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Le assise dell’istruzione superiore e della ricerca in Francia: competizione o cooperazione?

Segnaliamo la nota di Antonio Banfi relativa agli esiti delle assise dell’istruzione superiore e della ricerca in Francia. Emerge un nuovo paradigma, non fondato solo sulla competizione, ma anche sulla cooperazione. Una via meritevole di essere esplorata con cura.

05/01/2014
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ROARS

Nota pubblicata sulla Rivista Trimestrale di Diritto Pubblico 2/2013

IL RAPPORTO CONCLUSIVO DELLE ASSISE DELL’ISTRUZIONE SUPERIORE E DELLA RICERCA IN FRANCIA

Nel 2012 si sono svolte le Assise dell’istruzione superiore e della ricerca, promosse nel luglio di quell’anno dal Governo francese con lo scopo di avviare un dibattito sul ruolo della formazione superiore e della ricerca; le Assise si sono svolte con la partecipazione delle comunità accademiche, degli studenti e delle imprese al fine di far uscire il sistema da una situazione di sofferenza e denigrazione rivelatasi dannosa per tutto il Paese. Un rapporto redatto nel gennaio 2013 dal deputato Le Déaut, su incarico del Primo ministro, tira le fila di quanto discusso e presenta al Governo e al Parlamento alcune misure per assicurare lo sviluppo virtuoso del sistema dell’università e della ricerca (Refonder l’université, dynamiser la recherche. Mieux coopérer pour réussir. Propositions de transcriptions législatives et réglementaires des conclusions des Assises 2012 de l’enseignement supérieur et de la recherche, reperibile in https://www.ladocumentationfrancaise.fr/rapports-publics/ 134000040/index.shtml).

Si propone in primo luogo una ridefinizione dell’autonomia universitaria, in un quadro che riafferma nettamente il ruolo dello Stato: ad esso spetta definire l’agenda strategica, coordinata a livello interministeriale, contenente le priorità in materia di formazione e di ricerca (p. 15 ss.). Lo Stato, inoltre, assicura il finanziamento, il mantenimento di uno stato giuridico uniforme del personale, la definizione di un quadro nazionale della formazione e dei titoli di studio e infine garantisce equilibrio fra le discipline nonché un’offerta formativa adeguata sull’insieme del territorio nazionale.

Il documento curato da Le Déaut propone una serie di modifiche al titolo II del Code de l’éducation; in questo contesto si afferma che «le service public de l’enseignement supérieur et la recherche publique assurent conjointement un continuum entre la formation, la recherche et l’innovation entendue comme service à la société» (p. 14). È dunque previsto un rafforzamento dei meccanismi di controllo statali sulla formazione superiore — attualmente alquanto frammentati — che dovranno essere attribuiti in primo luogo al ministero competente. Per quanto riguarda la governance degli atenei e degli enti, sono suggeriti interventi per migliorare l’efficacia dell’azione degli organi di governo e contemporaneamente aumentarne la democraticità modificandone composizione e modalità di costituzione (p. 19 ss.). Per quanto riguarda i contenuti della formazione, è proposta l’adozione di procedure di accreditamento periodiche. La programmazione strategica di medio termine, definita a livello centrale, si accompagna alla redazione, ogni cinque anni, di un libro bianco contenente gli obiettivi di sviluppo e performance attribuiti al settore della formazione terziaria e della ricerca: allo scopo di assicurare il raggiungimento degli obiettivi che saranno definiti nella prima redazione del libro bianco, si propone lo stanziamento aggiuntivo di 1 miliardo di euro l’anno per cinque anni.

Il documento auspica un drastico cambio di paradigma nell’amministrazione del sistema dell’università e della ricerca: inseguire la competitività fra strutture ha creato più danni che benefici (forte burocratizzazione, spreco di tempo sottratto alla ricerca, squilibri e polarizzazioni geografiche). Alla competizione va sostituita la cooperazione, onde assicurare un miglior uso delle risorse, un’erogazione uniforme della formazione, la sopravvivenza dell’inter- disciplinarietà e delle materie di ricerca più rare. Ciò si ottiene in primo luogo favorendo il raggruppamento delle università attraverso fusioni o federazioni e la costituzione di strutture cooperative (communauté d’universités), tali da assicurare il coordinamento delle politiche e lo svolgimento cooperativo di attività di interesse comune alle strutture coinvolte (p. 38 ss.). In questo contesto, le fondazioni di cooperazione scientifica (FCS), costituite in precedenza sulla base di logiche competitive e di eccellenza, devono essere riformate e riorganizzate, semplificando la normativa in materia, democratizzandone la governance e limitandone il numero (p. 50 ss.).

Per quanto concerne il rapporto con i territori e le comunità politiche locali, ferma restando la competenza generale in materia di formazione e ricerca da parte dello Stato, sono individuati i seguenti cinque ambiti nei quali gli enti locali, e in particolare le Regioni, potranno esercitare nuove competenze: innovazione, sviluppo e diffusione della cultura scientifica, sostegno a un servizio pubblico di orientamento permanente (lifelong), apprendistato e formazione professionale permanente, sostegno all’edilizia residenziale per studenti.

