La Stampa web: “La ricerca vittima dei baroni”
Appello di Telethon al governo: date i soldi solo a chi li merita
CARLO GRANDE
SALSOMAGGIORE (PARMA)
E’ sempre più forte il grido di dolore dei ricercatori e degli scienziati italiani per fermare la fuga dei nostri cervelli all’estero, causata spesso dai criteri poco razionali (clientelari o quantomeno scarsamente sensibili alla meritocrazia) con cui avviene il finanziamento pubblico alla ricerca. Un appello, con relativo «decalogo» e lettera al Premier Romano Prodi e a vari ministri, tra cui quello dell’Università e Ricerca Fabio Mussi, è stato presentato anche all’annuale «convention» scientifica di Telethon, organizzazione senza fini di lucro che da 17 anni rappresenta un modello di efficienza e correttezza nella distribuzione dei fondi agli scienziati, grazie a un sistema di assegnazione all’anglosassone, basato sul merito.
Durante la tre giorni, che si chiude oggi al Palazzo dei Congressi di Salsomaggiore Terme (Parma), si è parlato molto di «peer review» (o «controllo dei pari»), metodo che sulla base del giudizio di esimi scienziati, autonomo e anonimo, decide a chi e quanti fondi assegnare. «In Italia non avviene così - ha detto Tullio Pozzan, docente dell’Università di Padova, uno dei due componenti italiani (due su trenta!) della Commissione scientifica di Telethon -. Spiace dirlo, ma la meritocrazia, normale negli altri Paesi, da noi c’è poco. L’Università italiana privilegia i legami di amicizia e di fedeltà, che non hanno nulla a che fare con la qualità. Si arriva a casi paradossali: un mio bravissimo allievo per anni è stato bocciato ai concorsi. Ora è “full professor” a Yale. L’abbiamo perso».
«I giovani non possono fare in eterno i “piccoli di bottega” dell’Istituto che li ospita – ha detto il direttore scientifico di Telethon Francesca Pasinelli – occorre una competizione trasparente, la separazione di competenze fra chi viene chiamato a gestire i fondi e chi invece fornirà i giudizi scientifici sui progetti». Tutti chiedono che gli scienziati siano per lo più stranieri, al di fuori da ogni conflitto di interesse ed equilibrismi «politico-amical-familiari».
Chissà se il ministro Fabio Mussi – una delle «teste pensanti» più brillanti di questo governo - metterà mano al problema. Il bello è che il modello all’«anglosassone» di Telethon negli Stati Uniti viene applicato da… un padovano, ex collega di Pozzan: si chiama Antonio Scarpa, è uno dei tanti nostri «profughi». Ora guida il Center for scientific review, l’agenzia di finanziamenti alla ricerca biomedica del Governo Bush: budget di 28 miliardi di dollari l’anno.