Le parole, i bulli, il web: un decalogo per la scuo
Il piano del ministero dell’Istruzione per educare al rispetto. Fedeli: «Stop a disuguaglianze e discriminazioni»
Claudia Voltattorni
Roma Da «architetta», «assessora» e «difensora», alla prevenzione della violenza contro le donne. Dalla libertà di Rete «positiva», a «maschio» e «femmina» che «non sono etichette che denotano comportamenti predefiniti». Da una «scuola realmente inclusiva», al «compito fondamentale affidato ai genitori di partecipare e contribuire al percorso educativo e formativo dei propri figli». E ancora. Le linee di orientamento per la prevenzione del cyberbullismo. Che significa un insegnante dedicato in tutte le scuole, attività di sensibilizzazione e informazione nelle classi, collaborazione con la Polizia postale. Tutto ciò è nel Piano nazionale per l’educazione al rispetto lanciato ieri al teatro Eliseo di Roma dalla ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli e che coinvolgerà tutte le classi d’Italia, dalla prima elementare all’ultimo anno delle superiori.
Dieci azioni per promuovere in tutte le scuole i principi dell’articolo 3 della Costituzione e per «contrastare disuguaglianze e discriminazioni». Perché, dice la ministra, «la scuola deve, può e vuole essere un fattore di uguaglianza, protagonista attiva di quel compito, “rimuovere gli ostacoli”, che la Repubblica assegna a se stessa».
Ecco quindi 8,9 milioni di euro da destinare a progetti per le scuole e alla formazione dei docenti. E le linee guida per la promozione dell’educazione alla parità tra i sessi e la prevenzione della violenza di genere, «uno strumento culturale importantissimo per le scuole», spiega Fedeli. E poi un portale web ( www.noisiamopari.it ) dove prof e studenti possono trovare informazioni e condividere esperienze, e la rete degli Osservatori scelti dal Miur per monitorare e rafforzare gli aiuti alle scuole.
«La gentilezza non è buonismo ma rispetto degli altri», spiega la ministra alle decine di alunni che la ascoltano in platea e ricorda quindi la campagna #paroleostili e quella contro l’odio in Rete in collaborazione con il Consiglio d’Europa. «Educare al rispetto significa educare alle differenze che esistono tra le persone e che arricchiscono tutti e che insieme ci aiutano a combattere le discriminazioni», ricorda Elena Centemero, deputata di Forza Italia e presidente della Commissione Equality and Non Discrimination del Consiglio d’Europa, anche lei sul palco. E perciò ogni studente, promette Fedeli, «riceverà la Costituzione: all’articolo 3 si ispira tutto il piano, il rispetto delle differenze è decisivo per contrastare violenze, discriminazioni e comportamenti aggressivi di ogni genere».
C’è anche una campagna sui social con l’hashtag #rispettaledifferenze cui si aggiunge #ioodiolodio lanciata recentemente dalla giornalista Myrta Merlino contro la violenza verbale, sul web soprattutto. E continua la collaborazione con Telefono Azzurro per la realizzazione di iniziative all’interno delle scuole. E poi ci sono i testimonial che in video di pochi minuti spiegano perché è importante valorizzare le differenze. Personaggi del mondo dello sport, dello spettacolo, della cultura, in tanti hanno aderito alla campagna, da Dario Vergassola a Pino Strabioli e Luca Barbarossa, da Geppy Cucciari a Paola Cortellesi e Gaia De Laurentis, passando per Alessandra Sensini e Padre Enzo Fortunato. Chissà però quanti di loro sono noti agli under 16.