La Stampa-Università, i rettori contro la Moratti
CRITICA DAGLI ATENEI: "LA RIFORMA È UN CANTIERE SENZA FINE" Università, i rettori contro la Moratti Il ministro replica: non facciamo passi indietro Raffaello Masci ROMA Lo stat...
CRITICA DAGLI ATENEI: "LA RIFORMA È UN CANTIERE SENZA FINE"
Università, i rettori contro la Moratti
Il ministro replica: non facciamo passi indietro
Raffaello Masci
ROMA
Lo stato giuridico dei docenti non può essere affrontato se non in una cornice strategica che abbracci tutta l'università (bocciato). Il contratto dei ricercatori può sì essere a tempo ma va allora adeguatamente retribuito (bocciato). I finanziamenti per l'università restano solo una pia intenzione (pollice verso). La riforma della riforma crea solo confusione (bocciata). Le università telematiche sono il corrispettivo didattico delle televendite di tappeti (il paragone è nostro- ndr), bocciate.
Sono nette le bordate contro la politica del governo nelle 39 cartelle della "Seconda relazione sullo stato delle università italiane", lette al presidente dei rettori delle università italiane Piero Tosi, ieri pomeriggio all'Auditorium di Roma. Ma ci sono tuttavia apprezzamenti al ministro Moratti per la sua sensibilità, e per la sua disponibilità. Insomma - è il senso che se ne trae - il problema non è tanto la solista quanto il coro.
E c'è anche una novità nella lunga relazione del professor Tosi, e cioè il tono di chi non intende più rappresentare un'accademia arroccata sulla difensiva, che si deve difendere dalle accuse autoreferenzialità e di baronia, ma piuttosto una istituzione consapevole del proprio ruolo e perfino orgogliosa di esserne investita. Al punto che in sala stampa qualcuno ironizzava sulla manifestazione di ieri chiamandola "Il Tosi Pride".
Di che cosa si lamentano i rettori? Intanto del fatto che l'identità "alta" dell'università, come istituzione di didattica e di ricerca, è minacciata da una proliferazione di pseudo-atenei telematici che sono solo trasmettitori freddi di conoscenze.
Poi dell'insidia dei "troppi cantieri": una riforma non ancora attuata e già placcata da vicino dalla riforma successiva in itinere, per cui nella stessa università possono coesistere tre studenti in tre regimi di studio diversi. Un caos assoluto.
Inoltre del ddl sullo stato giuridico dei docenti- questione centrale - che ridefinisce il ruolo dei ricercatori senza dire che cosa accadrà di quelli in servizio, rivoluziona il sistema concorsuale e stravolge il tempo di lavoro e di didattica. Una proposta percepita dalla categoria come una irruzione inavvertita della politica nel proprio campo.
Infine c'è la vexata quaestio dei finanziamenti. Tosi ha riferito che "Il già commissario europeo alla Ricerca, Philippe Busquin, ha rilevato che nel 2003 l'Italia si è piazzata all'ultimo posto tra i 25 paesi dell'Unione allargata per gli investimenti in ricerca". E questo nonostante sia stato riconosciuto il costante impegno del Ministro per perorare la causa dell'università e della ricerca.
Il ministro medesimo - presente all'assemblea - ha fatto sapere poi attraverso un comunicato, che condivide molte delle criticità espresse dal presidente dei rettori ma che, tuttavia, il ddl sul riordino della docenza non verrà ritirato. Si sa anche che su questo tema e sulle assunzioni dei ricercatori Tosi e la Moratti si incontreranno il 30 settembre.
Secondo il segretario dei ds Piero Fassino, la relazione di Tosi "è un atto di denuncia molto forte contro un Governo che in questi anni ha fatto una politica negativa verso l'università".
Per il segretario della Cgil-scuola e università, Enrico Panini, le risorse per l'università "sono costantemente in calo e i progetti di legge di iniziativa del Governo ostili allo sviluppo qualitativo dell'università", per questo - ricorda il sindacalista - partono fin da oggi iniziative di interruzione della didattica nei vari atenei. Il vicepresidente di confindustria per l'Education, Gianfelice Rocca ha proposto che i finanziamenti destinati all'educazione, e in particolare all'università, debbano crescere oltre il 2% previsto come tetto massimo di spesa, come segno concreto che questi settori rappresentano delle priorità per l'Italia.