La Stampa: Ultimatum alla Gelmini
La disposizione «Tutti i docenti devono essere inseriti nelle liste provinciali sulla base del punteggio raggiunto» La marea Già presentati 7500 ricorsi. Ma per i sindacati sono almeno 150 mila i professori interessati
FLAVIA AMABILE
ROMA
E alla fine Marcello Pacifico ce l’ha fatta. Da due anni sommerge di ricorsi il ministero dell’Istruzione. Migliaia, la maggior parte vinti. Ma il ministero va avanti lo stesso, e a questo punto il Tar del Lazio ha chiarito che, se non si adeguerà, il ministro Gelmini Mariastella rischia il commissariamento.
La sentenza: entro un mese i docenti ricorsisti debbono essere tolti dalla coda delle graduatorie delle 3 province scelte lo scorso aprile ed essere inseriti «a pettine», sulla base del punteggio. Era questa la battaglia di Marcello Pacifico, presidente dell’Anief, l’Associazione nazionale insegnanti ed educatori in formazione, per un centinaio di insegnanti precari. Una battaglia iniziata quando il ministro Gelmini decise di privilegiare la territorialità dei docenti nelle graduatorie. La decisione del Tar del Lazio, secondo la Uil scuola, potrebbe interessare fino a 150 mila precari.
Trenta giorni quindi ha il ministero per rivedere le graduatorie; poisarà operativo un commissario: il dirigente generale della Funzione pubblica Luciano Cannerozzi, che realizzerà quanto deciso dal Tar. E non è finita qui: oltre alla prima tranche di un centinaio di ricorsi ce ne sono altri 7.400 circa in arrivo, su cui il Tar dovrà pronunciarsi. Inoltre il ministero è stato anche condannato alle spese per elusione dell’ordinanza cautelare e violazione della Costituzione.
Il ministero ribadisce che nulla cambierà e annuncia un emendamento: «La sentenza del Tar sarà superata da un emendamento al Decreto che sarà proposto in sede di conversione del decreto salva-precari». Questo emendamento «non consentirà il trasferimento da una graduatoria all’altra, garantendo e limitando però la possibilità di inserimento in coda in altre 3 province, in posizione subordinata rispetto a coloro che sono già inseriti in queste ultime».
«In questo modo, mentre vengono quindi garantite le legittime aspettative di coloro che hanno da tempo scelto una provincia e non devono essere scavalcati dai nuovi inseriti o dai trasferiti dell’ultima ora, con l’inserimento in coda in altre 3 province, vengono ampliate - sostiene il ministero - le possibilità di ottenere assunzioni a tempo indeterminato o determinato, soprattutto in quelle province in cui le graduatorie risultano meno affollate. Non è giusto - conclude la nota - deludere l’aspettativa legittima di chi ha scelto una graduatoria provinciale per la sua iscrizione e si vede scavalcato da un trasferimento dell’ultimo momento di un candidato di un’ altra provincia».
I sindacati hanno reagito in modo diverso alla sentenza. Il Comitato insegnanti precari ipotizza un nuovo caos e si chiede «cosa succederà se un insegnante ora lavora e con l’inserimento dei precari a pettine non ne avrebbe avuto diritto? Le graduatorie saranno ovviamente sconvolte, ci saranno ancora ricorsi». Concorda il segretario generale della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo, che chiede le dimissioni: «Il ministero deve mettere d’ordine. La confusione è grande e su questa vicenda la responsabilità è tutta del ministro Gelmini, non sarebbe ora che chi l’ha prodotta ne traesse le opportune conseguenze?»
Invece, per il segretario generale della Uil scuola, Massimo Di Menna, la decisione del Tar avrà una ricaduta «ridotta», almeno nei prossimi tempi. Infatti - spiega - già il Consiglio di stato qualche giorno fa aveva sospeso il provvedimento del ministro Gelmini che prevedeva appunto l’inserimento dei precari in coda; e il ministro aveva già provveduto, con una circolare, all’inserimento a pettine, seppure con riserva. Per Di Memma, tanta confusione potrebbe essere ovviata prevedendo incarichi pluriennali.
Anche dall’opposizione vengono chieste le dimissioni del ministro Gelmini. Lo fanno il capogruppo dell’Idv in Commissione cultura della Camera, Pierfelice Zazzera, e il Pdci. www.lastampa.it/amabileMarcello Pacifico, presidente dell’Anief, il Tar minaccia il commissariamento del ministero ma il ministero risponde che nulla cambierà, e annuncia un emendamento al decreto salva-precari.
«L’ultimo ordinamento del Tar è il frutto di un precedente ordinamento di novembre, se il ministero insiste la questione finirà in Corte Costituzionale».
Che cosa c’è di incostituzionale nelle graduatorie della Gelmini?
«Preferire persone che abbiano un punteggio inferiore solo perché fanno parte della provincia della graduatoria, viola la parità di trattamento tra individui che hanno lo stesso titolo e viola anche la prescrizione che le assunzioni nella pubblica amministrazione debbano avvenire in base al merito».
Vinto il primo centinaio di ricorsi che cosa accadrà?
«Ce ne sono 7400 in attesa su altre 28 province, e altri 8 mila sono stati inviati al presidente della Repubblica. Qui si sta facendo passare un messaggio decisamente pericoloso: che il Tar non serva, e allora i cittadini a chi devono chiedere giustizia? Il ministro Gelmini deve sapere che questo gioco graverà sulle tasche dei cittadini. Finire in Corte Costituzionale vuol dire dover rimborsare a chi vincerà anche lo stipendio per due anni. Ci vorrà una Finanziaria soltanto per trovare i soldi necessari. Non credo che il ministro se ne renda davvero conto