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La Stampa: Troppe ore inutili tra i banchi

L’Ocse: “Gli italiani stanno in classe più dei colleghi europei, ma sono meno preparati”

09/09/2009
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La Stampa

FLAVIA AMABILE

«Né lodi né controlli I professori sono abbandonati a loro stessi»

«La crescita è in linea con la media dei Paesi più avanzati»

La Caritas: è boom degli alunni stranieri

ROMA

Meno studenti nelle scuole italiane, dall’infanzia alle superiori, per questo anno scolastico. A diminuire sono gli alunni italiani, mentre gli stranieri aumentano. Sono le proiezioni che emergono dal dossier Caritas sull’immigrazione: gli studenti sarebbero 10 mila in meno rispetto al 2007/08 (quando erano 8,95 milioni), ma ragazzi e ragazze immigrati salgono a +56 mila.Ma quanto tempo rimangono a scuola gli studenti italiani? E soprattutto che cosa fanno, visti i risultati? Sembra di vederli gli esperti dell’Ocse che hanno redatto il rapporto «Education at a glance 2009», presentato ieri a Parigi. Andreas Schleicher, esperto dell’Organizzazione, ha sintetizzato quella nel nostro Paese come una «situazione a luci e ombre», in altre parole «un’anomalia». I professori sono abbandonati: che si impegnino al massimo o non facciano nulla, non cambia molto per loro, nessuno li valuta.

Il ministro dell’Istruzione non si è lasciata sfuggire l’occasione per commentare. «I risultati Ocse evidenziano alcune criticità del sistema scolastico italiano che ho più volte segnalato. In particolare non è più rinviabile l’introduzione di meccanismi che valutino il lavoro degli insegnanti».

Secondo il rapporto, aggiornato al 2007, il 55% dei prof italiani non riceve alcun tipo di riscontro, positivo o negativo, sul lavoro svolto. Vengono pagati poco (40 mila dollari l’anno, pari a 28 mila euro) contro i 60 mila della Svizzera e i 50 mila della Germania. Nonostante i risultati insoddisfacenti raggiunti dagli studenti nei test internazionali come l’Ocse-Pisa, in Italia si sta tanto in classe, una media di 8 mila ore nelle classi fino a 14 anni, contro 6862 ore di media negli altri Paesi Ocse. Solo gli studenti cileni restano a scuola di più. E che cosa studiano? Il 21% dell’orario viene dedicato alle materie letterarie (contro una media Ocse del 16%) e il 9% alle scienze (in questo caso la media è pari a quasi il doppio, il 16%).

L’Italia spende 8263 dollari l’anno per studente (dati 2006) contro una media Ocse di 8857 dollari. «Il problema dell’Italia non è che spende poco nella scuola, anzi spende più della media Ocse su vari aspetti, ma i soldi finanziano le dimensioni delle classi più che un migliore insegnamento», spiega Schleicher.

Del tutto anomalo il numero di persone che gravitano intorno agli istituti. In Italia ci sono 156,4 addetti per ogni 1000 studenti, contro i 90,5 della Francia, la media Ocse del 116,3 e la media Ue di 125.

Accanto a questi dati negativi, l’Ocse registra un positivo incremento di quasi il 6% degli studenti che raggiungono la laurea o un diploma di specializzazione, in linea con l’Ocse. Altro dato positivo: i guadagni extra dei laureati, che sono i secondi al mondo dopo gli Usa. Se negli Usa un laureato maschio guadagna, rispetto a un non laureato, 367 mila dollari in più nell’arco della vita lavorativa, in Italia ne guadagna 322 mila.

Secondo il ministro Gelmini, «solo attraverso l’introduzione di sistemi di valutazione e legando gli avanzamenti di carriera al merito sarà possibile migliorare la scuola. La ricerca dimostra che non sempre la qualità è legata alla quantità delle ore di lezione e alla quantità di risorse».

Non hanno dubbi i sindacati: «l’Ocse ribadisce - afferma Mimmo Pantaleo, segretario della Flc-Cgil - che è strategico investire in istruzione per battere la crisi. In Italia si fanno scelte diverse, tagliando 8 miliardi e 140 mila posti di lavoro nella scuola, 1,5 miliardi nell’università e ridimensionando la ricerca. Il rapporto dovrebbe consigliare un radicale cambiamento rispetto alla scelta di distruggere la scuola pubblica».

Tre le richieste del segretario di Uil-Scuola, Massimo Di Menna, le risorse per la qualità della scuola pubblica. Per il riconoscimento del merito, poi, entro dicembre si deve chiudere il contratto triennale 2010-2012. Il governo inoltre dovrebbe sostenere l’Istituto di valutazione Invalsi, con un sistema di valutazione indipendente.

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