Attualmente le relazioni fra Stato e enti di formazione superiore (EPSCP), sono regolate da contratti di servizio di durata quinquennale, sulla base dei quali viene definita la strategia di formazione e ricerca degli enti. Tali contratti prevedono anche quanto potrà essere eventualmente erogato dallo Stato al di là delle risorse di base. Se ne propone la sostituzione con contrats de site, tali da coprire uno spazio infraregionale o interregionale, ai quali potranno aderire gruppi di enti di formazione e gli stessi enti locali: tali contratti dovranno contribuire a costruire un nuovo modello di partenariato fra Stato, enti locali ed EPSCP (p. 56 ss.). Investimenti ad hoc saranno erogati al fine di ridurre le disparità territoriali già manifestatesi nell’ambito della ricerca e della formazione superiore.

Per quanto riguarda la cooperazione internazionale ed europea, si suggerisce l’adozione di misure atte a favorire la mobilità studentesca (in primis, Erasmus), la mobilità dei ricercatori e la loro partecipazione a progetti europei e ad aumentare l’attrattività internazionale delle strutture di formazione e ricerca francesi (p. 59 ss.).

Quanto alla popolazione studentesca, sono proposti interventi per migliorare il tasso di riuscita negli studi (p. 69 ss.), in primo luogo attraverso un più stretto coordinamento fra formazione secondaria e terziaria, anche con l’immissione nelle scuole secondarie di personale con esperienza di ricerca e insegnamento superiore. Una migliore informazione rivolta agli studenti, inoltre, si rivelerà più efficace di qualsiasi forma di selezione nell’assicurare un migliore tasso di riuscita: a questo scopo si deve promuovere un vasto servizio pubblico di orientamento costituito su base locale. Infine occorre introdurre misure atte ad assicurare un’efficace formazione permanente. Interventi debbono essere diretti anche ad aumentare il numero di laureati fra i diplomati presso strutture tecniche o professionali. I percorsi di laurea devono essere riformati per assicurare la pluridisciplinarietà e la definizione di percorsi di studio personalizzati, anche al fine di migliorare l’inserimento professionale dei laureati: a questo scopo sono previsti interventi per favorire la partecipazione a stages retribuiti. In ogni caso, si dovranno effettuare investimenti per assicurare le migliori condizioni materiali e sociali degli studenti, quale precondizione per una loro buona riuscita negli studi, in primis attraverso misure di sostegno finanziario.

Per quanto concerne la valutazione (p. 96 ss.), l’Agenzia nazionale (AERES) è stata oggetto di critiche tanto dure e argomentate da suggerirne una profonda riforma, se non la soppressione. Il documento propone la sua sostituzione con una nuova autorità amministrativa indipendente (AUTEURE); in particolare si sottolinea l’esigenza che la nuova autorità sia effettivamente indipendente e che operi in stretto raccordo con i soggetti valutati. Per quanto riguarda i gruppi di ricerca, l’autorità dovrà di norma limitarsi a validare le procedure di valutazione senza operare essa stessa la valutazione. Compito dell’autorità sarà invece la valutazione di enti e strutture, nonché delle procedure di valutazione del personale dell’università e degli enti di ricerca. Il consiglio d’amministrazione dell’AUTEURE dovrà essere democratizzato prevedendo un numero consistente di componenti eletti dalle comunità scientifiche, al quale si affiancherà un consiglio scientifico composto da esperti di valutazione anche stranieri. Per quanto riguarda la valutazione dei docenti e dei ricercatori, si ribadisce che «Il est primordial que toutes les missions soient prises en compte: valorisation de la recherche, expertise scientifique, mobilité au niveau international, diffusion de l’information scientifique et technique, médiation scientifique. Il faut avoir des indicateurs d’évaluation, non seule- ment du management et des responsabilités prises dans l’établissement, mais aussi par exemple sur la mobilité dans les entreprises, les brevets, la mobilité internationale, les ouvrages de vulgarisation etc.» (p.106).

Ancora, sono proposte misure, prevalentemente di carattere finanziario, per rafforzare l’efficacia dell’Agenzia nazionale per la ricerca (ANR, p. 106 ss.) e per costruire legami più stretti fra società, imprese e sistema della formazione e della ricerca.

Da ultimo, sono previsti interventi straordinari per limitare la precarietà fra il personale della formazione e della ricerca, incluso un piano di reclutamento ad hoc, nonché misure atte a limitare anche nel medio termine il fenomeno della precarietà; a ciò si aggiungono modifiche al regime del dottorato di ricerca tali da assicurarne, fra l’altro, maggiore diffusione e migliore spendibilità nel mondo del lavoro, nonché misure — relative anche ai salari — destinate a rendere più attraente la carriera dei docenti e dei ricercatori.


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