Lavoce.info: Largo al merito! MA è solo un inizio
Per la prima volta in Italia una quota significativa delle risorse verrà attribuita agli atenei sulla base dei risultati conseguiti. La qualità del provvedimento dipenderà in larga misura dalle regole che il ministro individuerà nei prossimi mesi per ripartire i fondi
di Tullio Jappelli 03.12.2008
Per la prima volta in Italia una quota significativa delle risorse verrà attribuita agli atenei sulla base dei risultati conseguiti. La qualità del provvedimento dipenderà in larga misura dalle regole che il ministro individuerà nei prossimi mesi per ripartire i fondi. Sarebbe davvero imperdonabile non utilizzare questa occasione per introdurre incentivi significativi per chi ha meritato e iniziare a cambiare in modo radicale le regole del gioco. Il ruolo dei parametri riconosciuti in ambito internazionale nelle progressioni di carriera.
L’aspetto più rilevante del decreto Gelmini sull’università, approvato giovedì scorso al Senato, è che per la prima volta in Italia una quota significativa delle risorse verrà attribuita sulla base dei risultati conseguiti dagli atenei. Infatti, nel 2009 il 7 per cento delle risorse del Fondo di finanziamento ordinario verrà distribuito in funzione della “qualità dell'offerta formativa, dei risultati dei processi formativi e della qualità della ricerca scientifica”. Le linee guida pubblicate dal ministero stabiliscono inoltre che nei prossimi anni la quota salirà al 30 per cento.
ALLA PROVA DELL'APPLICAZIONE
La qualità del provvedimento si misurerà sulla sua capacità di incidere in profondità sui meccanismi di finanziamento degli atenei e quindi sulle modalità concrete della sua applicazione. Entro il 31 marzo 2009, il ministro dovrà definire con apposito decreto in che modo la qualità dell’offerta formativa e della ricerca saranno utilizzate per ripartire i fondi.
Esistono naturalmente molti modi di distribuire risorse sulla base dei risultati ottenuti e quindi di applicare la legge. Si potrebbe concedere l’intero fondo alle università che hanno conseguito i migliori risultati e nulla alle altre; oppure si potrebbe graduare la distribuzione delle risorse in modo che la differenza tra primi e ultimi sia minima e l’incentivo di fatto non percettibile. Poiché anche all’interno di ciascuna università la qualità della didattica e della ricerca varia considerevolmente, il decreto potrebbe indicare quali settori, facoltà e dipartimenti hanno contribuito di più al risultato dell’ateneo; oppure potrebbe assegnare un fondo indifferenziato a ciascun ateneo.
Perché il decreto avvii una trasformazione delle università e dei comportamenti del corpo docente occorre che le regole di ripartizione del fondo siano molto nette e trasparenti: devono premiare dipartimenti, facoltà e atenei che hanno conseguito buoni risultati e non finanziare gli altri. E, all’interno di ciascun ateneo, devono individuare quali gruppi di ricerca hanno contribuito maggiormente al risultato. Proprio perché è la prima volta che in Italia i fondi per l’università vengono distribuiti sulla base del merito, sarebbe davvero imperdonabile non utilizzare questa occasione per introdurre incentivi significativi per chi ha meritato e iniziare a cambiare in modo radicale le regole del gioco.
PARAMETRI INTERNAZIONALI E PUBBLICAZIONI
In fase di conversione di legge, il Senato ha introdotto due modifiche di rilievo al decreto. Nei prossimi concorsi la valutazione delle pubblicazioni dei ricercatori dovrà “utilizzare parametri riconosciuti anche in ambito internazionale”. Anche in questo caso, la qualità del provvedimento dipenderà dal regolamento di attuazione. Il ministro avrà trenta giorni di tempo per individuare i parametri che dovranno essere utilizzati dalle commissioni per valutare le pubblicazioni dei futuri ricercatori. Èauspicabile che facciano riferimento esplicito alla qualità delle riviste scientifiche, intesa come diffusione internazionale della ricerca, e all’impatto che le singole pubblicazioni hanno nella comunità scientifica.
I “parametri riconosciuti in ambito internazionale”, tuttavia, sono ancor più rilevanti per associati e ordinari che per ricercatori all’inizio della carriera. Il decreto potrebbe essere ulteriormente migliorato se in fase di discussione alla Camera l'obbligo di richiamarsi a questi venisse esteso anche ai successivi passaggi di carriera, rinnovando profondamente e uniformando i criteri di valutazione utilizzati dalle commissioni di concorso.
Una seconda modifica importante introdotta al Senato stabilisce che a partire dal 1° gennaio 2011 i professori che non avranno pubblicato lavori scientifici nel biennio 2009-10 non potranno partecipare alle commissioni di concorso e subiranno una diminuzione degli scatti biennali di stipendio. Nel corso del 2009 il ministro dovrà pertanto individuare “i criteri identificanti il carattere scientifico delle pubblicazioni”, validi ai fini degli scatti e della partecipazione alle commissioni. Sarà responsabilità del ministro non consentire che l’asticella sia posta a un livello talmente basso da essere superata da tutti.