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Lastampaweb: Scuola, Fioroni difende i tagli I sindacati pronti allo sciopero

ISTRUZIONE IN AGITAZIONE I COBAS: CI FERMIAMO. CIGL, CISL E UIL PRONTE A SEGUIRLI

19/10/2006
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La Stampa

Il ministro: «Solo razionalizzazioni, chi dice altro è in malafede»

di Raffaello Masci

Il Ministro Giuseppe Fioroni
Scuola: la spesa pro capite
ROMA. La scuola italiana va verso lo sciopero. I Cobas l’hanno già proclamato per il 17 novembre. Cgil, Cisl e Uil devono solo definire la data. Il grande sogno, scritto nelle pagine 225-242 del programma dell’Unione, dove si parla della conoscenza come risorsa principe del paese, «cede il passo - parole di Enrico Panini, leader della Cgil scuola - ad una cocente delusione». Non solo i sindacati sono sul piede di guerra. Ma anche la maggioranza parlamentare che sostiene il governo ha manifestato insofferenza. Il ministro Beppe Fioroni e il suo vice Mariangela Bastico si sono spesi per replicare alle polemiche che sono arrivate da tutte le parti.

Ieri mattina, parlando a Milano all’Assemblea delle Province italiane, Fioroni ha detto che i numeri della relazione tecnica sulla Finanziaria, diffusi da «Tuttoscuola» non possono essere letti come la rivista ha fatto. Ed è sceso nello specifico, ripercorrendo quanto la Bastico aveva già detto il giorno prima. Tuttavia quei numeri non sono sbagliati - ha precisato il ministro - solo che non attengono ad un piano di tagli «bensì ad una logica di razionalizzazione». E qui si è scatenato il putiferio: «Razionalizzazione - dice sempre Panini - vuol dire una cosa molto semplice, e cioè che io risparmio da qualche parte per reinvestire. Qui invece la musica è tutt’altra: alla fine della fiera devono uscire 1,1 miliardi di euro che andranno a coprire qualche altra voce di bilancio». Massimo Di Menna, leader della Uil scuola, aggiunge del suo: «Questa finanziaria non dà nessuna certezza sugli organici, sul riassorbimento dei precari e, soprattutto, lascia scoperta la questione dei rinnovi contrattuali: dei circa 4 miliardi necessari a tutto il pubblico impiego, due vengono rinviati al 2008. Senza copertura finanziaria, è la legge a proibire il rinnovo contrattuale. In sostanza, dal dicembre 2005, quando è scaduto, il contratto della scuola potrà essere rinnovato solo nel 2008. Ma scherziamo?». E dunque la parola sciopero, insieme al collega Francesco Scrima della Cisl, i due leader sindacali l’hanno già pronunciata. Se non sono passati alla proclamazione è solo perché la Finanziaria è ancora un cantiere: «Aspettiamo il testo che uscirà dalla Camera - dice ancora Di Menna - e se non ci saranno risposte accettabili per noi, si va allo sciopero senza tanti complimenti».

In effetti, la pressione affinché gli articoli 65-68 della Finanziaria (quelli relativi a scuola e università) vengano riscritti è forte. Già nei giorni scorsi Udeur, Verdi, Rosa nel Pugno, Prc e Comunisti italiani avevano sollecitato interventi in questo senso. Ieri il ministro Pecoraro Scanio ha ribadito che «i tagli alla scuola sono inaccettabili e assurdi». La relatrice di maggioranza Alba Sasso, diessina e grande esperta di scuola, ha avuto l’incarico di rivedere il testo con l’inserimento di una serie di emendamenti. Ma, notoriamente, gli emendamenti non possono sovvertire i saldi finali della manovra, per cui se il miliardo e rotti di risparmio sulla scuola dovrà essere riassorbito, la fatica sarà quella di andare a rosicchiare queste risorse da qualche altra parte.

In tutto questo la parlamentare di forza Italia Valentina Aprea, numero due dell’Istruzione ai tempi della Moratti, si sta prendendo qualche piccola soddisfazione: «Delle due l'una - ha detto - o si dimette Fioroni o si dimette da relatrice Alba Sasso. La maggioranza ha praticamente riscritto gli articoli della scuola con emendamenti tesi a ridimensionare o ad annullare gli effetti devastanti sui docenti, sugli alunni e sulle classi previsti dal Governo in Finanziaria. Di fatto - ha spiegato l'esponente di Fi - Sasso ha sfiduciato il Ministro, ma contemporaneamente anche se stessa come relatrice. Chi vincerà tra i due? Nell'uno o nell'altro caso, uno dei due dovrebbe lasciare».

Quanto a università e ricerca, le cose vanno ancora peggio, i sindacati confederali di settore hanno proclamato uno sciopero per il 17 novembre in quanto considerano quella in discussione «una finanziaria di autentico killeraggio»: La manovra «lascia immutati i finanziamenti ordinari per gli enti pubblici a 1.630 miliardi, mentre per l'università ci sono 94 milioni di finanziamento in più, ma a fronte di un taglio, operato dal decreto Bersani, di 200 milioni. È una situazione che, se permanesse, non consentirebbe agli enti pubblici e alle università di rinnovare i contratti di lavoro».


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