FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3904507
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Le classifiche delle università: possiamo davvero fidarci?

Le classifiche delle università: possiamo davvero fidarci?

di Andrea Ichino

18/08/2013
Decrease text size Increase text size
Corriere della sera

Q uando esce una classifica internazionale delle università tutti iniziano ad accapigliarsi su quanto credito essa debba ricevere. E purtroppo il dibattito viene immediatamente monopolizzato da chi per principio è contrario ad ogni tentativo di misurare il merito per dargli un giusto valore e da chi invece crede, un po' ottusamente, che qualsiasi classifica, comunque fatta, sia utile. La realtà è che il prestigio e la qualità di un ateneo dipendono da una molteplicità di caratteristiche che hanno necessariamente valore diverso per utenti diversi. Nessuna classifica può andar bene a tutti perché chiunque sia interessato a comparare tra loro degli atenei, vorrà dare i suoi pesi preferiti a ciascuna caratteristica. Ci sono ad esempio università straordinariamente eccellenti in alcune materie ma molto carenti in altre e università che invece garantiscono un minimo decente nella maggior parte dei campi. Oppure atenei che privilegiano la qualità dei docenti e dei ricercatori a scapito della modernità delle strutture e viceversa. Uno Stato interessato a stimolare l'eccellenza valuterà questi atenei in modo diverso da uno Stato che voglia garantire un livello minimo di qualità a tutti. E diversa ancora sarà la valutazione di uno studente interessato ad una specifica materia o di un docente interessato alla qualità dei colleghi. Dire queste cose, quasi ovvie, non significa però affermare che non debbano esistere università di serie A e B, oppure che le differenze di prestigio e qualità tra gli atenei non siano misurabili e comunque debbano essere tenute nascoste. Significa invece chiedere, a chi formula classifiche, di fare una cosa molto diversa e ben più coraggiosa: ossia rendere trasparenti e il più possibile complete le informazioni elementari sulla base delle quali poi ognuno potrà farsi la sua valutazione scegliendo autonomamente i pesi da dare a ciascuna caratteristica. In questa direzione si è opportunamente mossa l'Anvur per quel che riguarda la valutazione di una delle dimensioni della qualità di un ateneo, ossia la ricerca. I rapporti dettagliati dei Gruppi di Esperti Anvur per ciascuna disciplina, non si sono limitati ad una classifica e hanno cercato di dare informazioni elementari che consentano valutazioni autonome. Ad esempio, oltre a tenere separate le singole materie, non è stato reso pubblico solo il risultato medio ottenuto da ciascun dipartimento, ma sono state anche fornite informazioni utili per capire se quel risultato medio deriva da punte di eccellenza combinate a zone d'ombra, oppure è indice di una omogeneità di valore dei ricercatori. Molto di più l'Anvur potrebbe e dovrebbe fare per mettere a disposizioni le informazioni elementari sui singoli prodotti di ricerca, ma la strada imboccata è quella giusta. C'è però, in questo modo, il rischio di una valutazione «fai da te» in cui tutti possono trovare il modo di risultare primi? No, perché se le informazioni elementari sono disponibili, ognuno può controllare come la classifica è stata fatta e decidere se credere a tutti quelli che dicono di essere i migliori oppure solo ad alcuni, e soprattutto decidere per proprio conto chi sia il migliore disponendo delle informazioni necessarie per farlo a ragion veduta. E dovrebbe essere in primo luogo lo Stato a fornire queste informazioni: basterebbe un sito web nel quale registrare, dipartimento per dipartimento, tutte le informazioni elementari riguardanti la ricerca, le strutture, le dimensioni, la didattica, i risultati ottenuti dai laureati nel mercato del lavoro, e via dicendo. Il sito dovrebbe poi fornire una maschera mediante la quale l'utente possa aggregare nel modo preferito le diverse caratteristiche. Anche lo Stato, come ogni altro utente, potrebbe proporre le sue valutazioni: la trasparenza delle informazioni elementari e dei criteri usati per ogni classifica stopperebbe sul nascere inutili discussioni di principio, consentendo invece una dibattito molto più serio, informato e ragionato sulla qualità dei singoli atenei e dei loro dipartimenti.
andrea.ichino@unibo.it
 


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33

I più letti

Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL