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La Stampa: Test e Invalsi. Ora è scontro sulla maturità

La Gelmini: li introdurremo nel 2012

21/06/2010
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La Stampa

FLAVIA AMABILE

ROMA

Potrebbe essere ancora diversa la prossima maturità. Dal 2012 il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini vuole introdurre i test Invalsi anche per la prova definitiva della scuola secondaria. Entrati a regime da quest’anno nelle scuole medie con grande soddisfazione del ministro che li considera «strumenti oggettivi di valutazione», dal prossimo anno potrebbero entrare a far parte dell’esame di maturità. Tutto dipende dalla capacità del ministero e dell’Invalsi, l’istituto di valutazione che mette a punto i test, di rispettare i tempi necessari.

Il ministro annuncia anche che dal prossimo anno «alcune materie saranno insegnate in inglese» nelle scuole superiori italiane». Un cambiamento che è già legge, precisa, e che permetterà di aprire «ancora di più il nostro sistema scolastico allo scenario internazionale anche perchè non possiamo rassegnarci a veder scendere la nostra scuola nelle classifiche dell’Ocse». Il passo sucessivo - prosegue - è l’introduzione di un sistema di valutazione efficace nel sistema della scuola superiore».

A dire il vero, una prova basata su domande esiste già all’interno della maturità, è quella che viene definita la «terza prova», realizzata dopo i primi due scritti, ma ai ragazzi viene chiesto di rispondere a quiz preparati dalle commissioni, quindi sono diverse da scuola a scuola. Il test Invalsi, invece, sarà - come già accade in terza media - unico per tutte le scuole e, secondo il progetto del ministro Gelmini andrà ad aggiungersi alla terza prova, «e si tratterà di test a risposta multipla».

Scelta difficile che risulterà poco gradita all’interno delle scuole agli studenti e ai loro genitori, come già si è visto in questi giorni. «Va tutto bene, ed è positivo introdurre elementi di valutazione che possano essere parametrati alla realtà europea», commenta Davide Guarneri, presidente dell’Age, l’associazione italiana genitori. Il problema è un altro, l’eventualità che il test possa entrare nella media finale come avviene per l’esame di terza media. «Non è possibile che entri nella valutazione numerica, è ingiusto inficiare un intero percorso di lavoro per lo stress di un giorno o per le mille variabili di un test. La classe può non aver svolto per intero il programma per un problema legato ai professori o per tante altre cause: non si può per questo abbassare la media di ragazzi che normalmente sono brillanti. Anche perché il voto finale della maturità serve per entrar enel mondo del lavoro o in quello delle università. E’ necessario che le commissioni abbiano elementi di flessibilità nella valutazione complessiva».

Per gli studenti parla Sofia Sabatino, portavoce della Rete degli studenti medi che considera l’idea una delle «tante proposte populiste di finto merito». Dal suo punto di vista, infatti, «per uniformarsi agli standard europei non si può partire da un test a risposta multipla agli esami di maturità, bisognerebbe prima di tutto investire sull’istruzione e non tagliare 8 miliardi di euro in tre anni come invece sta avvenendo».

Non del tutto convinta anche Manuela Ghizzoni, deputato del Pd, componente della commissione Cultura della Camera, Manuela Ghizzoni che chiede che «la valutazione della maturità degli studenti debba rimanere legata ad uno sguardo generale che tenga conto dell'impegno profuso e dei progressi conseguiti nello studio delle discipline nel corso degli anni. Sarebbe auspicabile che i test a risposta multipla di cui parla la Gelmini non si risolvano in quella strana mattanza prodotta dai quiz di ingresso ai corsi di laurea a numero chiuso».

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