentiamo uniti in una causa comune».

L’urgenza politica e sociale che sta alimentando la protesta studentesca è una risposta al profondo disagio psicologico potenziato dalla Dad. Per Stefano Vicari, responsabile di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza dell’ospedale Bambino Gesù, gli studenti subiranno l’onda lunga di questa situazione anche oltre l’emergenza. Tra le sintomatologie riscontrate da ottobre sono aumentati i problemi di sonno, l’ansia, l’irritabilità che in alcuni casi è sfociata in aggressività verso i genitori e se stessi. Bisogna agire «investendo sulla salute mentale. Purtroppo la salute mentale e gli sportelli di neuropsichiatria infantile sul territorio sono stati man mano smantellati».


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