Tutti i precari riassorbiti nel giro di sei, sette anni, 14 mila riusciranno a lavorare già quest’anno e la fine di un sistema di reclutamento dei prof che ha creato una fila di oltre 200 mila persone in attesa, bocciati per il momnento i tentativi di formazione federalista chiesti dalla Lega a favore di una formazione nazionale, unica. Fin qui le promesse del ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini. Ma i professori dovranno rinunciare agli scatti di anzianità e assistere ad una riforma radicale del loro reclutamento che dovrebbe essere pronta nel giro di due o tre mesi.
E a chi continua a rimproverarle i tagli, il ministro avverte: «Le riforme sono più importanti delle risorse». «Oggi - spiega - la cosa più importante è evitare il rischio Grecia. Se non avessimo tenuto in ordine i conti pubblici, non avremmo sicuramente lasciato una buona eredità ai giovani».
Secondo i suoi calcoli, tra pensionamenti e tagli sono 14 mila i prof senza posto quest’anno ma assicura una sistemazione a tutti: «Oltre al cosiddetto decreto salva-precari stiamo siglando accordi con le singole regioni e abbiamo motivo di credere che a queste 14.000 persone verrà trovato un lavoro». Si tratta - spiega ancora il ministro di iniziative «sicuramente parziali ma è il massimo che possiamo fare».
La promessa che più suscita polemiche è quella sul riassorbimento dei precari. Sei-sette anni per farli insegnare tutti, sia quelli abilitati sia quelli in graduatoria, assicura il ministro. Almeno il doppio degli anni, secondo la Cisl scuola che cita le cifre dello stesso Miur, prevedendo così l’assunzione dell’ultimo precario non prima del 2022. In un dossier sui precari l’organizzazione sindacale spiega che «i tempi di attesa per un ingresso stabile nel lavoro dei 230 mila docenti abilitati sono nella maggior parte dei casi lunghi o lunghissimi: le stime del Miur ci dicono che nel 2016 resterà ancora un 40% di graduatorie affollate o molto affollate, cioè che richiedono 6 o più anni per svuotarsi». Anche Domenico Pantaleo, segretario generale della Flc-Cgil denuncia che «ancora una volta sono stati occultati i dati reali». La differenza tra chi aveva avuto le supplenze annuali lo scorso anno e quanti l’avranno quest’anno è di 20 mila in meno tra docenti e Ata. Altri 10 mila saranno dichiarati in soprannumero». Non i 14 mila indicati dal ministro, insomma.
D’altra parte c’è disaccordo anche sul numero totale dei precari abilitati e in graduatoria. Per il ministro sono 220mila, per Cisl scuola 230mila, mentre per la Flc Cgil ancora di più.
Nulla da fare invece sugli scatti di anzianità. I professori dovranno rinunciarci per sempre, non solo per i prossimi tre anni come previsto nell’ultima manovra. «Sono una cosa di cui non andare orgogliosi - è l’opinione del ministro - non è da Paese civile l’avanzamento in base al tempo e non al merito. Dobbiamo avere il coraggio di colmare questa lacuna». Quel che serve - conclude «è la valorizzazione della professionalità degli insegnanti». Parole che tutti i sindacati hanno contestato.
Dovrà cambiare radicalmente il sistema di reclutamento dei prof. Tramontate definitivamente le Siss, le scuole di specializzazione, chi vorrà insegnare dovrà svolgere un periodo di tirocinio direttamente in classe per imparare il mestiere nella pratica. E, poi, accesso limitato e programmato alla professione, con un numero di nuovi docenti deciso in base al fabbisogno reale del sistema scolastico. Lauree specifiche a numero chiuso per ciascuna classe di abilitazione, con una migliore e certificata preparazione in inglese e nuove tecnologie. Tutti avranno una formazione per l’insegnamento ai disabili.
Per insegnare nella scuola dell’infanzia e nella primaria, in particolare, si dovrà avere una laurea di cinque anni a numero programmato con prova di accesso che permetterà di ottenrre l`abilitazione per queste scuole. Lo stesso per le scuole secondarie e l’anno di tirocinio prevede 475 ore a scuola di cui almeno 75 dedicate alla disabilità.
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