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La Stampa: Università, concorsi clandestini e banditi su misura

Il documento denuncia dei precari

24/09/2009
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La Stampa

FLAVIA AMABILE

ROMA

Passano gli anni, passano i ministri, cambiano le leggi ma nelle università tutto resta uguale. Prosperano i concorsi personalizzati, ritagliati su misura del vincitore e il più possibile clandestini. L’Apri, l’associazione dei precari della ricerca italiani, è andata a dare uno sguardo ai concorsi banditi da quando è partita la riforma dell’università e ne ha tratto un quadro sconfortante.

Era lo scorso novembre quando la Gelmini diede il via libera alla riforma dell’Università. Promise tuoni, lampi e fulmini contro i baroni e massima trasparenza nei concorsi. Poi il decreto passò in Parlamento e lì fu modificato da un emendamento della stessa maggioranza (del senatore Valditara del Pdl). Da quel momento si decise che le nuove regole si applicano, solo ai concorsi a tempo indeterminato mentre per quelli a tempo determinato tutto resta uguale.

Risultato? Al contrario di quello che voleva la Gelmini, da dicembre in poi le università hanno bandito concorsi per 226 posti a tempo determinato e 78 a tempo indeterminato come spiega uno studio dell’Apri, l’Associazione dei precari della ricerca italiani.

Il vantaggio è evidente. Con i concorsi a tempo determinato le commissioni sono tutte interne. Molto spesso ci sono prove scritte e orali, esattamente come accadeva nelle amate e mai dimenticate vecchie regole. Addirittura a Milano Bicocca e a Catania le pubblicazioni (quello che dovrebbe essere il maggior elemento di valutazione) valgono solo per 10/100. Insomma, concorsi sempre più blindati.

Altro vantaggio: nei concorsi a tempo indeterminato è previsto un avviso da pubblicare sulla Gazzetta Ufficiale, a partire dal quale chi è interessato a partecipare ha almeno 30 giorni di tempo.

I concorsi a tempo determinato, invece, non devono rispettare particolari obblighi di pubblicità. La legge non prescrive alle università di inserire l’avviso in Gazzetta Ufficiale, né il Ministero cura una banca dati con l’avviso di ogni concorso. Cosicché un giovane ricercatore dovrebbe ogni giorno farsi il giro di tutti i siti Internet delle università italiane per essere aggiornato.

E dovrebbe fare anche piuttosto in fretta perché i bandi scadono 20 giorni dopo la data di protocollazione. Tre settimane che si riducono a due, in realtà, perché passa qualche giorno dalla protocollazione al momento in cui il bando viene reso disponibile nei siti on-line degli atenei. Due settimane che in alcuni casi, come l’Università Telematica UniNettuno, si riducono a soli sette giorni.

Questo spiega un altro dato: in media, ad ogni concorso fanno domanda solo 2,5 candidati, ha calcolato l’Apri. Non sono persone che si presentano al concorso, è semplicemente il numero di domande. Ci sono poi casi limite come il Politecnico di Milano che finora ha bandito 15 posti da ricercatore a tempo determinato e 3 a tempo indeterminato. Per ognuno dei cinque posti banditi a tempo determinato consultabili pubblicamente ha fatto domanda una sola persona, presumibilmente il vincitore. Lo stesso alla Sapienza a Roma: nei quattro posti banditi consultabili, una sola domanda ognuno. C’è poi il caso dell’Università di Roma Campus Biomedico che ha bandito un concorso di stile «natalizio»: bando affisso all’albo ufficiale dell’Università il 23 dicembre, scadenza il 7 gennaio, quando insomma tutti gli studenti sono in vacanza e l’ateneo è chiuso.


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