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Le primarie del Pd entrano nel vivo. Bersani: a scuola niente merito se non c'è parità di condizioni

Nel giorno in cui Vendola ufficializza la sua candidatura, l’attuale segretario del Partito Democratico dice di non accettare di parlare di merito quando si fanno parti uguali fra disuguali. Esternando una così una politica sulla scuola decisamente tradizionalista

03/10/2012
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La Tecnica della Scuola
Nel giorno in cui le primarie del Partito Democratico si arricchiscono di un’altra presenza importante, quale quella del governatore della regione Puglia, Nichi Vendola, che si aggiunge al sindaco di Firenze, Matteo Renzi, dal segretario Pd, Pier Luigi Bersani, giungono affermazioni indicative sul suo pensiero a proposito della gestione della scuola pubblica.
Nel corso del 'Web-talk', svolto su YouDem, Bersani ha affermato che a scuola non si può parlare di premiare il "merito" se non c'è "parità di condizioni".
Il segretario del Partito Democratico ha poi spiegato perché "prima di parlare di merito bisogna parlare di parità di condizioni: io non accetto di parlare di merito quando si fanno parti uguali fra disuguali".
Mettendo in luce, inoltre, la sua estrazione culturale di stampo filosofico (con tanto di laurea raggiunta a suon di 30 e lode), Bersani ha concluso così. “Poi capisco che è utopica la cosa che dico, però parto da quel presupposto per cercare di avvicinarmi a quell'idea”.
Anche a proposito degli alunni non italiani, Bersani si è dimostrato inclusivo, tornando ad auspicare un mutamento alla normativa attuale che obbliga i cittadini stranieri, nati da genitori altrettanto stranieri, a dover attendere il 18esimo anno di età per chiedere la cittadinanza. “E' intollerabile, umiliante – ha detto il segretario del Pd - che in un paese civile come l'Italia i siano giovani nati qua, o arrivati qua che avevano tre-quattro anni, che frequentano le nostre scuole, non abbiano cittadinanza
Utopica o no, l’attuale segretario del Pd sembra aver tracciato la strada che condurrà sul fronte dell’istruzione. Intesa come un servizio pubblico da garantire a tutti, prescindendo dal ceto sociale e dal talento personale. Esternando, insomma, una visione della scuola decisamente tradizionalista. E garantista della Costituzione. Sicuramente vicina a quella di Vendola. E più distante da quella più competitiva auspicata da tempo dal compagno-rivale Renzi

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