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Le ragazze sono brave ma non lo sanno. E i genitori non ci credono

lo studio ocse-pisa sulle differenze di genere nell’educazione

06/03/2015
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Corriere della sera

di Gianna Fregonara

La scuola è per le ragazze ma la vita è per i maschi. E’ questo il quadro disegnato dal rapporto Ocse-Pisa sulle differenze di genere nella scuola, the ABC of gender equality in Education, presentato il 5 marzo a Parigi.

Ragazzi annoiati, ragazze più brave

I ragazzi a quindici anni amano poco la scuola e più spesso sono poco preparati nella lettura e in matematica. Con un’unica eccezione: tra gli studenti migliori sono proprio i maschi ad essere più bravi, mentre le ragazze, soprattutto in matematica, ottengono risultati inferiori alla loro preparazione. Le ragazze studiano di più: sentono che andare bene a scuola è un valore, non sono distratte dai video giochi e mediamente fanno meglio i compiti, oltre ad essere motivate ben più dei maschi a leggere per piacere e divertimento. Quanto ai compiti a casa in Italia addirittura ogni settimana le ragazze studiano mediamente tre ore in più dei loro compagni. A considerare la scuola una perdita di tempo sono invece soprattutto i ragazzi, che oltre a pensarlo hanno il “coraggio” di ammetterlo nelle loro risposte nei questionari Ocse-Pisa 2012. Ma quando poi si confrontano i dati sulle competenze dei giovani, alla fine della scuola, il divario nella preparazione tra maschi e femmine è quasi inesistente, perchè i ragazzi riescono comunque a mettere a frutto competenze apprese fuori dalla scuola, soprattutto quelle digitali.

Le aspettative dei genitori e gli stereotipi di genere

All’età di 11 anni il 40 per cento dei maschi appartiene ad una di queste tre categorie: ostile, deluso, scomparso (in inglese le 3 d: disaffected, disappeared, disappointed), tutto questo si riflette sul comportamento (arrivano tardi, non studiano) e sul rendimento. Le ragazze scontano invece una difficoltà psicologica a scuola: quando è ora di scegliere le materie matematico-scientifiche sono i maschi a buttarsi di più (due su cinque) mentre solo una ragazza su otto si sente pronta in questo ambito. Come mai? Il loro vero problema sono i genitori: le aspettative per i figli maschi e femmine sono ancora radicalmente diverse, legate agli steretipi di genere. Per i figli maschi la maggioranza dei papà e delle mamme immagina una carriera nell’ambito scientifico o tecnologico, per le ragazze non è così, anche quando hanno gli stessi risultati in matematica nei Pisa: un ragazzo su due è considerato dai genitori adatto alle materie matematico-scientifiche mentre lo è solo una ragazza su cinque.

La scarsa fiducia delle ragazze

E questo si risolve in una scarsa fiducia delle ragazze nelle proprie competenze: quando uno studente è conscio delle sue possibilità si può permettere di sbagliare, di tentare di trovare risposte che magari non sa. Due atteggiamenti che sono fondamentali nell’apprendimento in matematica e nelle materie scientifiche. Le ragazze vengono frenate dalla paura di sbagliare.

I professori più preparati fanno la differenza

Che cosa fare? Secondo gli esperti dell’Ocse la soluzione sta negli insegnanti, nella loro preparazione a sostenere gli studenti svogliati da recuperare, prima che il loro fallimento si risolva in un costo sociale insostenibile fatto di dispersione e poi di disoccupazione.

Lettura, allarme a tutto campo

Un capitolo a parte merita la lettura, attività in diminuzione rispetto ai dati della rilevazione del 2000, sono soprattutto i ragazzi a leggere pochissimo. Anche in questo caso l’allarme Ocse chiama in causa i professori: tocca a loro cercare di attrarre i ragazzi alla lettura. Gli esperti danno anche una serie di consigli da applicare nei programmi e nella didattica. Basterà a invertire la tendenza? Sui videogiochi il giudizio è complesso: è vero che internet, computer e videogiochi in quantità accettabili sviluppano capacità che la scuola non coltiva e dunque possono essere poi utili, ma vanno assolutamente vietati gli eccessi.


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