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La valutazione del merito dei docenti. A scuola come alla FIAT

La strategia messa in atto dai responsabili dell’istruzione e dalla Gelmini su questa vicenda della valutazione del merito somiglia molto a quella di Marchionne negli stabilimenti Fiat.

15/01/2011
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ScuolaOggi

di Pippo Frisone

La strategia messa in atto dai responsabili dell’istruzione e dalla Gelmini su questa vicenda della valutazione del merito somiglia molto a quella di Marchionne negli stabilimenti Fiat.
La proposta da mettere ai voti in una sorta di referendum pro o contro la cosiddetta sperimentazione “sulla valutazione dei docenti” ha molti punti in comune con quanto sta accadendo a Pomigliano e a Mirafiori.
Proposta non discussa né coi sindacati né coi docenti ma brutalmente calata dall’alto su
elaborazione di un fantomatico Comitato Tecnico Scientifico nazionale.
In quanto a decisionismo la Gelmini, ispirandosi a Marchionne, è andata ben oltre il decreto
Brunetta (dlgs.n.150/10) che quanto meno prevedeva, in materia di valorizzazione del merito nella
scuola, prima un apposito decreto legislativo e successivamente un passaggio di natura contrattuale.
Ma come spesso accade, la fretta e la propaganda si dimostrano spesso un boomerang, risultando poi molto difficile porre rimedio.
Nelle prime quattro città dove le due proposte del Ministro ( una sulla valutazione della scuola
una sulla valutazione dei docenti) sono state propinate, i referendum sottoposti ai Collegi docenti
han visto prevalere in maniera massiccia i NO e quindi la non adesione a quel modello di
sperimentazione.
Visto il fallimento, quasi generalizzato, laddove i progetti sono stati proposti e la residua
disponibilità sui 30 milioni di euro sottratti dal ancor più confuso tavolo delle anzianità, il Ministero torna alla carica con le province di Milano e Cagliari.
E qui che si mette in atto in modo più stringente la nuova strategia Marchionne.
Prima fase: riunione di servizio di tutti i Dirigenti Scolastici per convincerli a convincere i loro
dipendenti della bontà della sperimentazione.
La catena di comando parte dal Dirigente ministeriale quale esperto dell’iniziativa, al Direttore
Regionale fino al Provveditore di Milano.
E’ una plastica rappresentazione del potere scolastico rispetto, al quale al povero dirigente
scolastico non è data facoltà di dissentire, sottrarsi o contestare ma solo ubbidir tacendo.
Tutt’al più potrà porre domande, richieste di chiarimenti ma deve organizzare il referendum
all’interno della propria scuola.
Il Dirigente scolastico dovrà prestarsi a organizzare vere e proprie Assemblee Aziendali, come
avviene alla Fiat, nelle quali spiegherà la bontà dell’iniziativa ( a 4 euro al giorno pari a 1.500 in un anno cui potrà ambire una sparuta minoranza di docenti “bravi” attorno al 15% del totale).
I Collegi docenti alla fine dovranno votare con un sì o no l’adesione al progetto, senz’altra
alternativa.
Come a Pomigliano, come a Mirafiori cosi a scuola.
Il modello è ancora Marchionne, ahimè, anche nella scuola della Repubblica che la Gelmini
vorrebbe trasformare in aziende ma squattrinate, con presidi manager-obbedienti ma dai poteri
incerti, studenti e famiglie sempre più utenti che danno il loro gradimento per scegliere il “bravo
insegnante” come si trattasse di una nomination in un talk –show.
Mi auguro che i Collegi docenti seppelliranno con una risata e una valanga di NO anche
quest’ultima strampalata velleità della Gelmini


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